Arcobaleni notturni, piante con gli occhi e una macchina fotografica-bidone della spazzatura in una mostra sulla magia della fotografia

Arcobaleni notturni, piante con gli occhi e una macchina fotografica-bidone della spazzatura in una mostra sulla magia della fotografia
Arcobaleni notturni, piante con gli occhi e una macchina fotografica-bidone della spazzatura in una mostra sulla magia della fotografia

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Una lattina, un contenitore della spazzatura, un telescopio e perfino la stanza buia di un edificio, con un fascio di luce che passa dalla finestra: tutto questo può diventare una macchina fotografica.. Lo dimostra una mostra curata da Francisco Medail, con opere di più di venti artisti emergenti e affermati, visibile fino alla fine dell’anno al CCK. All’inizio era magia propone “un ritorno ai concetti elementari della fotografia” in tempi in cui i telefoni ci permettono di registrare tutto, minuto per minuto.

A Daniele Tubio, invece, gli ci sono voluti mesi per catturare ciascuna delle immagini esposte. In diversi luoghi – da Avellaneda e Saavedra a Sarandí o al Delta del Tigre, e anche in un chiosco situato di fronte all’antico Palazzo delle Poste – ha individuato barattoli con un piccolo foro e carta fotosensibile all’interno. Le ha così trasformate in fotocamere stenopeiche, senza obiettivi, che gli hanno permesso di creare solarigrafie: fotografie senza l’intervento di processi chimici, in cui viene registrato il percorso visibile del sole per lunghi periodi di tempo. Ha poi scansionato ed elaborato digitalmente i negativi, per ottenere immagini che sembrano arcobaleni notturni.

Daniel Tubío ha impiegato diversi mesi per registrare il CCK da una lattinaPer gentile concessione di Daniel Tubío/CCK

Un’operazione simile è stata effettuata dal gruppo Broda con un contenitore della spazzatura, che trasformò con un buco in “uno strumento di espressione”. In diversi punti di Buenos Aires, Rodrigo Agüero Zubiaurri, Natacha Ebers e Rocío Pilar Mendez Brisighelli hanno catturato l’attività di personaggi anonimi e le dinamiche della città.

Altri paesaggi notturni di Tubío

Medail è andata ancora oltre, trasformando un’intera stanza del CCK in una camera oscura per questa mostra.: il filo di luce che entra di giorno dalla finestra, coperta da una lamiera metallica, permette all’edificio situato sul marciapiede opposto, su viale Leandro N. Alem, di riflettersi sulla parete in maniera invertita. “È il primo sistema ottico osservato nella storia dell’umanità”spiega il curatore.

Il collettivo Bazofia ha trasformato un contenitore della spazzatura in “uno strumento di espressione”

Un processo inverso ispirato Facundo de Zuviría durante la pandemia. Invece di creare camere oscure, Lasciava i libri della sua biblioteca su fogli di carta emulsionata in pieno sole sul balcone.. Dopo pochi minuti, ogni copia lasciava un’“ombra” bianca, circondata da una cornice blu di Prussia. Quelli cianotipi, oltre ad essere rappresentato in questa mostra, è stato protagonista fino a ieri in un’altra al Museo Nazionale di Belle Arti. Lì, settimane fa, è stato presentato un libro che raccoglie quasi cinquanta di quei ricordi originali della quarantena.

I cianotipi di Facundo de Zuviría sono esposti al CCK e al MNBAPer gentile concessione di Facundo de Zuviria

“La cianotipia è una delle prime forme di fotografia e, infatti, ne incarna fedelmente la definizione etimologica: foto (leggero e grafos (scrittura): scritto con la luce”, ricorda De Zuviria. Questa tecnica, aggiunge, “fu creata da William Henry Fox Talbot in Inghilterra, intorno al 1840, e sviluppata un paio di anni dopo da Anna Atkins per registrare le specie di alghe trovate sulla costa inglese. Atkins ha compilato e modificato queste immagini in un album da lui chiamato Alghe britanniche (1843), oggi considerato il primo libro fotografico conosciuto.”

