Università dello Sport: come è cambiato il design delle magliette? Il libro ‘Mi sono vestito di panna’ lo raffigura

Se sei un tifoso, indossa la maglia della tua squadra. calcio rappresenta un senso di appartenenza e identità con il tuo club; Per un collezionista conservare quante più maglie possibile significa possedere un pezzo di storia del calcio. È così che lo considerano Joaquin Vega E Sebastiano Ortegadue dei quindici membri che compongono l’ Associazione Collezionisti di Magliette Universitarie dello Sport (ACCUD)che, nell’ottica di celebrare il Centenario della squadra che amano, hanno realizzato il libro “Mi sono vestita di panna.”

In conversazione con RPPcommentano i soci, si tratta di un libro fotografico che, nelle sue oltre 150 pagine, raccoglie le immagini delle maglie ufficiali, alternative e speciali indossate dai giocatori dell’Universitario nel corso della sua storia.

L’idea di scrivere questo libro è nata un anno fa, ma è stato solo alla fine del 2023 che i membri del ACCUD Si sono incontrati e hanno creato un inventario con tutte le magliette che hanno insieme (tra polo, pantaloncini e accessori ammontano a più di tremila pezzi). Il risultato è un record fisico con molta storia e valore emotivo. “È stato un lavoro interessante perché prima abbiamo visto chi aveva la maglia più vecchia. Poi abbiamo visto se avevamo tutti quelli color crema, quelli alternativi e le edizioni degli ultimi anni», rivela Ortega a proposito del libro che uscirà a luglio e sarà presentato alla FIL Lima 2024.

Record fotografico del libro ‘Mi vestivo di panna’. | Fonte: foto dal libro “Mi sono vestita di panna”

Quali cambiamenti sono evidenti nel design delle t-shirt Universitario?

Colpisce che le prime maglie indossate dai giocatori dell’Universitario de Deportes fossero bianche. Nel libro ‘Mi sono vestita di panna’l’inizio è segnato con quello contro cui si è giocato Atlético Chalaco nel maggio 1925. Era una maglietta bianca, a maniche lunghe, con il collo rotondo e i lacci fino all’altezza del petto. Sul lato sinistro del capo è stato imposto il logo: la classica ‘U’ all’interno di un cerchio in tonalità ciliegia.

Allora la maglietta era spessa e pesante. Nel corso degli anni, il modello ha smesso di avere maniche lunghe per avere maniche corte. Ha variato lo scollo tondo con il colletto a camicia e con lo scollo a ‘V’. I colori ufficiali iniziarono ad essere crema e ciliegia, quest’ultimo soprattutto per i supplenti, la cui prima documentazione fotografica mostra Teodoro ‘Lolo’ Fernández che lo indossava negli anni ’40.

E ci sono magliette che si distinguono dalle altre per il loro design. Ciò divenne evidente a partire dagli anni ’80, quando il materiale dell’indumento smise di essere pesante e diventò più leggero e furono utilizzati tessuti stampati che includevano disegni sublimati.

Sumy Kujon, stilista peruviano e responsabile del design delle maglie dell’Universitario nel 1997 e nel 1998, rivela che in quel periodo il colletto della camicia venne utilizzato nuovamente perché era di moda nel settore calcistico mondiale. “Ho disegnato la maglietta commemorativa per ‘Lolo’ Fernández, il più grande idolo della ‘U’, e mi hanno detto che avrei dovuto avere la sua foto come requisito. Inoltre, i loghi erano grandi ed evidenti; ora sono piccoli e discreti”, confessa il creativo che ha realizzato una maglietta con la foto del capocannoniere stampata sul tessuto.

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Il peso della maglietta

La maglia è quell’oggetto tangibile che ti ricorda la storia che hai vissuto da bambino con il club. Joaquín Vega ricorda con affetto le magliette che iniziarono a circolare negli anni ’90: “A quel tempo iniziò il boom commerciale delle magliette, le marche furono incluse ed erano più elaborate”.[…] Negli anni ’90 esistono magliette molto carine e alcune sono addirittura difficili da trovare”, afferma il socio fondatore dell’associazione ACCUD.

Per la sua parte, Sebastiano Ortega Assicura che la maglia più preziosa che ha è quella che fu disegnata per l’inaugurazione dello stadio Monumentale nel 2000. “Era una maglia che non mi aspettavo di avere perché ne sono state fatte poche produzioni. Per quella partita non portava lo sponsor sul petto, ma gli avevano impresso la foto dello stadio”, racconta.

Proprio come queste magliette, il libro “Mi sono vestito di panna” raccoglie altre fotografie per completare il resoconto di oggi. Sta a ciascuno immergersi nella storia, apprezzarne l’evoluzione e identificarsi con il proprio preferito.

 
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