Cosa può succedere se il Senato respinge o modifica la legge Basi e il pacchetto fiscale | Il percorso che attende il progetto di punta di Javier Milei

Cosa può succedere se il Senato respinge o modifica la legge Basi e il pacchetto fiscale | Il percorso che attende il progetto di punta di Javier Milei
Cosa può succedere se il Senato respinge o modifica la legge Basi e il pacchetto fiscale | Il percorso che attende il progetto di punta di Javier Milei

Il Senato sta attraversando un arduo dibattito sulla mezza sanzione che la Camera dei Deputati ha dato alla cosiddetta Legge delle Basi e al relativo pacchetto fiscale del governo Javier Milei, dove la corsa ai voti favorevoli e contrari genera ancora incertezza circa il risultato finale che si raggiunge in sede. Dal blocco della prima maggioranza rappresentato da Unión por la Patria alla Camera alta, si promuove il rifiuto di entrambi i progetti, pur avendo al suo interno 33 senatori, quattro in meno di quelli necessari per raggiungere la metà più uno dei membri della Camera alta. organismo che conta 72 membri, quindi sarebbe necessario raggiungere quei voti per imporre il rigetto. Mentre l’opposizione dialogica mette in discussione molti delle centinaia di articoli contenuti sia nella Bases law che nella sezione fiscale, dove l’elenco dei punti più controversi comprende di tutto, da poteri delegati al ramo esecutivo fino al storno dell’imposta sul reddito agli operai, attraversando il privatizzazioniLui Regime di incentivi per i grandi investimentiLui riciclaggio di denaro e il riduzione dell’imposta sulla proprietà personaleIL flessibilità del lavoroe al quale si aggiungeva anche il controverso “Legge sul tabacco”. Una resistenza che ha provocato il partito al governo La Libertad Avanza e funzionari della Casa Rosada Finirono per ammettere la possibilità che il testo giunto alla Camera di revisione potesse essere restituito ai Deputati. Cosa potrebbe accadere allora se il Senato respingesse o modificasse parzialmente uno o entrambi i progetti di legge?

Cosa dice la Costituzione

La procedura da seguire è determinata nella stessa Costituzione Nazionale nel suo Capitolo Quinto, che fa riferimento alla “formazione e sanzione delle leggi”. Lì l’articolo 81 stabilisce: «Nessun disegno di legge integralmente respinto da una Camera può essere ripetuto nelle sedute di quell’anno. Nessuna Camera può scartare completamente un progetto che ha avuto origine in essa e che è stato poi aggiunto o modificato dalla Camera revisionatrice. Qualora il progetto subisca integrazioni o correzioni da parte della Camera esaminatrice, deve essere indicato l’esito della votazione per stabilire se tali integrazioni o correzioni siano state apportate dalla maggioranza assoluta dei presenti ovvero dai due terzi dei presenti. La Camera d’origine può, a maggioranza assoluta dei presenti, approvare il progetto con le aggiunte o correzioni introdotte o insistere sul testo originario, a meno che le aggiunte o correzioni non siano state apportate dal revisore da due terzi dei presenti. In quest’ultimo caso il progetto passerà all’Esecutivo con le integrazioni o correzioni della Camera di revisione, a meno che la Camera di origine non insista sulla sua formulazione originaria con il voto dei due terzi dei presenti. La Camera d’origine non può apportare nuove integrazioni o correzioni a quelle apportate dalla Camera di revisione.”

Se il Senato respinge uno o entrambi i progetti (per i quali deve avere almeno 37 voti), non potranno essere nuovamente discussi durante l’attuale legislatura (2024).

Invece, Se il Senato respinge alcuni articoli di uno o entrambi i progetti di legge, ovvero ne modifica o apporta correzioni al testo, il disegno di legge o i progetti di legge devono ritornare alla Camera di origine (Deputati)., affinché accetti o ratifichi i rifiuti o le modifiche. Lì tutto dipende ancora una volta dai numeri.

L’attuale frammentazione della rappresentanza politica in entrambe le Camere fa sì che nessuno dei progetti in discussione raggiunga una maggioranza schiacciante, o almeno aggravata. Quindi la disputa sul numero è più significativa.

Cosa potrebbe succedere

Al Senato, L’opposizione dura, sommata ai dialoghisti meno morbidi, potrebbe arrivare a modificare articoli, addirittura a respingerli in particolare. Anche se, secondo il dibattito alla Camera alta, i numeri sono molto belli e questa eventuale previsione di modifica o reiezione di un articolo potrebbe portare ad un risultato risicato di 37 voti a favore (forse qualcuno in più): la maggioranza assoluta — la metà più uno dei suoi membri— e il progetto ritornerebbe integralmente alla Deputazione.

Pertanto, la Camera, se non accoglierà la cancellazione o la modifica, dovrà riunire altrettanti per sostenere il testo originario con cui quell’articolo è stato inviato al Senato, il quale non avrà più la possibilità di rivederlo nuovamente e lo farà rimanere saldi nella legge. La Costituzione prevede solo tre istanze della procedura: Camera d’origine, Camera di revisione e Camera d’origine per accogliere le modifiche introdotte o ratificare il progetto originario (prima della riforma del ’94 c’erano 5 istanze).

Ad esempio, se il Senato respinge o modifica un articolo con 37 voti (maggioranza assoluta), i Deputati potrebbero ratificare il testo originario con la stessa maggioranza assoluta: 129 voti, la metà più uno dei suoi membri e tenendo conto che entrambi i progetti hanno raccolto la Camera abbassa un numero ancora maggiore: Basi con 142 voti in generale e il pacchetto fiscale con 140.

Cioè, i deputati devono eguagliare o superare il numero proporzionalmente al rifiuto o alla modifica del Senato, per ratificare il suo parere. Altrimenti le modifiche del Senato rimarrebbero ferme.

Se il Senato riuscisse a raggiungere i due terzi dei suoi membri per modificare o respingere un articolo, i Deputati avrebbero bisogno della stessa cifra per ratificare il suo testo. Uno scenario che oggi non sembra possibile: né l’opposizione potrebbe raggiungere quel numero alla Camera alta, né il partito al governo e i suoi più forti alleati alla Camera bassa.

Forse, negli articoli della Legge fondamentale più respinti al Senato e che hanno raccolto molti meno voti alla Deputazione, l’equazione potrebbe essere diversa. Il precedente più vicino è la legge sugli affitti che poi promosse a Deputati quello che era Insieme per il cambiamento nel 2023 e che il Senato modificò nel settembre di quell’anno. La contestazione incrociata generata dal testo originario fece sì che l’allora opposizione incontrasse seri problemi nel sostenere l’afflusso di voti con cui ottenne la mezza sanzione a Deputati e finì per accettare le modifiche apportate dalla Camera alta.

Quest’ultima possibilità dipenderà molto da come si comporteranno i governatori dei diversi gruppi politici riguardo agli articoli della legge Bases e al pacchetto fiscale che interessano i loro territori. Se si mettono davanti alla Casa Rosada e la costringono ad accettare modifiche al testo affinché i progetti di Milei non si impantanino nuovamente, oppure accettano le conseguenze che le leggi avranno sulle loro province.

 
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