Elenco di 11 paesi europei che si oppongono a Meta utilizzando i dati degli utenti per addestrare la propria intelligenza artificiale

Elenco di 11 paesi europei che si oppongono a Meta utilizzando i dati degli utenti per addestrare la propria intelligenza artificiale
Elenco di 11 paesi europei che si oppongono a Meta utilizzando i dati degli utenti per addestrare la propria intelligenza artificiale

A partire dal 26 giugno, Meta utilizzerà i post degli utenti su Instagram e Facebook per addestrare la sua intelligenza artificiale. (REUTERS/Dado Ruvic/Illustration/File Photo)

Meta ha causato molte polemiche in Europa con il suo recente aggiornamento della politica sulla privacy. A partire dal 26 giugno 2024, l’azienda inizierà a utilizzare i dati personali degli utenti, raccolti a partire dal 2007, per addestrare la propria tecnologia di intelligenza artificiale. Questa decisione ha scatenato un’ondata di critiche e azioni legali in tutto il continente, con organizzazioni per la privacy e utenti preoccupati per le implicazioni di questo cambiamento.

L’organizzazione austriaca per la tutela della privacy Noyb (None Of Your Business), guidata da Max Schrems, è stata una delle voci più critiche contro l’azienda e ha presentato reclami formali alle autorità di protezione dei dati di 11 paesi europei: Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Italia, Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia e Spagna.

Queste denunce sostengono che Meta sta violando le norme europee sulla protezione dei dati (GDPR) non richiedendo il consenso esplicito agli utenti per l’utilizzo dei loro dati.

In Spagna, l’Organizzazione dei Consumatori e degli Utenti (OCU) aveva già presentato il 31 maggio un reclamo all’Agenzia spagnola per la protezione dei dati (AEPD), anticipando il provvedimento. La OCU, come Noyb, sostiene che Meta avrebbe dovuto chiedere agli utenti un permesso esplicito invece di costringerli a passare attraverso un complesso processo di rinuncia se vogliono che i loro dati non vengano utilizzati.

A partire dal 26 giugno Meta utilizzerà i post degli utenti su Instagram e Facebook per addestrare la propria intelligenza artificiale. (REUTERS/Dado Ruvic/Illustrazione/Foto d’archivio)

Meta si difende facendo affidamento su un “interesse legittimo” a utilizzare i dati degli utenti nella sua tecnologia AI. Tuttaviaquesta argomentazione è stata precedentemente respinta dalla Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) nel contesto dell’uso dei dati personali a fini pubblicitari.

Noyb sostiene che utilizzare questo argomento per uno scopo ancora più ampio e aggressivo è ugualmente non valido.

Max Schrems ha criticato aspramente la posizione di Meta, sottolineando che “Meta sta sostanzialmente dicendo che può utilizzare ‘qualsiasi dato da qualsiasi fonte per qualsiasi scopo e renderlo disponibile a chiunque nel mondo’, purché ciò avvenga attraverso ‘la tecnologia dei dati’. ‘. Questo è chiaramente l’opposto del rispetto del GDPR”.

Inoltre, sottolinea che la mancanza di specificità su come verranno utilizzati i dati e su chi avrà accesso ad essi è particolarmente preoccupante, poiché apre la porta a un utilizzo potenzialmente illimitato e abusivo dei dati personali di circa 4 miliardi di utenti Meta.

A partire dal 26 giugno Meta utilizzerà i post degli utenti su Instagram e Facebook per addestrare la propria intelligenza artificiale. (REUTERS/DadoRuvic/Illustratio)

Considerata l’imminente attuazione di queste politiche il 26 giugno, Noyb ha richiesto una “procedura urgente” ai sensi dell’articolo 66 del GDPR. Questa procedura consente alle autorità di protezione dei dati di emettere sospensioni preliminari in situazioni critiche e prendere decisioni a livello UE attraverso il Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB).

Il commissario irlandese per la protezione dei dati (DPC), che è il principale regolatore di Meta nell’UE, è stato accusato di aver stretto “accordi illegali” con Meta che consentono l’elusione del GDPR. In passato questi accordi hanno comportato sanzioni significative nei confronti di Meta dopo l’intervento dell’EDPB. Schrems ha espresso frustrazione nei confronti del DPC, suggerendo che “sembra che la nuova amministrazione DPC continui a concludere accordi illegali con le grandi aziende tecnologiche statunitensi”.

Un’altra critica ricorrente riguarda il processo che Meta ha progettato in modo che gli utenti possano rinunciare all’utilizzo dei propri dati. Invece di richiedere un consenso chiaro e diretto (opt-in), l’azienda ha implementato un processo di opt-out descritto come complicato e poco chiaro.

A partire dal 26 giugno Meta utilizzerà i post degli utenti su Instagram e Facebook per addestrare la propria intelligenza artificiale. (REUTERS/Francis Mascarenhas/Foto d’archivio)

Questo processo richiede agli utenti di compilare un modulo di opposizione, che avrebbe potuto essere semplice, ma Meta ha introdotto numerosi ostacoli e distrazioni per scoraggiare l’opposizione.

Noyb ha condotto un’analisi tecnica del processo di opt-out e ha scoperto che l’azienda richiede addirittura agli utenti di accedere per visualizzare una pagina che dovrebbe essere pubblica, aggiungendo ulteriori difficoltà. Schrems riassume la situazione affermando che “attribuire la responsabilità all’utente è del tutto assurdo. La legge richiede che Meta ottenga il consenso opt-in, non fornisca un modulo di opt-out nascosto e fuorviante.

 
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