L’UNRWA conferma la permanenza a Rafah a causa del rischio di invasione israeliana

Considerata il principale attore umanitario sul posto, l’Agenzia ha respinto la sua intenzione di spostare il proprio personale dopo che le autorità israeliane hanno ordinato lunedì l’evacuazione parziale della popolazione rifugiata in quel governatorato.

“L’UNRWA non sta evacuando: l’agenzia manterrà una presenza a Rafah il più a lungo possibile e continuerà a fornire servizi di soccorso e aiuto alla popolazione”, si legge in un comunicato stampa diffuso dall’entità.

Secondo quanto riportato dalla stampa, le forze di difesa di Tel Aviv hanno lanciato volantini dagli aerei e inviato messaggi di testo per telefono chiedendo alla popolazione di lasciare diversi quartieri della città.

Le informazioni “consigliavano” ai civili di trasferirsi in una delle cosiddette aree sicure di Al Mawasi, a ovest di Rafah, vicino al Mar Mediterraneo.

L’operazione precedentemente annunciata a Rafah è stata fortemente respinta dalla comunità internazionale e dalle Nazioni Unite poiché il governatorato ospita metà della popolazione di Gaza, ad alto rischio di insicurezza alimentare e senza accesso a servizi essenziali come alloggi, cibo, acqua o servizi igienico-sanitari. dopo quasi sette mesi di conflitto.

Diverse entità umanitarie delle Nazioni Unite considerano questa e altre iniziative simili di evacuazione da parte del governo di Benjamin Netanyahu come sfollamenti forzati.

La portavoce dell’Unrwa Louise Wateridge ha avvertito che ad Al Mawasi mancano gravi infrastrutture sufficienti, compresa l’acqua disponibile.

Nelle dichiarazioni pubblicate dal portale di notizie delle Nazioni Unite, il portavoce non ha ritenuto fattibile l’idea di trasferire lì decine di migliaia di persone in più.

Una precedente valutazione dell’agenzia stimava che più di 400.000 persone si stanno rifugiando nella zona costiera mentre altri gruppi continuano ad arrivare dalla vicina città di Khan Younis.

L’UNRWA ha riferito di avere due centri sanitari temporanei ad Al Mawasi e altri punti medici recentemente istituiti nell’area, tuttavia ha insistito sul fatto che non ci sono le condizioni per un altro sfollamento di massa.

“Contrariamente a quanto si dice, è tutt’altro che sicuro, perché nessun posto è sicuro a Gaza”, ha detto la direttrice delle comunicazioni dell’UNRWA Juliette Touma.

ro/ebr

 
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