Manuel Salinas, il pittore astratto nato dal Barocco

Lo ha affermato Juan Manuel Bonet, critico d’arte, direttore del museo e uno dei membri della squadra M-11 Manuel Salinas è stato il pittore astratto che “più di tutti si è perso prima di ritrovarsi”. Salinas si è solo perso tra i rumori La Settimana Santa che gli piaceva tanto, o passeggiare lungo la via Jesús del Gran Poder, dove si trovava la sua casa-studio, o semplicemente passeggiare per l’Alameda per prendere un caffè con gli amici, amava gli incontri, quando usciva dal suo studio.

Perché Manuel Salinas, (Siviglia, 1940-2021)era un pittore solitario, affabile, autodidatta, con quella patina aristocratica che deriva dall’essere nato e cresciuto a Casa Salinas, dove la sua famiglia custodisce tra le mura un’eredità storica che tanto preoccupava Manuel.

Il Centro Andaluso d’Arte Contemporanea presenta la mostra dal 9 maggio al 22 settembre «Manuel Salinas. Rigoroso astratto”titolo che rispecchia fedelmente quello che era il dipinto di questo artista, che secondo le parole del curatore della mostra, Pepe Yñiguez, «È stato descritto così, strettamente astratto, e questo termine è anche un’ideologia, ci sono astrazioni che escono dalla natura, come la sua etimologia, per portare fuori. Salinas non ha alcun riferimento al mondo reale, niente di figurativo, parte da zero con il dipinto stesso, dalla linea della forma, del colore, dello spazio, per lui era una sfida dipingere da zero.

Manuel Salinas è morto di Covid nel 2021, nel bel mezzo di un periodo di intensità creativa. Questa mostra antologicacontinua la linea di lavoro della CAAC volta a diffondere gli artisti andalusi affermati, attraverso le quali retrospettive di artisti come Gerardo Delgado, Pepe Soto, Carmen Laffón, Luis Gordillo, Guillermo Pérez Villalta o Alfonso Albacete, tra gli altri, affermando il suo impegno nei confronti della creazione andalusa contemporanea e dei suoi artisti. Alla presentazione hanno partecipato il segretario generale della Cultura, José Vélez, la direttrice della CAAC, Jimena Blázquez, e il curatore della mostra Pepe Yñiguez.

La mostra presenta 85 pezzi, tra dipinti ad olio su tela, carta o cartone, dipinti, carboncini acquarellati, alcuni disegni su carta e incisioni, e si estende dai suoi primi lavori, dove l’artista aveva appena 22 anni ed esponeva al Club La Rábida, ai suoi ultimi lavori dove Salinas si è appropriato del meglio del linguaggio dell’espressionismo astratto, unificando nella sua opera “la vibrazione e la tensione degli spazi cromatici di Rothko e l’immediatezza e l’urgenza espressiva di Pollock per creare una sintesi personale che concilia entrambi gli aspetti”, sottolinea Yñiguez.

È una mostra che il curatore definisce “attesa e necessaria e che ho trasformato in un omaggio dopo la sua morte. Nella selezione delle opere, ho privilegiato i dipinti di Manuel Salinas che erano di sua proprietà e, per qualsiasi motivo, volevo averli, così come quelli dei suoi parenti stretti e amici intimi, come Atín Aya, che aveva molti pezzi . Inoltre ci sono molte opere provenienti da collezioni private di Madrid, Siviglia, Badajoz, Barcellona, ​​Lisbona…, Manuel Salinas ha venduto moltissime opere negli ultimi venticinque anni.

Visitare questa mostra, secondo Yñiguez, significa conoscere bene l’opera del pittore. «Salinas ha un posto d’onore nella storia della pittura sivigliana, e allo stesso tempo è anche un po’ marginale, perché autodidatta e molto solitario. Quando iniziò l’astrazione negli anni ’70, non si legò ai pittori sivigliani, ma al gruppo madrileno della galleria Buades, che lavorava da prospettive più minimaliste e molto più riduzioniste, con elementi minimali, che non avevano nulla a che fare con l’arte astratta. opera di Gerardo Delgado per esempio, anche se più tardi negli anni ’70 ci sono alcuni dipinti che potrebbero essere coincidenti.

Anche Manuel Salinas ha avuto un rapporto intenso con l’arte e con la città in modo particolare. Ha avuto un ruolo fondamentale nella creazione del Centro M11 guidato da Quico Rivas e Juan Manuel Bonet, con l’appoggio di Javier Guardiola. «Il suo studio era come l’ambasciata di tanti artisti. Campana, Ad esempio, ha dipinto un’estate a casa. Salinas portò anche all’arrivo di Julian Schnabel a Siviglia per tenere la mostra nella caserma Carmen. La sua casa-studio era un’ambasciata di pittori”, dice Yñiguez.

Ma l’ideologia di Manuel Salinas aveva molte “sorgenti”. Con profonde radici sivigliane, “mescola la tradizione barocca sivigliana, la luce, le ombre, la vuota pienezza, l’esaltazione della vita attraverso la morte, la Settimana Santa…, e tutto questo parallelamente all’avanguardia internazionale che conobbe fin dall’inizio tenera età.” giovane grazie ai suoi viaggi a Parigi e alla sua famiglia catalanae soprattutto a suo zio stilista Miguel Milà, un’icona del design spagnolo. Trascorreva le sue estati a Cadaqués, dove si incontravano molti artisti e dove trascorreva le sue estati. Marcel Duchamp. “L’arte sivigliana e l’avanguardia sono due fonti da cui Salinas attinge.”

Alla fine degli anni ’70 Salinas ritrova nelle sue opere il linguaggio dell’espressionismo astratto. “la velocità e la libertà del gesto pittorico.” A questa concezione della pittura limitata a elementi basilari come la linea e il colore ma utilizzati con tanta espressività quanto emotività, Manuel Salinas aggiungerà qualcosa di proprio, qualcosa legato al suo innato gusto per l’armonia e l’ordine: una sorta di nostalgia per la geometria questo può essere rintracciato anche nei suoi dipinti più gestuali”, dice Yñiguez. In questa fase che inizia negli anni ’80 e durerà tutta la sua vita. «Non è che abbia organizzato i suoi dipinti a partire da approcci geometrici, come avrebbe potuto fare negli anni ’70 con il minimalismo, ma è lo stesso processo pittorico che lo porta a trovare, più che a cercare, ragioni geometriche e rapporti che bilanciano le composizione. Il valore del dipinto risultante dal processo rivelerà quella tensione tra il gesto espressivo e l’idea di ordine, tra emozione sensibile e ragione.

  • Dove: Centro Andaluso per l’Arte Contemporanea (CAAC)

  • Indirizzo: Americo Vespucio, 2

  • Quando: dal 9 maggio al 22 settembre

Verso la fine degli anni ’80, la pittura di Salinas crea una propria e personale sintesi di espressionismo astratto in cui si fondono vibrazione, tensione, immediatezza ed espressività, legata anche alle possibili influenze di pittori come José Guerrero o Miguel Ángel Campano, così come la propria sensibilità educata al barocco.

Nel 2004 Manuel Salinas ha creato il logo per il 75° anniversario della nascita del quotidiano ABC a Siviglia. Il dipinto rappresenta il numero 75 in varie proposte cromatiche, e sotto il numero compaiono le lettere “ABC” ricavate da tavolozze di colori, formula così caratteristica di questo pittore.

 
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