L’episodio televisivo che sta lasciando ogni fan della serie con il culo storto

Uno dei testi più complicati delle ultime settimane, in termini di critica, è stato parlare di una serie simile Zucchero senza rivelare un dettaglio specifico della trama, che il creatore Mark Protosevich ha riservato al sesto episodio. Menzionarlo, oltre ad essere vietato dagli embarghi, avrebbe significato rovinare la visione al potenziale pubblico. Andava contro l’esperienza da spettatore.

Non parlarne, d’altronde, poteva essere interpretato nel medio termine anche come una truffa: il lettore non era stato informato su che tipo di produzione aveva davanti al naso. E se sei a favore o contro Zuccherobisogna riconoscere che Protosevich ha pianificato un colpo di scena destinato a lasciare increduli gli spettatori, almeno quelli che non avevano prestato attenzione alle scelte musicali della serie.

‘Sugar’ è un noir meno classico di quanto possa sembrare a prima vista

Ora, una settimana dopo la messa in onda dell’episodio in questione, potete commentare. Coloro che non hanno ancora dato un’occhiata Zucchero, un noir meno classico di quanto sembri a prima vista e con Colin Farrell potete lasciare questo articolo. Oppure puoi dargli un’occhiata per capire il rumore. È un rumore insignificante, soprattutto da parte di giornalisti e fan delle serie con un abbonamento Apple TV+, ma forse sarebbe enorme se appartenesse a HBO (o, scusate, a Max).

La storia inizia con John Sugar, un detective privato dall’identità ben definita: un uomo duro ma empatico che, oltre a indagare su omicidi, frodi e sparizioni, è un amante del cinema noir. Nel pilot, gli è caduto in grembo un caso su misura: ritrovare Olivia Siegel (Sydney Chandler), la nipote scomparsa di un influente produttore di Hollywood (James Cromwell), e con altri legami familiari nel mondo del cinema.

All’inizio pensi… che tipo di organizzazione è?

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Nei primi episodi però venivano lasciati cadere elementi enigmatici che andavano oltre il caso di Sugar. Ruby (Kirby), una specie di compagna, le raccomanda di non indagare sulla scomparsa per motivi personali: il caso le ricorda quello della sorella di Sugar, anche lei scomparsa. Naturalmente, lo spettatore ha scoperto a malapena nuovi dettagli sulla sorella menzionata, ad eccezione di alcune inquadrature posteriori.

Sugar, come confermato nei colloqui con autisti, testimoni e conoscenti, aveva vaste conoscenze linguistiche: dall’arabo al giapponese, senza sapere quante altre lingue conoscesse. Vedendo un incontro tra Sugar, Ruby e altri membri di una rete mai definita, lo spettatore è stato costretto a chiedersi chi fossero. Un’alleanza di ex spie internazionali? Una cellula sovietica sul suolo americano? È un supereroe in pensione?

Un’alleanza di ex spie internazionali? Una cellula sovietica sul suolo americano? John Sugar è un supereroe in pensione?

Aggiungete a ciò gli inspiegabili tremori di Sugar, che aveva alcune iniezioni pronte a casa per i momenti di crisi, e dove si trovasse Olivia non era l’unico mistero. Nel sesto episodio, dopo aver mostrato abilità speciali nel combattere i criminali e aver subito un infortunio, il segreto è stato rivelato. Colin Farrell nei panni di Sugar ha assunto una tonalità bluastra davanti allo specchio. Voglio dire, Sugar (il personaggio) è un alieno e Zucchero (la serie) non è esattamente un noir ma un noir di fantascienza.

La scelta di Mark Protosevich di non procedere in modo convenzionale è coraggiosa. Invece di eliminare questo dettaglio fondamentale della trama e della mitologia dello show nel primo episodio, voleva che vivessimo Sugar come una serie di gialli noir molto consapevoli che andava oltre l’omaggio. Era strano che Sugar fosse così parodico e classicamente noir (per via dei costumi, dell’auto, del portamento, dei suoi fantasmi). Ora sappiamo perché.


A favore di questa svolta.

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Le regole non erano esattamente complicate. Sugar ci ha negato spiegazioni sugli elementi più sconnessi, ma come ogni serie con un mistero o una cospirazione, questa condizione extraterrestre, ora che possiamo guardare indietro, è sempre stata presente. Ciò che l’autore voleva era sfidare le nostre aspettative in un audiovisivo così cauto per dimostrare che, finché non è frutto di improvvisazione, un’opera ha il diritto di divertirsi con i generi.

Zucchero, curiosamente, non diventa un’altra serie dopo il colpo di scena. La scomparsa di Olivia e chi c’era esattamente dietro devono ancora essere risolti. È fedele al noir, al suo modo di avvicinarsi alla mascolinità e alla femminilità (oh, quella splendida Amy Ryan), all’omaggio alla Hollywood del XX secolo, ma con conflitti individuali e una mitologia che si espandono (letteralmente) oltre il nostro pianeta.

Sugar non diventa un’altra serie dopo il colpo di scena: la scomparsa di Olivia deve ancora essere risolta

Quante serie si permettono questo capriccio? E non c’è merito in una serie come Zucchero, con episodi brevi e ambizioni limitate, che si vende sempre come umile intrattenimento e mai come un’opera pretenziosa? È l’equivalente di un giro in ascensore. Frangia alla fine della prima stagione (diretta verso una realtà parallela) o qualsiasi cliffhanger memorabile Perduto, ma qui ci si avvicina con umiltà e trasformandosi a vari livelli.

Zucchero È scioccante per la naturalezza con cui contempla il crossover dei generi.

 
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