Alcuni dei fogli stampati da Fede Ruiz Santaesteban

Le verdure possono anche diventare supporti di immagini.. I suoi pigmenti e la sensibilità alla luce lo hanno aiutato Fede Ruiz Santaesteban per creare il Rivelazioni del giardino magico: attraverso la tecnica del antiotipo, è riuscito a far apparire aspetti misteriosi su un’ampia varietà di foglie. Ricordano quelli che Graciela Sacco, maestra dell’eliografia, stampò sulle decalcomanie che distribuì e incollò negli angoli di Venezia durante la Biennale del 2001.

Nella sua serie Sensitive Surfaces, Célica Véliz ha utilizzato pigmenti di barbabietola, curcuma, spirulina e paprika per stampare.

La stessa procedura è stata utilizzata da Celica Veliz nella sua serie Superfici sensibilisolo nel suo caso ha fatto appello pigmenti di barbabietola, curcuma, spirulina e paprika. Questi inchiostri gli hanno permesso di stampare in diversi colori un ritratto di sua nonna, realizzato da suo nonno nella sua casa nel quartiere Agronomía negli anni ’50.

Giovana Zuccarino ha fotografato la Luna da un telescopioPer gentile concessione di CCK

Invece di scavare nelle radici dell’albero genealogico, Giovana Zuccarino guardò verso il cielo: le opere che espone appartengono ad una serie di fotografie della Luna scattate attraverso il telescopio Gautier equatoriale, del 1882, con una macchina fotografica a lastre che fissò all’apparecchio e il tecnica del collodio umido –un tipo di vernice che viene colata sul vetro–, la cui origine risale alla metà del XIX secolo.

Esteban Pastorino realizza i suoi Panorami con una macchina fotografica che permette alla pellicola di essere esposta continuamente senza tagli, ruotando su se stessaPer gentile concessione di Esteban Pastorino/Del Infinito

Molto più contemporaneo è il fotocamera progettata da Esteban Pastorino che permette alla pellicola di essere esposta in continuo senza tagli, pur ruotando su se stessa. Montato sul tetto di un’auto che ha visitato il Parque Patricios nel 2009, ha catturato un’immagine distorta e continua del quartiere. Ciò che viene esposto sono i negativi di quel paesaggio circolare della serie Panoramicache fece scalpore quando fu esposto dalla galleria Del Infinito in arteba e Pinta BAphoto.

Natacha Ebers ha fatto appello al proprio corpo nudo e a vari dispositivi fotografici che funzionano “come guardarsi allo specchio”.Per gentile concessione di Natacha Ebers/CCK

Non meno scalpore susciterà ai visitatori di questa mostra la serie di contenuti altamente erotici realizzata da Natasha Ebers. L’artista Ha fatto appello al proprio corpo nudo e a vari dispositivi fotografici che funzionano “come guardarsi allo specchio”.. “Sono un atto di desiderio intimo e ansioso, che arde come la luce del sole che brucia la carta fotosensibile”, sottolinea, come se fosse necessario, il testo della stanza. Molto diverso dai ritratti in bianco e nero retroilluminati di Rosana Schoijettche evocano silhouette vittoriane tagliate a mano.

I ritratti retroilluminati in bianco e nero di Rosana Schoijett evocano sagome vittoriane tagliate a manoPer gentile concessione di Rosana Schoijett/CCK

Forse c’è la risposta alla domanda: “La fotografia potrà sorprenderci ancora?” Il curatore aggiunge che, “se la capacità di meraviglia di qualcosa è inversamente proporzionale al suo aspetto quotidiano, diventa necessario prendere le distanze dallo stordimento post-fotografico in cui viviamo. Allontanarsi dall’ipermediatizzazione visiva, tornare alle origini della sua invenzione per cercare lì un nuovo modo di avvicinarsi a questi oggetti”.

All’inizio era magia al CCK (Sarmiento 151), fino al 22 dicembre. Dal mercoledì alla domenica, dalle 14 alle 20, con ingresso gratuito.

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