La battaglia di Diên Biên Phu segna la fine della presenza francese in Indocina

La battaglia di Diên Biên Phu segna la fine della presenza francese in Indocina
La battaglia di Diên Biên Phu segna la fine della presenza francese in Indocina

Fondata nel 1887, l’Indocina francese riunisce le regioni colonizzate dalla Francia a partire dal 1858. Laos, Cambogia, così come Annam, Tonchino e Cocincina, che oggi corrispondono al Sud, al Nord e al Centro del Vietnam, sono uniti in una federazione di colonie che Costituirà uno dei pilastri del potere mondiale e coloniale della Francia per quasi settant’anni. Ma durante la seconda guerra mondiale, l’influenza della Francia viene messa in discussione poiché il Giappone stabilisce un protettorato in Indocina e allestisce diverse basi militari. I movimenti nazionalisti si consolidarono, portando nel 1941 alla fondazione del Viet Minh, un’organizzazione politica e paramilitare che rivendicava il comunismo ed era vicina all’URSS di Stalin, il cui obiettivo era l’indipendenza del Vietnam.

Il 2 settembre 1945, dopo la capitolazione del Giappone, Hô Chi Minh, fondatore del Partito Comunista del Vietnam e del Viet Minh, proclamò l’indipendenza della Repubblica Democratica del Vietnam. Ma la Francia rifiuta di abbandonare una delle sue principali enclavi coloniali e pianifica il ritorno delle sue truppe. Il 23 novembre 1946 l’esercito francese bombardò la città portuale di Haiphong, uccidendo 6.000 vietnamiti. È l’inizio di una guerra durata otto anni nella quale l’imperialismo francese si impantanerà. Mentre la rivoluzione cinese del 1949 rivitalizza la lotta dei popoli colonizzati, per la Francia, e poi per gli Stati Uniti, non è più solo una lotta per la riconquista coloniale, ma anche una lotta contro il comunismo: l’Indocina diventa uno dei fronti della ” libertà” contro il pericolo rosso.

Il 7 maggio 1954, dopo una battaglia durata 56 giorni in cui morirono 3.000 soldati francesi e 10.000 vietnamiti, l’esercito francese fu sconfitto a Dien Bien Phu. È la fine di una guerra per la decolonizzazione considerata una delle più violente del XX secolo, eppure dimenticata nella memoria. Così, se molti conoscono il massacro di My Lai del 1968, durante il quale 500 abitanti del villaggio furono brutalmente assassinati dai soldati americani, pochi conoscono i nomi My Thuy e My Trach. Tuttavia, il popolo vietnamita non aspettò che gli Stati Uniti sperimentassero violenza e orrore: il 29 novembre 1947, un battaglione di soldati francesi incendiò le case della città di My Trach, uccidendo 310 persone; Un anno dopo, è il villaggio di My Thuy ad essere teatro di una vera e propria carneficina, durante la quale 526 vietnamiti vengono uccisi dalla marina e dall’aviazione.

Dopo la guerra d’Indocina, il Paese è diviso in due, tra il Nord, che diventa la Repubblica Democratica del Vietnam, regime che si proclama comunista sotto l’influenza dell’Unione Sovietica e della Cina, e il Sud, controllato da Ngo Dinh Diem, che instaura un regime autoritario al servizio degli imperialisti. È l’inizio della guerra del Vietnam che lascerà un segno indelebile per la sua brutalità: verranno uccisi 2 milioni di civili vietnamiti, oltre a circa 1,1 milioni di soldati nordvietnamiti, 200.000 soldati sudvietnamiti e 58.000 soldati americani. Tra il 1965 e il 1975, gli Stati Uniti hanno sganciato più di 7,5 milioni di tonnellate di bombe sul Vietnam, il doppio di quelle usate su Europa e Asia durante la Seconda Guerra Mondiale. Tra il 1964 e il 1973, nelle foreste del paese furono versati 80 milioni di litri di Agente Arancio. Questo erbicida estremamente inquinante ha colpito circa il 20% del centro e del sud del Paese ed è responsabile, tra gli altri, di numerosi tumori, malformazioni congenite e problemi respiratori.

In totale, tra il 1945 e il 1975, in Vietnam persero la vita 4 milioni di civili. In questo contesto, l’anniversario della battaglia di Dien Bien Phu risuona soprattutto in un momento in cui il colonialismo e l’imperialismo trasformano Gaza in un inferno. Ci ricorda che se l’imperialismo ha ucciso ieri, lo fa ancora oggi. Ci ricorda anche che l’imperialismo è stato sconfitto. E che nella storia i popoli oppressi e colonizzati finiscono sempre per liberarsi degli imperialismi che li opprimono.

 
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