Nuovo sciopero universitario e crisi sempre più profonda – Paralelo32

Nuovo sciopero universitario e crisi sempre più profonda – Paralelo32
Nuovo sciopero universitario e crisi sempre più profonda – Paralelo32

Il panorama universitario argentino è immerso in una serie di scioperi che riflettono il crescente disagio del settore didattico di fronte alla mancanza di risposte da parte del governo nazionale. Questa settimana si aggiunge una nuova misura di forza di 48 ore, la terza finora quest’anno, caratterizzata da un forte sostegno da parte di tutti i sindacati del Fronte sindacale universitario nazionale. Questo fronte comprende Conadu, Conadu Historica, Fedun, CTERA, Fagdut, Fatun e UDA, evidenziando l’incorporazione di Fedun e Fatun, sindacati con una notevole influenza nell’Università di Buenos Aires (UBA), che nello sciopero precedente avevano deciso di aspettare una proposta salariale concreta.

La promessa non mantenuta del Ministro del Capitale Umano, Sandra Pettovello, di presentare una proposta che riconoscesse la perdita salariale e l’aggiornamento in base all’inflazione, è stata la causa scatenante di questo nuovo sciopero. La mancanza di un’offerta fino a venerdì 7 giugno ha portato questi sindacati a definire uno sciopero di 48 ore, unendo tutte le organizzazioni del Fronte sindacale in una misura che promette una maggiore adesione rispetto alle precedenti, anche nelle facoltà tradizionalmente riluttanti dell’UBA ad unirsi a queste proteste, come Giurisprudenza, Medicina e Scienze Economiche.

In un comunicato il Fronte sindacale esprime la propria frustrazione: “Il ministro Pettovello, nell’ultima riunione congiunta, aveva promesso di smistare i fondi con l’Economia e non ha ottemperato: ha promesso una proposta che contemplerebbe il riconoscimento della perdita salariale, la aggiornamento della garanzia salariale, uno schema di incremento mensile in linea con l’inflazione e i fondi per la formazione e ad oggi non ha avanzato alcuna proposta”.

Reclami urgenti e necessari

Il disagio dei docenti universitari non si limita solo alla questione salariale. Tra le principali richieste c’è la restituzione del Fondo nazionale di incentivazione degli insegnanti (FONID), fondamentale per gli insegnanti delle scuole preuniversitarie, e la convocazione dell’Assemblea nazionale congiunta degli insegnanti, il forum in cui si negozia lo stipendio minimo degli insegnanti per l’intero Paese. .

Daniel Ricci, segretario generale della Fedun, si è espresso con forza: “È passato più di un mese dalla marcia massiccia in cui tutti gli argentini si sono espressi in difesa dell’università pubblica e non abbiamo ancora avuto alcuna risposta da parte del governo. Negli ultimi tempi i nostri salari continuano a peggiorare mese dopo mese, abbiamo già perso più del 60% del potere d’acquisto di fronte all’inflazione e non continueremo a tollerare questo peggioramento e questa mancanza di rispetto.”

Un futuro incerto per l’Università Pubblica

La situazione critica delle retribuzioni dei docenti e dei non docenti universitari non colpisce solo i lavoratori, ma mette a rischio anche la qualità dell’istruzione. Carlos De Feo, segretario generale del Conadu, ha sottolineato la gravità del conflitto: “Dobbiamo continuare a lottare perché non è in gioco solo la dimensione salariale del conflitto, ma è in gioco anche il futuro dell’università pubblica argentina”.

Da Fagdut si uniscono a queste preoccupazioni, sottolineando che la lotta è anche per la qualità educativa dell’università pubblica: “Oltre alla dimensione salariale del conflitto, i lavoratori universitari si mobilitano e attirano l’attenzione dell’opinione pubblica perché è anche in ” mette a rischio la qualità didattica della nostra università pubblica.”

Mobilitazione nazionale e futura protesta

Mercoledì 12 giugno i sindacati universitari si uniranno alla mobilitazione organizzata dal CTA davanti al Congresso nazionale per respingere la “Legge sulle basi” e per chiedere ai legislatori di votare contro questa proposta. Inoltre, giovedì 13 giugno, accompagneranno gli insegnanti dell’Università Nacional Madres de Plaza de Mayo nella loro protesta davanti al Palazzo Pizzurno, chiedendo il pagamento degli stipendi dovuti.

L’accordo raggiunto il 28 maggio tra il Governo e le università nazionali sull’aggiornamento dell’inflazione delle spese di funzionamento, che rappresentano il 10% del bilancio universitario, non è riuscito a porre fine al conflitto. La parità salariale, che rappresenta il restante 90% del budget, resta il punto di contesa, con l’ultima offerta del 9% di maggio respinta dal Fronte sindacale.

La sfida del governo e dei sindacati

Durante l’attuale amministrazione, docenti e non docenti hanno accumulato un aggiornamento salariale del 61,4%, mentre l’inflazione ha superato il 100%. Secondo i dati dei sindacati, quest’anno i professori universitari hanno perso tra il 40% e il 45% del loro potere d’acquisto. Questa situazione ha portato più della metà dei lavoratori, docenti e non, a ritrovarsi al di sotto della soglia di povertà, uno scenario che non si vedeva da più di 20 anni.

 
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