Le ONG di tutto il Paese chiedono al governo di Entre Ríos di fermare la caccia agli uccelli autoctoni

Le ONG di tutto il Paese chiedono al governo di Entre Ríos di fermare la caccia agli uccelli autoctoni
Le ONG di tutto il Paese chiedono al governo di Entre Ríos di fermare la caccia agli uccelli autoctoni

In una lettera indirizzata al ministro provinciale dello Sviluppo economico, Guillermo Bernaudo, 61 organizzazioni non governative hanno chiesto “la sospensione per 5 anni” della caccia alle specie autoctone – soprattutto nelle riserve – “fino a quando non ci saranno studi attendibili e partecipativi sugli uccelli e sul piombo”. contaminazione causata dalla caccia”. In quest’ordine si ricordano le sentenze della Giustizia che hanno dichiarato nulle e incostituzionali le delibere che abilitano la caccia nelle ultime due stagioni. Considerano anche “il rifiuto schiacciante di questo tipo di pratiche da parte della stragrande maggioranza della società di Entre Ríos”. Nella lettera – secondo il portale Era verde– richiedere un’audizione formale per esprimere la “posizione riguardo alla politica irresponsabile della caccia” portata avanti nelle passate amministrazioni.

La lettera inviata alle autorità governative per sospendere la caccia alla piccola selvaggina è stata pubblicata il 3 maggio. È firmato, tra gli altri, dal Forum Ecologico del Paraná, dal Cebtri per lo Studio e la Difesa degli Uccelli Selvatici (Ceydas), Ecoguay, Animal Aid, Animal Conscience e l’Istituto di Diritto Animale dell’Ordine degli Avvocati di Entre Ríos. Aderiscono anche istituzioni animaliste e ambientaliste provenienti da tutta l’Argentina e dall’Uruguay, tra cui Fundación Azara, Fundación Cullunche, Pumakawa, Fundación Hábitat y Desarrollo, Coendú de Uruguay, Pájaros Caídos e Association for Environmental Justice.

Si rende nota la richiesta pubblica degli enti in vista di quella che sarebbe l’imminente apertura della stagione di caccia a Entre Ríos. Indicazioni che suggeriscono che la risoluzione ufficiale sia quasi un dato di fatto sono fornite dalle udienze pubbliche convocate per pubblicizzare gli studi sulla popolazione delle anatre, commissionati da organizzazioni pro-caccia e che sono stati messi in discussione dalle organizzazioni perché parziali il processo di lavoro non è stato partecipativo.

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Nella nota presentata al Ministro Bernaudo, si sottolinea che gli studi biologici citati a supporto delle norme che hanno consentito la caccia sono incompleti, e che questo è ciò che ha portato il Dipartimento di Giustizia a dichiarare le risoluzioni della Direzione delle Risorse Naturali, N. 1.099/22 e N. 088/23 ritenuti “violatori dei trattati internazionali” come l’Accordo di Escazú e la Convenzione sulla diversità biologica. Si è sostenuto che, inoltre, “la caccia minaccia il patrimonio naturale di tutti gli abitanti di Entre Ríos”.

Il testo afferma inoltre che “il rifiuto schiacciante della stragrande maggioranza della società di Entre Ríos nei confronti della caccia agli animali autoctoni, una delle questioni menzionate dalla Giustizia nella sentenza del 2023 è la totale mancanza di istanze partecipative di dialogo, dibattito e consenso promosse dalla Stato e prima di prendere una decisione, questione che è stata richiamata anche da entrambi i magistrati nelle citate sentenze”, ha precisato. il portale Era Verde.

Proprio nei punti specifici del requisito si solleva la necessità di aprire “fasi di dialogo, dibattito e decisione a tutte quelle istituzioni interessate alla materia”; e “invitare le istituzioni ambientali e animaliste a partecipare al campionamento delle popolazioni di anatidi e tinamidi e mettere a loro disposizione le metodologie utilizzate per effettuare lo stesso”.

Riguardo quest’ultimo aspetto, gli organismi sottolineano che “sia gli studi sulla popolazione, sia quelli riferiti alla contaminazione da piombo devono essere condotti da università e/o équipe tecniche con esperienza in materia, di concerto con lo Stato provinciale, e non da organizzazioni con evidenti interessi nel consentire la caccia, come la Camera argentina del turismo venatorio e della conservazione (CATCyC) e altri enti venatori”.

Nella lettera si chiede infine un’audizione per far conoscere la “posizione riguardo alla politica venatoria irresponsabile portata avanti negli ultimi anni dagli enti preposti alla gestione della fauna selvatica nella Provincia, che non hanno minimamente pensato alla tutela”. e conservazione del patrimonio naturale di Entre Ríos o partecipazione dei cittadini”.

La nota è inviata al Ministro dello Sviluppo Economico di Entre Ríos, Guillermo Bernaudo

 
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