Cosa c’è nell’economia oltre alla polemica sulla riattivazione

Cosa c’è nell’economia oltre alla polemica sulla riattivazione
Cosa c’è nell’economia oltre alla polemica sulla riattivazione

Ci sono in linea di principio due modi per entrare nella controversia sull’opportunità della riattivazione è già apparso o se è ancora lento e inciampante. Entrambi portano il sigillo INDEC, ne misurano l’evoluzione attività industriale, sempre tonale anche se arriva in declino, e cantano risultati abbastanza diversi, se non direttamente opposti. Uno confronta aprile 2024 con marzo 2024 e l’altro, il 24 aprile con il 23 aprile.

Il primo dice crescita dell’1,8%, Interrompe sei mesi consecutivi con una produzione in calo e, sebbene di modesta entità, sottolinea la necessità del governo di proclamare buone notizie che metteranno alla prova la resistenza della popolazione di fronte ad un aggiustamento che non ha intenzione di fermarsi a breve termine.

Pieno, il ministro Luis Caputo Mercoledì, davanti a un auditorium pieno di uomini d’affari, è andato a capitalizzare i dati non appena se ne sono resi conto. Ha detto, o ha esagerato, in apertura del Latam Economic Forum: “Il peggio è passato. Siamo in netta ripresa. La velocità (della ripresa) dipende da due cose: dalla Legge Base e dalla capacità di convincere la gente”.

“Non vi deluderemo”, parte 2

Già a livello culinario Caputo avanza con un tocco di Menemismo fin dalla prima ora: «Il sostegno della gente non è il caviale perché non mi piace, ma è la milanese con le patatine fritte, e il sostegno viene da tutte le classi sociali. Abbi fiducia, non ti deluderemo”.

Vale la pena insistere: il sostegno della gente si chiama pazienza o tanta pazienza.

Quel giorno, lo sfondo spiegava alcune cose che giravano per il forum e suonano sempre vicine. misto rialzo del dollaro blu e calo del prezzo delle obbligazioni e delle azioni con il colpo della mezza sanzione alla riforma delle pensioni che l’opposizione, in maggioranza, ha instaurato nel Governo.

Niente o ben poco che serva ad alimentare il discorso ufficiale appare nella seconda parte del lotto INDEC, che contrappone il 24 aprile al 23 aprile, cioè il classico confronto con dati diretti già privati ​​degli effetti stagionali. Proprio come accade quando si parla di Pil.

Tutto tinto di rosso, il campione parte da un calo del 16,6% dell’indice generale dell’industria manifatturiera. È il più alto della serie che inizia nel 2017, fatta eccezione per il 33,2% e il 26,2% di aprile e maggio 2020, in piena pandemia, e il 21,4% dello scorso marzo.

Più o meno la stessa cosa: dall’inizio alla fine, anche le 16 voci che compongono l’indice di aprile sono dipinte di rosso. In ordine sparso, tra questi troviamo il 40,9% nei casalinghi, come frigoriferi, lavatrici e scaldabagni; 36,5% nelle macchine agricole; 39,8 per il cemento e 26,8% per l’acciaio. Infine, il settore alimentare e bevande, che ha il maggior peso settoriale, ha registrato un calo del 9%.

Un panorama del genere già avverte che lì la vera riattivazione è ancora in sospeso. Ciò si riflette anche nei livelli raggiunti dalla capacità produttiva industriale inattiva, cioè inutilizzata, sia a marzo 2024 che nel confronto con marzo 2023.

Ancora una volta numeri che, seppur fastidiosi, rappresentano la realtà meglio di un mucchio di parole. E tutti, è bene insistere, portano il sigillo INDEC.

Detto questo, a livello generale quello che segue è una produzione inattiva del 46,6% il 24 marzo e del 32,7% il 23 marzo. Se preferite, siamo vicini alla conclusione che quasi la metà del settore è ferma.

Nel quadro generale non appare nulla di molto diverso. Negli alimenti e bevande la percentuale è del 45,5%; 49,2% nell’automotive e 61,5 nel tessile.

Tutto parla, in fondo, di calo della domanda e dei consumi in un settore in cui un sondaggio della stessa Unione Industriale rivela che un’azienda su quattro ha ridotto il proprio personale e che un altro 30% prevede di fare lo stesso.

Sono decisioni estreme, in un settore dove la formazione rappresenta un prezioso fattore lavorativo e il licenziamento è solitamente l’ultimo passo dopo aver attraversato sospensioni, tagli agli straordinari, ferie anticipate e pensionamenti volontari. In questo caso, i dati provenienti da fonti private aggiungono quello tra il 2009 e il 2023 L’occupazione industriale è diminuita di un solido 20%.

A questo punto, qualcosa che si annida nella polemica sulla riattivazione chiede un indizio, ma che lo supera e lo rende addirittura insignificante. Si chiama disoccupazione e diffonde conseguenze che peggiorano un panorama sociale già molto peggiorato.

In linea con il calo dell’edilizia, gli indicatori INDEC sul lavoro rivelano che dal 23 al 24 marzo sono stati persi 73.100 posti di lavoro. E di questi, 52.387 sono caduti tra dicembre e marzo, sicuramente a causa del blocco dei lavori pubblici.

A questo proposito, un recentissimo rapporto ufficiale rivela che la spesa statale in infrastrutture è diminuita dell’81% reale, al netto dell’inflazione, tra gennaio e maggio di quest’anno rispetto a gennaio-maggio del 23. Ciò significa assumersi rischi e rischi tra quelli conosciuti. per una struttura che non si presenta esattamente nelle migliori condizioni.

È chiaro, ovunque si guardi, che oltre all’aggiustamento dei conti fiscali e ai giochi di prestigio finanziario, l’economia richiede un piano produttivo. E se è dovuto alla riattivazione, la realtà è che si materializzerà nel momento in cui sarà percepito dalla popolazione e modificherà ciò che altera la popolazione.

 
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