Geni e sopravvissuti: cinque documentari da vedere in vacanza

Jim Henson Era un genio, non c’è dubbio. Anche Roger Federer. Nelle marionette e sui campi da tennis. In televisione e negli spazi aperti più brillanti. Ognuno nella propria disciplina andava oltre il comune e il selvaggio.

Non sappiamo se Taylor Swift lo sia, ma ha lo status di fenomeno. Ed è chiaro che Barbie, la bambola più famosa del pianeta, stia vivendo un momento di gloria dopo il film del 2023.

In questo campo di grandi personaggi e invenzioni, il caso dei quattro bambini salvati nell’Amazzonia colombiana è l’altra faccia della condizione umana. È tragedia e poi gioia, ma ha in comune con quanto sopra lo spirito di combattimento e di sfida alle avversità.

Questa è una guida a cinque documentari sull’argomento:

1.- Jim Henson: L’uomo e le idee, Disney+: Non è la prima volta che il regista Ron Howard (Apollo 13) si cimenta nel campo dei documentari (ne ha realizzati otto), ma questo è uno di quelli belli, uno di quelli che non scendono a compromessi. Esplora la breve, sorprendente e movimentata vita di Jim Henson (1936-1990), l’uomo che creò i Muppets e che morì all’età di 53 anni a causa di un’infezione polmonare batterica. Ci sono testimonianze dei suoi figli (lavoravano tutti con lui), della sua ex moglie, del suo fedele collaboratore Frank Oz (lui dava la voce a Miss Piggy, mentre Henson era Kermit the Frog o Kermit the Frog) e perfino di Jennifer Connelly, che a 16 ha recitato in Labyrinth, uno dei film cult di Henson.

Guardando il film si capisce che la sua esistenza fu breve: Henson era così maniaco del lavoro e creativo che la sua luce non sarebbe durata a lungo. Come Mozart. Tra i successi del documentario spicca l’accesso ai suoi taccuini e anche ai dischi televisivi pre-Muppets, pre-Sesame Street.

Jim Henson: The Man and the Ideas (2024), di Ron Howard, copre la vita del creatore di The Muppets.

2.- Barbie nera, Netflix: Lagueria Davis, la regista di questo documentario, ha 46 anni e ha sempre odiato le bambole. Probabilmente andando contro il proprio istinto ha voluto esorcizzare quel disprezzo atavico, addentrarsi in un terreno più armonioso e, nello specifico, finire per realizzare un film sull’origine della Barbie nera, disegnata nel 1980 da Kitty Black Perkins.

Ma Davis ha anche la scusa che sua zia è stata una delle prime donne di colore a lavorare alla Mattel, conoscendo lo status interno dell’azienda fondata da Ruth ed Elliot Handler nel 1945. La testimonianza di questa donna, Beulah Mae Mitchell, è la asse che muove il documentario, raccontando più o meno come l’azienda si è aperta ai tempi nuovi. Sebbene la Mattel non sia tra i produttori del film, si potrebbe dire che la storia è attenta a non lasciare nessuno gravemente ferito o tranciato.

Shonda Rhimes, la creatrice di Grey’s Anatomy, è una delle produttrici di Black Barbie (2023).

3.- Cattivo sangue: Taylor Swift contro. Scott Braun, Max: Questo documentario in due parti ha il vantaggio di poter raccontare la stessa storia da due punti di vista diversi. In questo caso in due episodi da 50 minuti con versioni della cantante e cantautrice Taylor Swift e dell’imprenditore musicale Scooter Braun per la proprietà dei master dei suoi primi sei album.

L’episodio era ben noto ed è noto che dopo aver venduto questo catalogo alla Braun, la Swift dovette registrare nuovamente i suoi primi sei album. Il capitolo dedicato a Swift sottolinea come la cantante sia diventata una sorta di vittima dell’industria dal minuto zero, a partire da quando Kanye West irruppe sul palco degli MTV Awards per dirle che non meritava alcun premio e che Beyoncé era mille volte migliore . Poi le sue faide con Justin Bieber, Kathy Perry e persino Joe Jonas si intensificarono.

Nella parte dedicata a Scott Braun ci viene detto che in realtà Taylor non perse quanto si crede e che suo padre si prese una buona percentuale delle vendite dei dischi di Braun. Naturalmente, ci sono molte minacce rabbiose da parte dei fan di Swift, o “swifties”, a Braun.

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Cattivo sangue: Taylor Swift contro. Scott Braun (2024), di Kate Siney, è diviso in due parti e presenta i punti di vista contrastanti del cantante e dell’imprenditore musicale.

4.- Federer: Gli Ultimi Dodici Giorni, Prime Video: È confortante vedere Roger Federer, uno dei più grandi tennisti di tutti i tempi, nella tua cerchia più ristretta. Spesso definito macchina, robot o imperturbabile (“non sbaglia quando gioca”, dice Chino Ríos), il tennista svizzero appare qui particolarmente aperto, sensibile, disposto al dialogo, alla chiusura. Probabilmente è perché sono i suoi ultimi giorni da tennista e sta per ritirarsi.

Ma comunque vada, il film riesce a penetrare nella pelle dell’uomo che ha vinto più volte Wimbledon e che si è sempre distinto per la sua cavalleria nei tornei. “Non è proprio la mia personalità”, dice quando gli viene chiesto perché non mostrasse più aggressività o rabbia quando le cose non andavano bene in campo.

Come dice il titolo, il film di Asif Kapadia e Joe Sabia parla degli ultimi momenti e del momento della pensione. È quello più emozionante soprattutto se le parole di addio arrivano da Rafael Nadal, grande amico fuori dal campo da tennis e con cui si è confrontato 40 volte.

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Federer: The Last Twelve Days (2024), di Asif Kapadia e Joe Sabia, approfondisce i giorni prima del ritiro definitivo del tennista svizzero.

5.- Perduti in Amazzonia: il salvataggio che ha sconvolto il mondo, Max: Il 1 maggio 2023 alle 6 ore e 42 minuti del mattino, un piccolo aereo si è schiantato nella giungla colombiana, lasciando solo quattro bambini sopravvissuti. I tre adulti rimasti sono morti.

Questo episodio di risonanza mediatica mondiale, un po’ come il caso dei minatori cileni salvati nel 2010, è quanto registrato nel documentario di Cristina Nieto e Jaime Escallón. Ci sono le testimonianze dei parenti dei bambini Lesly, Soleiny, Mucuty e Christine, interviste a giornalisti, autorità e soldati. Tutti raccontano la complessa esperienza di ricerca, di fronte alla densità dell’Amazzonia colombiana e al difficile rapporto dell’esercito di quel paese con le popolazioni indigene della zona.

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Lost in the Amazon: The Rescue that Shocked the World (2024), di Cristina Nieto e Jaime Escallón, approfondisce il salvataggio di quattro bambini dopo che il loro aereo si è schiantato nella giungla.
 
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