stufo era più forte della paura

Il candidato peronista Sergio Massa è apparso prima del previsto per riconoscere la sua sconfitta: l'”anarcocapitalista” Javier Milei è il nuovo presidente eletto dell’Argentina e l’ha ottenuto al secondo turno con un ampio margine di 12 p.alcuni (56% contro 44%). Ancora una volta i sondaggi hanno fallito. Se nel girone d’andata si era pronosticato che Milei sarebbe stata la favorita, cosa che non si è concretizzata, nel girone di ritorno di questa domenica ci si aspettava un pareggio virtuale che non si è verificato. Ciò che è stato imposto è il rifiuto di uno sforzo governativo che ha portato l’Argentina ad una delle sue crisi economiche più gravi.

Massa ha tenuto ai suoi un discorso dai toni e dai contenuti concilianti, anticipando quello che sarà senza dubbio un passaggio di governo delicato: dal male noto che è il peronismo con l’accento posto sul kirchnerismo degli ultimi anni, a un “antigoverno “sistema modello” che, secondo le parole di Milei, mira a “dinamizzare” lo Stato “onnipresente”. Con un’inflazione dilagante, di cui è responsabile Massa, ministro dell’Economia nel governo di Alberto Fernández, e un tasso di povertà che colpisce due argentini su cinque, il voto di punizione era prevedibile. Ora, per fare questo era necessario votare per un candidato imprevedibile che finora ha sostenuto molti degli errori del populismo di estrema destra. Massa ha invocato la paura di ciò che potrebbe accadere, ma la stanchezza della maggioranza degli argentini ha prevalso.

In linea con Donald Trump e Jair Bolsonaro, nel tratto finale della sua campagna Milei ha insistito nel temere di essere vittima di una “frode colossale”, sollevando, senza alcuna prova, lo spettro di un pugno se non avesse vinto questo secondo giro. Ha ripetuto il copione dell’ex presidente americano quando ha perso alle urne contro Joe Biden. Copione che l’ex presidente brasiliano ha utilizzato anche contro l’attuale presidente Lula Da Silva. È evidente che la notte della sua vittoria Milei non aveva bisogno di usare quel discorso che alimenta le teorie del complotto quando i populisti sono sconvolti dalla sconfitta. Lo stesso Massa ha sottolineato che, se qualcosa è stato dimostrato la notte delle elezioni, sono stati i meccanismi della democrazia a metterlo fuori gioco.

Era già troppo tardi per Massa, circondato dal proprio fallimento economico e minato da un partito afflitto da casi di corruzione. La sua incompetenza e l’erosione di una formula, quella peronista – che ha sempre avuto la capacità di risorgere dopo i suoi clamorosi fallimenti – hanno contribuito non poco all’ascesa di una figura come Milei, sostenuta dal 56% della popolazione che, insoddisfatta della deriva di un paese indebitato e impoverito, rischia di avere un carattere erratico senza esperienza esecutiva nel governare piuttosto che continuare con lo stesso.

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Quando finalmente il leader di Libertad Avanza si è presentato davanti ai suoi sostenitori esultanti, ha usato un tono pacato che non aveva nulla a che vedere con le dure prestazioni della sua campagna che gli hanno dato così buoni risultati. Non ha perso tempo nel ringraziare l’appoggio che gli hanno dato Mauricio Macri e Patricia Bullrich, lasciando da parte le riserve che avevano nei confronti di questa “dinamite” per fermare il peronismo. Senza dubbio i maggiori esponenti della destra centrista giocheranno un ruolo importante nel consigliare un neofita che, cavalcando l’onda populista, ha fatto saltare i canali del liberalismo da manuale. Nel suo discorso di vittoria

Milei si è autoproclamato “liberale libertario”, ma non è vero che tutti i liberali siano libertari né tutti i libertari siano liberali.

In una manifestazione tenutasi in Spagna, in cui il neoeletto presidente dell’Argentina ha offerto il suo sostegno incondizionato a Santiago Abascal, leader del partito di estrema destra Vox, Milei ha gridato: “Questo non è per i tiepidi”. E così tanto. Gli argentini stanno per intraprendere un altro esperimento politico per evitare il precipizio.

 
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