An American Saga’, il western definitivo di Kevin Costner, ha un ‘Capitolo 1’ più austero che epico ma promette un viaggio emozionante

An American Saga’, il western definitivo di Kevin Costner, ha un ‘Capitolo 1’ più austero che epico ma promette un viaggio emozionante
An American Saga’, il western definitivo di Kevin Costner, ha un ‘Capitolo 1’ più austero che epico ma promette un viaggio emozionante

La prima delle quattro puntate è un investimento deludente, anche se è in vista una grande ricompensa

Il rapporto di Kevin Costner con il genere western è una testimonianza della sua passione per l’essenza americana e nel suo recente progetto, “Horizon: An American Saga”, ha portato il suo impegno per il genere nel regno di un creatore pazzo, invertendo il suo risparmi a cui dare vita una storia epica iniziata con un timido primo capitolo che chiude il suo rapporto con la frontiera fin dai suoi esordi in ‘Silverado’, che ha finito per racchiudere l’intero spettro dello spirito di Hawks e Ford nel corso della loro carriera.

Ciò segnò l’ingresso in scena di Costner, dimostrando la sua capacità di competere con attori esperti. Il suo debutto dietro la macchina da presa, “Balla coi lupi”, è stato un momento cruciale della sua carriera, in cui ha dimostrato la sua capacità di dirigere e recitare in un film che ha ridefinito il genere per il pubblico moderno, incassando più di 400 milioni di dollari tra tutti e tre. vincendo 7 Oscar, tra cui miglior film e miglior regiaconsolidando il suo posto nella storia del cinema con la sua rappresentazione delle culture dei nativi americani.

In “Wyatt Earp” Costner è entrato nei panni della figura leggendaria con un ritratto ricco di sfumature che ha approfondito la vita di Earp oltre la famigerata sparatoria a OK Corral. E qualcos’altro è passato inosservato’Campo aperto‘, anche questa volta diretto da colui che Potrebbe essere l’epilogo di quello, con un ex uomo armato costretto ad affrontare il suo passato. Un titolo che non smette di crescere nel corso degli anni e che ha mostrato un autore che ruota attorno all’individualismo e all’eroismo, e che è stato ripreso in televisione un decennio dopo, nella miniserie ‘Hatfields & McCoys’.

Costner ha guidato il cast nella ricreazione della famigerata faida familiare che sembrava prepararlo per il suo ritratto di John Dutton, un allevatore che lotta per proteggere la sua terra nella serie neo-western “Yellowstone”, che ha restituito il genere alla televisione di prestigio. , dimostrando che la sua influenza si estende oltre il grande schermo. Questa rinascita incaricò l’attore di portare la fiamma delle selle, anche in variazioni come ‘I banditi‘ (2019) o ‘Lascialo andare‘ (2020) che hanno mostrato la loro dedizione nel preservare la rilevanza del genere nel 21° secolo.

L’ultimo regista con stivali e cappello

Sembra che con ‘Horizon: An American Saga’ (2024) il regista cerchi di rendere l’esperienza occidentale definitiva, quasi come se fosse un vecchio serial, il suo piano è quello di realizzare un’opera epica in più parti per esplorare l’espansione del Il West americano prima e dopo la guerra civile. Con un’accoglienza un po’ tiepida a Cannes, Questo primo capitolo sembra un piccolo antipasto di tutto ciò che verràe infatti alla fine include una sorta di trailer-riassunto del prossimo episodio.

Niente che non abbiamo visto in qualche modo nelle simpatiche scene post-crediti dei film di supereroi, ma è una chiusura che mostra il problema più grande di questo approccio alla saga: non ha climax. Poiché non ha una struttura propria, né un crescendo di emozioni né una coesione come “episodio” al di là del primo atto (di quattro) che ci presenta un gran numero di personaggi, situazioni e territori, una passeggiata attraverso la tela su cui Costner, supportato da Jon Baird, ha scritto la mastodontica sceneggiatura dei quattro capitoli.

Questa mancanza di inerzia tradizionale ha portato a paragoni con una serie televisiva, il che non è molto corretto (o accurato), dal momento che Nello sviluppo di piccoli schizzi e sottotrame, non segue un formato episodico., ma piuttosto va dritto, a salti ed ellissi di tempo indeterminato e con un’informazione che si dipana come una grande opera epica, che raramente i format televisivi adottano. Sì, può essere imputato a una fatturazione inferiore a quella che potrebbe richiedere un lavoro del genere, ma la modestia non è esclusiva delle serie televisive (al contrario, oggi).

Un investimento che promette ricompensa

Notevole un grande sforzo nella direzione artistica, nell’ambientazione, nei costumi e nelle location, ma mancano anche la messa in scena e, soprattutto, la fotografia, dove la macchina fotografica digitale rovina parte dell’incantesimo di un viaggio nel passato, e come in esempi come ‘Bone Tomahawk’, risulta in una texture allergica al genere, o viceversa, che mal funziona con le viste panoramiche, i tramonti e le grandi ambizioni visive legate al genere, un’ottica velenosa per sentire le emozioni trasmesse dalla sua colonna sonora classica.

Il risultato è comunque competente e funzionale, tanto da coinvolgerci nel racconto, consumando i minuti in modo agile e dimostrando che il classicismo narrativo continua a funzionare e permette allo spettatore di perdersi tra i personaggi, i conflitti paralleli, il progressivo condensarsi di eventi che portano a violenze e sparatorie destinate a peggiorare. Lo sfondo della guerra indica una colonizzazione selvaggia e ciò che verrà promette più di quanto un piatto introduttivo lascia intravedere.

Ma nonostante la sensazione deludente (soprattutto se hai “Open Range” nelle vicinanze) alla fine delle tre ore, l’unica cosa che desideri è continuare a vedere cosa succede in questo mondo, e il retrogusto è che questo primo viaggio è un investimentocome le prime 300 pagine del libro ‘Apocalisse’ di Stephen King, verso una storia su scala più ampia e forse qui sembra più che mai quell’altro western che di solito non è incluso nei suoi film western, ‘Messaggero del futuro’con la quale condivide una nobile serenità, una purezza di sentimenti associata alla percezione culturale più ingenua, ben intenzionata e confortevole del West americano.

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