19 giocatori nazionalizzati e reclutati dall’AI

19 giocatori nazionalizzati e reclutati dall’AI
19 giocatori nazionalizzati e reclutati dall’AI

Lo spogliatoio della squadra albanese riflette la diaspora che il Paese ex sovietico ha vissuto durante gli ultimi decenni del secolo scorso e i primi di quello attuale. La guerra dei Balcani Ha disegnato uno scenario geografico con migliaia di immigrati jugoslavi sparsi nel Vecchio Continente. Albania in generale e la selezione di Sylvinho in particolare, sono il fedele riflesso di quel ritratto.

Dei 26 convocati, solo sette sono nati in Albania. Gjasula, Laçi, Muçi, Asllani, Hysaj, Kastrati e Re Manaj. Il resto sono calciatori nazionalizzati. Tre nativi del Kosovo, che non è riconosciuto come paese indipendente da diverse nazioni come la Serbia. Cinque svizzeri, tre macedoni, tre greci, due tedeschi, un italiano, uno inglese e uno spagnolo.

L’esodo degli albanesi è legato anche alla fine della dittatura comunista Enver Hoxha nel 1985, rendendo le nazioni vicine i principali paesi ospitanti. Secondo la pubblicazione ONUL’Albania ha 1,2 milioni di immigrati, che rappresentano il 44% della sua popolazione totale, quasi la metà del paese.

Nome Paese di nascita
Etrit Berisha Kosovo
Ardian Smajli Kosovo
Mirlind Daku Kosovo
Jasir Asani Macedonia del Nord
Taulant Seferi Macedonia del Nord
Naser Aliji Macedonia del Nord
Strakosha Grecia
Enea Mihaj Grecia
Mario Mitaj Grecia
Berat Djimsiti svizzero
Arlind Ajeti svizzero
Amir Abrashi svizzero
Nedim Bajrami svizzero
Medón Berisha svizzero
Marash Kumbulla Italia
Ivan Balliu Spagna
Ylber Ramadani Germania
Arber Hoxha Germania
Armando Broia Inghilterra

“L’idea non è rimpatriare, è allenarsi. Crescere, andare agli Europei, provare ad andare ai Mondiali. Che quei giocatori che possono scegliere optino per l’Albania, non che li rimpatrieremo. Lo so. tutto quello che ti dà conoscere altre culture, altri modi di vedere il calcio e la vita, diventi un giocatore più completo”, analizza Sylvinho, ex giocatore della FC Barcelona e attuale allenatore dell’Albania.

Indossa la fascia di capitano Berat Djimsiticalciatore dell’Atalanta nato a Zurigo (svizzero) nel 1993. In territorio svizzero cresce e si allena come calciatore, giocando partite con le squadre Under 18 e Under 21 della Nazionale e arruolandosi nelle fila dello Zurigo. Fino al 2015, con l’aiuto di Giovanni de Biasiha scelto la parte dei suoi antenati e ha continuato a giocare partite con la nazionale albanese.

La storia di Balliugiocatore del Raggio Vallecano, è tanto curioso quanto comune nello spogliatoio albanese. Nato nella città di Girona Caldes de Malavella e allenato nelle categorie inferiori del FC Barcelona, ​​ha ricevuto la chiamata dall’Albania nel 2017, quando militava nel Metz Francese. “Mi hanno chiamato e mi hanno chiesto il mio cognome, perché è molto tipico. Poi hanno iniziato a rintracciarli e si è scoperto che la mia famiglia paterna aveva radici albanesi, cosa che non sapevo perché avevano perso i contatti”, ha spiegato Balliu.


Risulta che più di 4.000 persone in Albania condividono il cognome Balliu. Dopo numerose indagini, si è scoperto che suo padre e suo nonno avevano antenati del Paese albanese e lui ha potuto essere naturalizzato grazie al fatto che in Albania è consentito concedere la nazionalità a quei cittadini che presentano qualche tipo di parentela.

L’Albania ha difficoltà a reclutare giocatori per la sua nazionale, motivo per cui ricorre alle nuove tecnologie per reclutare giocatori nelle sue fila. È qui che entra in gioco il ruolo dell’intelligenza artificiale Alarico Rossiun analista che fa la lista dei giocatori albanesi sparsi nel mondo e li raggruppa per età, ruolo, gamba dominante… E in base a questo Sylvinho fa la chiamata.


Un metodo di lavoro peculiare che ha portato il 73% dei giocatori albanesi a non nascere entro i suoi confini e il biglietto per la Germania dove hanno comunque la possibilità di prolungare la permanenza. Per riuscirci dovranno realizzare qualcosa che non hanno mai ottenuto: battere la Spagna. Sylvinho si aggrappa allo slancio e all’entusiasmo della sua squadra che sa entrare in partita.

A dimostrarlo, i suoi due gol subiti Italia E Croazia prima che scadesse il decimo minuto. Oltre ad inserirsi bene, l’Albania sa anche interpretare i tempi e i ritmi della partita per non perdere la faccia della partita anche se può avere qualità individuali inferiori. Intangibili che, insieme al loro stile di gioco fisico, li rendono un osso duro. Un rivale che ti costringe a indossare la tuta e a scendere nel fango per superare.


Non limitatevi alle zone, anche se lì avete i vostri bastioni. Soprattutto nel rivale. Brojagiocatore del Chelsea, è il loro calciatore più popolare, anche se il pericolo lo umanizza Bajrami e Asani dalle bande. Il primo per il suo arrivo in zona avversaria, il secondo perché riceve dalla sua parte costanti estensioni offensive, Hysaj.

Entrambe le ali scortano Broja, un attaccante che costringe la difesa rivale a marcare individualmente e attacca lo spazio, oppure Re Manaj, un attaccante più associativo che si impegna nella costruzione del gioco, ma senza togliersi dalla testa il gol. Ha segnato fino a 22 gol in questa stagione con la squadra turca del Sivasspor, la più prolifica della sua carriera sportiva che ha avuto una sosta per due stagioni nella squadra riserve del Barcellona.

“In questa partita abbiamo in gioco molto prestigio e riconoscimenti, il nostro unico pensiero è vincere”, analizza Luis de la Fonte di una selezione di cui parla “molto bene e con il cuore”. Una procedura per la Spagna, una finale per l’Albania più multiculturale.

 
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