Silvia del Curto, un’autrice da apprezzare e su cui riflettere

Silvia del Curto, un’autrice da apprezzare e su cui riflettere
Silvia del Curto, un’autrice da apprezzare e su cui riflettere

Domenica 2.6.2024

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Ultimo aggiornamento 12:30

Ho conosciuto Silvia del Curto durante il mio percorso formativo presso il Comercial de San Jerónimo Norte. Era l’insegnante di inglese, molto giovane e intelligente, che ci sorrideva con i suoi occhietti verdi, mentre ci istruiva nell’apprendimento della lingua. Da lei non solo abbiamo imparato la struttura della lingua e del suo linguaggio, ma ha anche lasciato tracce in tutti gli adolescenti della scuola. Lo ammiriamo e cogliamo valori che non si cancellano e che, al contrario, si affermano con il passare delle nostre vite.

Insieme all’insegnante di lingua, María Clara Gaziano, sono stati determinanti nella loro formazione da adulti. Le nostre strade presero direzioni diverse, come è logico, ma le lettere portarono a un incontro amichevole, molti anni dopo. Perché è una scrittrice di narrativa bella e sagace, che mi piace tanto leggere, di osservazione audace e acuta della realtà.

Non voglio lasciare le mie riflessioni senza prima dire chi è Silvia del Curto. È nato nella città di Santa Fe e attualmente risiede a San José del Rincón, tra aromi e banchi di sabbia, luogo che ama e dove gestisce il suo istituto di inglese. La sua vita professionale si rafforza da quando si reca per la prima volta in Inghilterra, esperienza che ripeterà in altre due occasioni. Lì seguì corsi legati all’attività pedagogica, ma anche – obbedendo al suo amore per le lettere – sul teatro shakespeariano, sui poeti romantici e sull’Inghilterra di Charles Dickens, tra gli altri argomenti.

In uno dei suoi viaggi vi rimase per sei mesi, beneficiando della borsa di studio concessa dal British Council per insegnanti di inglese come lingua straniera, oltre a corsi di Psicolinguistica e Sociolinguistica. Riesci a immaginare quanto apprendimento ci ha dato? Degno di ammirazione e rispetto, da imitare, quando il mondo si apre davanti ai nostri occhi, attraverso la lettura e i viaggi… perché no?

Silvia del Curto è considerata un’autrice di narrativa bella e sagace, con un’osservazione audace e acuta della realtà.

Il piacere di scrivere viene da lontano, dice Silvia, che viene da una famiglia di artisti, come la grande concertista Perla del Curto, sua sorella. Da alcuni anni fa parte del gruppo letterario “La Puerta Verde”, che ha pubblicato un’antologia con racconti di Silvia. Da dove viene quel nome? Chiedo a lui. “Da un racconto di Wells”, chiarisce. “Apri la porta, attraversa il muro ed entra in un mondo dove tutto è possibile: fantasia, immaginazione e la parola… la parola costruisce, ricrea e ci trasporta in altri universi”, dice la professoressa María Clara Gaziano sul retro della copertina antologia.

Silvia ha ricevuto numerosi premi ed è stata finalista in diversi concorsi di letteratura per ragazzi. Questi riconoscimenti includono un primo premio assegnato da Inadi e l’essere stato selezionato come finalista al Concorso Internazionale Karma 8, nonché il primo premio al Concorso Nazionale Jorge Bruno, organizzato dalla rivista Tercer Milenium de Cultura. Inoltre, nel 2020 si cimenta in due pubblicazioni autogestite, “Nacimiento” e “De boca en boca”.

Da amante della letteratura, ho il piacere di commentare alcune sue produzioni. Con uno stile misurato, con un linguaggio colloquiale adeguato agli ambienti spazio-temporali che esplora, il racconto di Silvia ci porta a interrogarci su temi diversi, con toni e trame diverse di volta in volta. Il suo libro “Nascita” trasmette un doppio messaggio: la nascita della maturità come scrittrice e lo stupore di assistere alla nascita di un fiore, come la vita stessa, nella storia che porta il suo nome. Con delicata prosa poetica, racconta l’esaltazione della bellezza e lo stupore nella contemplazione.

Abile nella gestione delle risorse letterarie, è capace di offrirci descrizioni sottili per rallentare l’azione, dialoghi fluidi, per accelerare le trame, nonché l’utilizzo di diversi punti di vista del narratore, personificazioni nella voce di esseri inanimati o di specie diversa dall’uomo, e una gestione efficace del tempo psicologico, senza pregiudizio della linearità temporale.

Per quanto riguarda i messaggi, tra l’altro molto vari, non mancano l’umorismo o la critica sociale, né la creazione di racconti realistici, fantastici, altri con stile epistolare, fino al saggio (“Credere per vedere”), dove scruta i valori o i disvalori di un leader, oppure l’amore che si costruisce sulla base di desideri e poi di delusioni. Alcune storie sono inclassificabili, ai confini dei generi classici.

Tutto ciò ci parla di uno scrittore maturo, degno di essere apprezzato dai lettori che arrivano a intravedere l’intrigo in storie complete e sorprendenti dalla struttura classica, come “Il peso della giustizia” o “L’attesa”, “La chiamata”. , “Miraggio”. Silvia scrive e affronta temi molto vari, che vanno dal mestiere della scrittrice, alla creazione letteraria, alla mancanza di ispirazione e all’identificazione scrittore-lettore, come in “Carattere”, “Assenza di fuoco”, “Zuppa alfabetica”, passando per la memoria e i ricordi dell’infanzia. (“Il patio di casa mia”)

La ricerca della libertà (“Il Gufo”), i pregiudizi, i mandati, le eredità, la domanda sul destino e le decisioni, a volte giuste, a volte sbagliate, e le loro conseguenze, come in “La ruota che gira”. L’amore, un tema universale affrontato con un pregiudizio particolare, come la routine all’interno di una coppia, il bisogno della donna di sentirsi piena e desiderabile anche quando è più grande (“Sogni di una donna”), l’amore non corrisposto, l’amore filiale e materno, i rimpianti, tradizioni, pace (“La Civetta”).

Altri elementi come le avventure economiche per sopravvivere, le perdite, la sottomissione delle donne a personalità che le sminuiscono e le minano, le scomparse (“Non ha mai detto nulla”), l’angoscia, la solitudine, l’abbandono (“Prematura”) e la povertà, la contraddizione tra l’essere e l’apparire (“Le levatrici prudenti”), la monotonia del lavoro d’ufficio e della burocrazia, un altro sé (“Quela”), la memoria e ciò che resta dopo la morte (“Tracce nella sabbia”).

Cari lettori, vi invito ad entrare nel mondo letterario di Silvia. Troverete sicuramente altre chicche, di cui non ho potuto entrare nei dettagli in queste brevi considerazioni. “Libri per essere liberi” è nel logo di “Letras barilochenses”, che integro.

 
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