Il discorso sulla de-dollarizzazione sta guadagnando slancio come questione popolare ma controversa, guidato da cambiamenti significativi nel panorama economico e geopolitico (soprattutto dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina).
Va notato dalle prospettive che la de-dollarizzazione è stato un processo a lungo termine emerso negli ultimi due decenni. Vedi il documento del FMI: The Stealth Erosion of Dollar Dominance: Active Diversifiers and the Rise of Non Traditional Reserve Currencies (imf.org) .
Il FMI ha scoperto che il dollaro gioca ancora un ruolo enorme nei mercati globali nonostante l’economia statunitense rappresenti una quota in contrazione della produzione globale negli ultimi 20 anni e che il suo ruolo dominante nel commercio globale, nel debito internazionale e nei prestiti non bancari supera ancora di gran lunga quello degli Stati Uniti ‘quota del commercio, dell’emissione obbligazionaria e dei prestiti e prestiti internazionali.
Qual è la posta in gioco per le economie in via di sviluppo ed emergenti?
Qual è la situazione?
--È qualcosa (la de-dollarizzazione) che deve essere presa sul serio o è un tentativo di controbilanciare politicamente ed economicamente il dominio degli Stati Uniti?
Esistono altre iniziative simili nel mondo?
Speriamo che questo InfoPoint fornisca alcune risposte.
Altoparlanti
- Cristiano De Boissieuprofessore emerito dell’Università Panthéon-Sorbonne e consulente del CERDI-FERDI
- Alicia Garcia-Herrerocapo economista per l’Asia Pacifico presso la banca d’investimento francese Natixis e consulente presso il think tank Bruegel
- Camille MacaireEconomista presso la Banque de France
- Christopher LoewaldResponsabile della ricerca economica presso la South African Reserve Bank (SARB)
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