Giornata mondiale della pesca. Mons. Arellano: “Lavoro dignitoso che merita un ambiente sano”

Giornata mondiale della pesca. Mons. Arellano: “Lavoro dignitoso che merita un ambiente sano”
Giornata mondiale della pesca. Mons. Arellano: “Lavoro dignitoso che merita un ambiente sano”

In occasione della Giornata Mondiale della Pesca 2023, l’Osservatore Permanente della Santa Sede presso la FAO, l’IFAD e il WFP interviene per presentare “Il ruolo dei porti nel garantire la sostenibilità sociale della pesca” assicurando che è necessaria una conversione ecologica che richiede moralmente l’attuazione di tutte le misure affinché la tutela delle persone e dell’ambiente sia posta al centro dell’attività di pesca.

Mireia Bonilla – Città del Vaticano

Questa mattina, in occasione della Giornata Mondiale della Pesca, che si celebra ogni anno dal 1998, l’Osservatore Permanente della Santa Sede presso la FAO, l’IFAD e il PAM, Mons. Fernando Chica Arellano, ha sottolineato l’importanza che il settore marittimo riveste per la vita umana. La prima immagine che ha voluto evidenziare è quella del “porto” come “luogo di rifugio per sbarcare in caso di tempesta”, luogo “da cui si salpa alla scoperta del nuovo” e come luogo “di incontro, attesa, consiglio e informazione”.

Ha infatti sottolineato che i porti sono sempre più centri multiculturali di scambio e di dialogo, “dove le relazioni umane e commerciali contribuiscono alla crescita economica e sociale di un Paese, nonché alla sicurezza alimentare nazionale”. In questo senso, assicura che la Santa Sede è sempre stata dalla parte dei pescatori, “soprattutto di quelli meno fortunati, cercando che tutti godano del diritto fondamentale a un lavoro dignitoso e dignitoso e a godere di un ambiente sano, pulito e sostenibile”.

Arellano ricorda gli accordi contro la “pesca illegale”

L’Osservatore Permanente della Santa Sede elogia gli strumenti giuridici conclusi sotto gli auspici della Fao, come l’Accordo sulle misure dello Stato di approdo (PSMA) “che costituiscono un contributo rilevante nella lotta contro la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (IUU)” spiega e ricorda che tali norme “contribuiscono anche a creare nuovi modelli di pesca che garantiscano la qualità delle catture, il rispetto dell’ambiente, nonché lo sviluppo equo di questo importante settore”.

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La richiesta del Papa di realizzare una “conversione ecologica”

Di fronte a queste numerose sfide, mons. Arellano ricorda che Papa Francesco ha sottolineato senza mezzi termini “la necessità di unaconversione ecologica”” che obbliga moralmente, prima ancora che giuridicamente, “ad attuare tutte quelle misure che la comunità internazionale ha negoziato nel tempo e adottato affinché la tutela delle persone e dell’ambiente sia posta al centro dell’attività di pesca”.

Secondo Arellano, questa conversione “richiede l’attuazione di una strategia aziendale di responsabilità sociale” in cui la solidarietà prevalga sul profitto, poiché – sottolinea – “un’etica rispettosa di persone ci permetterà anche di valorizzare il bene di chi lavora nei porti, prestando attenzione ai loro reali bisogni, che possono essere risolti più facilmente quando l’umanità è vista come un’unica famiglia, nella quale siamo tutti fratelli e responsabili gli uni degli altri .

La grande opera dell’Apostolato del Mare “Stella Maris”.

Infine, Mons. Arellano ha voluto evidenziare l’operato di Stella Maris, Apostolato del Mare, che è un’organizzazione internazionale della Chiesa cattolica il cui obiettivo è fornire ai marittimi l’assistenza umano-spirituale di cui potrebbero aver bisogno per il loro benessere durante la loro permanenza in porto. Si tratta di “cappellani, religiosi e religiose, agenti pastorali e volontari, che si impegnano a fornire assistenza umana e spirituale a coloro che giungono nei porti per motivi di lavoro o di transito, alzando la voce affinché il loro benessere aumenti”, spiega il Vescovo. Fernando Chica Arellano.

Sottolinea la sua preghiera finale a Dio, Porto sicuro in mezzo alle tempeste, per “proteggere chi lavora nel settore della pesca e permettere ai leader politici, sociali ed economici di avere uno sguardo materno, accogliente e protettivo su chi solca i mari e delle loro famiglie che li aspettano”.

 
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