La NASA lancerà una “stella artificiale” per confrontare la sua luminosità con quella reale

  • Gli obiettivi del progetto spaziano dalla creazione di un nuovo catalogo della luminosità stellare all’ottenimento di possibili pianeti abitabili

La National Aeronautics and Space Administration (NASA) ha annunciato la missione Landolt che mira a lanciare una stella artificiale nello spazio per misurare la luminosità stellare in modo più accurato.

La stella artificiale è un piccolo satellite che verrà lanciato in orbita a una distanza di 35.785 chilometri dalla Terra e la sua funzione principale sarà quella di calibrare telescopi e strumenti negli osservatori astronomici.

Landolt consentirà agli scienziati della NASA di effettuare misurazioni più precise di oggetti celesti reali e di misurarne la luminosità.

Perché si chiama missione Landolt?
Il nome della missione si ispira al lavoro dell’astronomo Arlo Landolt, che ha aperto la strada alla creazione di cataloghi sulla luminosità delle stelle.

Inoltre, la NASA ha spiegato che il satellite è dotato di otto laser che emetteranno una luce simile a quella delle stelle reali, che potrà fornire un punto di riferimento per le osservazioni astronomiche.

La stella artificiale non sarà visibile a occhio nudo, ma potrà essere osservata dai telescopi dalla Terra, dato che il satellite ha una velocità di emissione di fotoni con la quale gli scienziati potranno confrontare la luminosità degli oggetti celesti e stabilire nuove misurazioni della luce stellare per aggiornare i cataloghi esistenti.

Foto: NASA

“Anche con i moderni strumenti di oggi, le misurazioni della reale luminosità delle stelle sono note solo a una piccola percentuale”, ha spiegato David Ciardi, vicedirettore dell’Exoplanet Science Institute della NASA, in una dichiarazione pubblicata il 17 giugno.

Cosa sperano di ottenere gli astronomi della NASA?

La missione Landolt ha diversi obiettivi che gli astronomi della NASA sperano di raggiungere, oltre a poter aggiornare il catalogo della luminosità stellare:

-Comprendere l’evoluzione delle stelle, poiché la loro luminosità è un indicatore chiave dell’età e dello stadio evolutivo.

-Analizzare la composizione degli esopianeti attraverso la luce stellare che attraversa la loro atmosfera, che potrebbe rivelare la presenza di alcuni elementi simili a quelli della Terra, che avrebbero indicazioni di possibili insediamenti umani al loro interno.

-Studiare la materia oscura e l’espansione dell’universo, che fino ad ora è stata descritta come una “forza misteriosa” che guida l’accelerazione cosmica.

Secondo la NASA, il lancio del satellite o stella artificiale è previsto per la fine del 2029 e ha un costo stimato di 19,5 milioni di dollari.

EFE/Ana Mengotti

Un’altra missione che la NASA sta preparando

La NASA ha annunciato il 18 aprile che il lancio della missione spaziale Dragonfly su una delle lune di Saturno, chiamata Titano, avverrà nel luglio 2028. L’obiettivo sarà quello di cercare segni di vita, perché l’atmosfera di questo satellite presenta condizioni simili a quelle sulla terra.

La persona incaricata di esplorare la superficie di Titano sarà un drone chiamato Dragonfly, che ha le dimensioni di un veicolo di medie dimensioni ed è specificamente progettato per prelevare campioni ed esplorare possibili segni di vita.

Dragonfly è un robot drone a propulsione nucleare che atterrerà sulle dune di sabbia della luna di Saturno. È dotato di telecamere, sensori e campionatori all’avanguardia per analizzare eventuali materiali organici presenti in superficie.

“Questa è una missione scientifica spettacolare con un ampio interesse comunitario, siamo entusiasti di compiere i passi successivi perché l’esplorazione di Titano spingerà i limiti di ciò che possiamo fare con gli elicotteri al di fuori della Terra”, ha affermato Nicky Fox, amministratore associato della Direzione Missioni scientifiche della NASA in un comunicato.

Secondo il testo, Dragonfly sarà pronto a cercare segni di vita presente o passata su Titano dopo aver effettuato test nel deserto della California (USA) per la sua somiglianza con le dune della luna di Saturno.

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