Collegano 16 mini cervelli umani per creare un “computer vivente” – DW – 11.06.2024

Collegano 16 mini cervelli umani per creare un “computer vivente” – DW – 11.06.2024
Collegano 16 mini cervelli umani per creare un “computer vivente” – DW – 11.06.2024

Per decenni, gli scienziati si sono imbarcati nel compito titanico di imitare le capacità del cervello umano, creando reti neurali artificiali nel tentativo di fornire all’intelligenza artificiale un’elaborazione simile alla nostra. E se ci fosse qualcosa di ancora più innovativo? E se la migliore fonte di ispirazione fosse il design della natura? Dalla Svizzera, la società FinalSpark ha fatto un passo coraggioso verso questo futuro con la sua invenzione: il “biocomputer”.

Questo dispositivo all’avanguardia, noto anche come “computer vivente”, integra 16 organoidi cerebrali, essenzialmente mini cervelli cresciuti da cellule staminali neurali umane, in un’interfaccia che consente di eseguire calcoli computerizzati in modo significativamente più efficiente dal punto di vista energetico rispetto ai computer tradizionali basati su computer viventi. a pezzi.

Minore consumo energetico

Secondo l’azienda, questo bioprocessore, composto da neuroni viventi in grado di apprendere ed elaborare informazioni, e alloggiato nella sua piattaforma chiamata Neuroplatform, può elaborare informazioni con un consumo energetico fino a un milione di volte inferiore a quello dei processori digitali convenzionali. Questo progresso non rappresenta solo un miglioramento tecnologico, ma potrebbe anche essere un passo significativo verso la riduzione delle emissioni di carbonio associate al crescente utilizzo dell’intelligenza artificiale (AI).

La Neuroplatform è un laboratorio globale che consente ai ricercatori di tutto il mondo di sperimentare questi bioprocessori da qualsiasi luogo, facilitando la ricerca che in precedenza richiedeva risorse colossali, come riportato da FinalSpark. L’azienda ha offerto accesso gratuito a nove istituti di ricerca e più di tre dozzine di università hanno già mostrato interesse per questa tecnologia all’avanguardia.

“Mentre la domanda per la nostra neuropiattaforma cresce, siamo pronti a soddisfarla, tutti con l’obiettivo comune di costruire il primo processore vivente al mondo”, si legge in un comunicato stampa.

Tessuti neuronali viventi e funzionali

Oltre ad ospitare organoidi in array collegati a elettrodi, la Neuropiattaforma di FinalSpark è dotata di un sistema microfluidico che fornisce nutrienti essenziali, mantenendo i tessuti neuronali vivi e operativi per periodi prolungati. Infatti, questi organoidi possono essere trattenuti e monitorati fino a 100 giorni, consentendo ai ricercatori di effettuare studi estesi e complessi da remoto.

“Negli ultimi tre anni, la neuropiattaforma è stata utilizzata con più di 1.000 organoidi cerebrali, raccogliendo più di 18 terabyte di dati”, scrivono Fred Jordan, co-fondatore di FinalSpark, e i suoi colleghi in un articolo pubblicato su Frontiere dell’intelligenza artificiale.

Sebbene l’idea di computer viventi non sia del tutto nuova, come dimostrato in un altro recente studio in cui i neuroni sono stati collegati a circuiti elettrici per creare un dispositivo in grado di riconoscere la voce, La proposta di FinalSpark si distingue per l’attenzione all’efficienza energetica e alla sostenibilità.

Ciò rappresenta un’opportunità interessante in un momento in cui le aziende di intelligenza artificiale, con le loro reti neurali artificiali, su cui si basano grandi modelli linguistici come ChatGPT, chiedono a gran voce risorse per i loro data center, con crescenti preoccupazioni per le emissioni di carbonio e l’acqua.

Tuttavia, la promessa di questa tecnologia non si limita a migliorare i modelli di intelligenza artificiale, ma offre anche la possibilità di ridurre le emissioni di gas serra in generale, senza rallentare il progresso tecnologico.

Il futuro sembra entusiasmante e sarà affascinante vedere quali nuovi orizzonti i ricercatori potranno esplorare grazie a questo strumento innovativo.

Felipe Espinosa Wang con informazioni da Frontiers in Artificial Intelligence, Business Wire e Science Alert.

 
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