La nuova storia di Marcelo Birmajer: l’enigma dell’autore

La nuova storia di Marcelo Birmajer: l’enigma dell’autore
La nuova storia di Marcelo Birmajer: l’enigma dell’autore

In questo marzo che finisce ho letto due libri spettacolari. Coradi Jorge Fernández Díaz e Padre Mugicadi Ceferino Reato.

Fernández Díaz alterna da decenni giornalismo, saggistica e narrativa. Sono particolarmente propenso ai suoi romanzi. Conserva ancora la resistenza degli autori con cui mi sono formato: la chiarezza, la forza e la singolarità della prosa, al servizio della una storia raccontata con l’audacia di una prima voltacon l’obiettivo impenitente che il lettore non lasci andare il libro fino alla fine.

Reato, da allora Operazione Traviata-dove per la prima volta documentò giornalisticamente il segreto di Pulcinella dell’omicidio di Rucci: giustiziato dai Montoneros-, ha ricapitolato la sanguinosa e bizzarra lotta armata degli anni ’70 in Argentina.

Entrambi i libri si sono intrecciati nella mia immaginazione, non solo perché li ho letti d’un fiato, praticamente nello stesso momento. Ma anche perché sostengono universi comuni.

In Comando, il suo libro d’addio, Kissinger suggerisce: “Per conoscere la visione del mondo di un uomo, chiediti com’era il mondo quando quel ragazzo aveva 20 anni.” Sia Fernández Díaz che Reato mi ricordano non il mondo di quando avevo vent’anni, ma la visione del mondo che mi ero forgiato quando avevo quell’età.

Certo, gran parte delle certezze che ho difeso in quell’età inospitale per la mente e per l’anima – “Avevo vent’anni”, diceva Paul Nizan, “non permetterò a nessuno di dire che sia l’età migliore della vita” – non Oggi, per me, superano la categoria delle sciocchezze, dei sillogismi, delle entelechie… Ma I dubbi di allora mi accompagnano ancora. Continuo a pormi le stesse domande.

Entrambi i libri mi hanno portato, come dice Fernández Diaz nel suo romanzo, in una metafora devastante, come il mare restituisce i cadaveri, quelle domande che costituiscono il nostro tesoro unico: quelle a cui nessuno può rispondere.

Credo che entrambi gli autori abbiano scritto libri affascinanti e magnetici perché non sanno esattamente quale sia l’enigma che stanno svelando. Sospetto che ciò che i clienti chiedono a Cora: una detective sentimentale del liceo, materia prima di Netflix, personaggio inaugurale femme NO fatale noir Buenos Aires -, non è tanto che ricevo loro le foto, le prove, i dati. Quello che vogliono sapere è perché non si sono separati, se sono amati o no, se amano o no. Non tanto quello che fanno gli altri: ma perché loro, ciascuno dei clienti di Cora, hanno agito in questo o quel modo durante tutta la loro età adulta.

Sono abbastanza sicuro che se Fernández Díaz avesse esplicitato questa silenziosa affermazione dei clienti del suo romanzo, non sarebbe stato così efficace come finisce per essere questo thriller, che assorbe fino all’insonnia. Cora ce lo ricorda l’amore è una forza che va oltre le monografie del 21° secolo, che il suo incantesimo non è stato decodificato dall’intelligenza artificiale, né dai geni né dai sondaggi. Tanto meno per le dichiarazioni dei suoi protagonisti. Il compito di Cora è permettere a ogni cliente di trovare la propria risposta in silenzio, quasi senza dirla a se stesso.

Le eroine di Díaz sono letteralmente di tutti i giorni. Non sono traumatizzate da un passato atroce, né si rivelano per questioni di genere, né si sentono spiazzate in base al loro stare al mondo. Lavorano sodo, si innamorano spesso di coloro che preferirebbero non amare (come Adamo ed Eva, per esempio); Falliscono e riescono in modo casuale. Sono argentini per natura e universali grazie all’autore. Vivono storie all’interno del romanzo, e rimangono vive, cercando una nuova storia, non appena questa finisce.

