Kast e Chile Vamos: nemici intimi

Kast e Chile Vamos: nemici intimi
Kast e Chile Vamos: nemici intimi

La politica cilena è così. Un giorno si dicono che sono diversi, poli opposti, che non possono vedersi. Si accusano a vicenda di aver subito attacchi, ma il giorno dopo scattano foto sorridenti, offrendosi sostegno reciproco. Pragmatismo, lo chiamano alcuni; mancanza di coerenza, gli dicono altri. Chissà cosa penseranno gli elettori, i cileni, quando vedranno questo spettacolo. E, naturalmente, avviene in tutti i settori.

Repubblicani e Cile Vamos sono due espressioni dello stesso settore, ma distanti tra loro. Kast si dimise dall’UDI e fondò un partito di destra della destra. Ha gareggiato dall’esterno alle elezioni presidenziali del 2021 e ha preso brutalmente le distanze dall’UDI, dalla RN e da Evópoli. Quando era al potere Piñera si dichiararono addirittura oppositori. Nei due processi costituzionali falliti le differenze si sono accentuate.

Fino a un paio di mesi fa Kast manteneva una distanza significativa dal conglomerato del centrodestra. Critico nei confronti di Macaya e degli altri leader dell’UDI e della RN, aveva chiarito che non sarebbe andato alle primarie con il settore, più che per convinzione, perché era sicuro che non sarebbe stato invitato al partito. Con questa premessa, il leader repubblicano e la sua squadra hanno ideato una strategia che consisteva nell’esprimere le differenze con il Cile Vamos per fare improvvisamente una svolta sorprendente e mostrare un volto più amichevole con il centrodestra, cercando di proiettare la volontà di unità. Pragmatismo puro.

Ma José Antonio non solo si preoccupava di cominciare a dare un sostegno – inaspettato fino a pochi mesi fa – ai candidati del conglomerato di centrodestra, ma si preoccupava anche di scivolare, insinuando, che sperasse di concorrere alle primarie del settore. Naturalmente questo atteggiamento di umiltà non è casuale. I repubblicani avevano appena subito una dura sconfitta al Consiglio costituzionale, alla quale si aggiungeva la frattura subita dal “lato destro” del partito, con il ritiro di diversi militanti e attori chiave della campagna 2021, che sono emigrati in diversi movimenti. Più piccoli. Gonzalo De la Carrera, i fratelli Kaiser e Tere Marinovic non sono più nel partito. Del resto Johannes Kaiser ha già annunciato che si candiderà per La Moneda, in rappresentanza del diritto del diritto.

E poiché l’obiettivo di Kast è arrivare al ballottaggio nelle elezioni presidenziali del 2025, i gesti e i segnali verso il Cile Vamos sono stati forti. Ha iniziato annunciando il “suo sostegno” a diversi candidati chiave del conglomerato dell’opposizione, come Desbordes, Sichel o Daniel Reyes – il “delfino” di Rodolfo Carter – e poi ha scattato foto con molti di loro. José Antonio Kast ha assunto un profilo alto – è rimasto silenzioso e “guardiano” dopo la sconfitta nel plebiscito – perché ha chiaro che, se vuole raggiungere l’obiettivo di competere alle primarie con Evelyn, deve livellare il campo di gioco. .

Nei sondaggi, infatti, il sindaco di Providencia è balzato alle stelle. Kast capisce che deve essere competitivo – anche se l’obiettivo è andare all’esterno – e che ha un enorme vantaggio su Matthei. Il repubblicano gode di maggiore autonomia e libertà, poiché non ricopre alcuna carica e, quindi, può esprimere la sua opinione come vuole, viaggiare e persino accompagnare i suoi candidati dal lunedì alla domenica. Evelyn, invece, ha più restrizioni, perché resterà sindaco fino a dicembre. E anche se esce quotidianamente per criticare il Governo e Boric – anche al di là di ciò che è prudente – deve adempiere alla responsabilità della carica, cioè con la giornata di sindaco. Naturalmente Matthei potrebbe dimettersi da sindaco, ma il costo d’immagine sarebbe alto.

Kast, invece, è in campagna elettorale ormai da un paio di mesi, approfittando della concorrenza. Si è dedicato a viaggiare attraverso l’Europa e l’America centrale, incontrando leader di estrema destra. Lo scorso fine settimana, infatti, ha suscitato grandi polemiche dopo aver partecipato a un incontro organizzato da VOX in Spagna. Lì Kast ha deriso il presidente Boric senza alcuna diplomazia, trattandolo come un “travestito politico”, cosa criticata sia dai leader del partito al potere che da Chile Vamos.

I nostri politici hanno la cattiva convinzione di pensare che viaggiare li aiuti a posizionarsi come statisti. Kast, in questo caso, supera Matthei, che per fare lo stesso deve giustificare i viaggi davanti all’ufficio di controllo. Senza andare oltre, il suo viaggio negli Stati Uniti per “imparare” come si migliora la sicurezza – paradossalmente in uno dei paesi più deboli in questo campo, dove la settimana scorsa si è verificato un altro massacro in una scuola –, è obbligato a giustificare ogni peso e ogni giorno di assenza nel comune. Avrebbe potuto farlo con il viaggio negli Stati Uniti?

Finora Kast e Matthei stanno portando avanti un discorso monotematico, incentrato sulla sicurezza pubblica. Non hanno altre questioni e tanto meno hanno presentato un programma governativo che vada oltre, cosa che giustificano con l’interesse che la sicurezza ha per i cileni. Naturalmente è importante, ma un futuro governante dovrebbe essere in grado di mostrare un progetto globale che soddisfi milioni di persone, comprese pensioni, sanità, migrazione, tra le altre questioni.

D’ora in poi dovrebbe essere obbligatorio i diritti che rendono trasparenti quali siano le loro differenze. Per ora sono solo formali, proiettando una competizione tra chi è più duro con i criminali. Naturalmente Matthei dovrà fare uno sforzo per differenziarsi dall’offerta che gli fa Kast. Nel male e nel male, lei continuerà a fare il sindaco e lui potrà continuare a fare il giro del mondo con insulti e squalifiche nei confronti di Boric. E, anche se il buon senso sembra indicarlo, è tempo che il repubblicano si dedichi più a conoscere il Cile e la sua gente che a continuare a girare il mondo. Insomma, le elezioni sono nel nostro Paese e non in Spagna.

 
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