Reato va alla ricerca degli assassini di Mugica. E in questo transito c’è anche una dinamica tipica della polizia: la vittima, l’arma del delitto, i moventi, gli indagati. Lo stesso Reato interpreta il ruolo del detective.

A differenza di Traviatadove il ricercatore doveva solo trovare la prova di un’ipotesi inconfutabile, in Padre Mugica Solo le false piste tracciate in più di mezzo secolo di manipolazioni e inganni possono essere scartate categoricamente; e seminare legittimi sospetti sui possibili esecutori, sulla base delle fragili tracce che la giustizia segue (nella sua versione trascendente o giudiziaria): motivazioni, dichiarazioni, atti concomitanti, antecedenti.

Ma quello che ho trovato essere il baricentro del libro è stata la ricostruzione storica ed esperienziale di Mugica e dei suoi dintorni. In particolare il loro rapporto celibe o no, in ogni caso romanticocon la giovane Afrodite Lucia Cullen.

Quell’aspetto melodrammatico, insolito negli altri volumi di Reato: la suspense sentimentale. Mugica condivide una stanza a Parigi con la giovane filantropica: entrambi membri di un’aristocrazia di Buenos Aires che ha trovato una forma di intrattenimento pericolosa negli slum dalla sua stessa città. Alcuni degli intervistati confermano una storia d’amore consumata, altri la negano. Ma più tardi Mugica, come prete, officia il matrimonio di Cullen con il Montonero Nell.

Nell partecipa alla rissa armata a Ezeiza al ritorno di Perón. Lo hanno lasciato paraplegico con un proiettile. Mesi dopo, sopraffatto, Chiede aiuto alla moglie per suicidarsi, che lo offre, con la sua imperterrita filantropia; senza troppi sensi di colpa, secondo la sua corrispondenza.

Ma questa tragedia deriva da una precedente storia d’amore con il carismatico e affascinante prete che li ha sposati? È il Pago Chico di Payró o Shakespeare? Mugica rimase in un celibato incerto per garantire la sua trascendenza, spinto dalla vanità; a differenza del vescovo Podestà, che preferì il matrimonio alla Storia?

Lo mando a Cora per scoprirlo in streaming. Faccio in modo che il suo primo caso avvenga negli anni ’70. Non mi sembra impossibile. Poi riappare negli anni ’90 del secolo scorso: senza cellulari né stronzate dei sociologi.

Poco più che ventenne (l’età in cui forgiamo la nostra visione del mondo), Cora deve rivelare l’intimità di quella stanza che Cullen e Mugica condividevano a Parigi; come in una camera oscura, non elettorale ma fotografica.

Queste informazioni possono determinare una mossa politica negli scacchi che avvicina o allontana Mugica da Perón, dalla Chiesa, dalle sue molteplici motivazioni, qualunque esse siano esattamente, se mai umana può esserlo. L’imprenditore può appartenere a uno dei segmenti concorrenti: un deputato dell’assistenza sociale di López Rega, un laterale di Montoneros, un cittadino comune della polimorfa corte di Perón. È il risveglio vocazionale di Cora.

Finalmente, Cora ritorna con la verità.

Mugica viene ucciso. Nell, proveniente dal gruppo nazista di Tacuara, si suicida accanto ai binari del treno, assistito dalla moglie, pochi mesi dopo l’omicidio del prete. Cullen è incinta. La rivelazione di Cora avrà un impatto su quella successione di eventi? La debacle politica è stata attraversata dalla vendetta shakespeariana?

Le informazioni arrivano tardi per l’imprenditore, ma valide per scrivere la Storia. Cora brucia le conclusioni, su carta – non esiste altra forma di conservazione – in una cerimonia sacrificale in Vaticano. Questo è quello che ricevo leggendo due libri contemporaneamente prima della fine di marzo.

 
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