sequestrato – Más Río Negro

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La Procura di Viedma ha accusato tre uomini e una donna arrestati di aver catturato sei capre in un campo situato vicino al torrente Bahía, a 130 chilometri dalla città di Viedma. Tutti sono stati posti agli arresti domiciliari.

Secondo l’accusa, il gruppo viaggiava in un veicolo fermato al posto di blocco della polizia di stanza nelle terme La Lobería con sei capre senza pelle, senza visceri e senza testa. In precedenza, il proprietario di un campo vicino aveva avvertito dell’incidente avvenuto la notte del 20 maggio.

La Procura gli ha contestato il reato di furto aggravato, con i tre responsabili quali coautori, ai sensi degli artt. 45 della qualificazione CP e del Codice Penale.

A supporto probatorio di questa fase incipiente delle indagini vi è la denuncia penale presentata dal proprietario del campo sito nella zona del torrente Bahía, in cui vengono denunciati gli animali scomparsi.

I risultati del procedimento di polizia condotto dalla Brigata Rurale, dall’unità di polizia di El Cóndor che ha svolto numerosi procedimenti sul posto e dall’ufficio di investigazione criminale che ha sequestrato il veicolo. A ciò ha aggiunto i resoconti dell’incidente e i resoconti degli imputati.

All’udienza tenutasi martedì sera, meno di 24 ore dopo l’incidente, l’accusa ha chiesto la custodia cautelare dei quattro imputati, nel caso di uno di loro, in modalità domiciliare. Il giudice intervenuto ha accolto tutto ciò, disponendo misure cautelari per la durata di 40 giorni.

FONTE: PUBBLICO MINISTERO FISCALE / VIEDMA

Hanno accusato un soggetto di trasporto di parti prodotte dal bracconaggio

La Procura di Bariloche ha accusato un individuo di un atto che costituisce il reato di trasporto di pezzi derivanti dal bracconaggio, come regolato dalla legge nazionale 22.421, sulla protezione e conservazione della fauna selvatica.

L’accusa gli ha attribuito quanto accaduto il 24 dicembre dello scorso anno, intorno alle 17,30, all’aeroporto internazionale “Teniente Luis Candelaria” della città di San Carlos de Bariloche, quando l’imputato tentò di salire a bordo di un aereo della compagnia costo vincolato per Aeroparque che trasporta con sé un pezzo derivante dal bracconaggio. Questa situazione gli era “evidentemente” nota, dato che non aveva la documentazione per dimostrare che si trattava di un oggetto derivante dalla caccia legale, come previsto dalla normativa.

Nello specifico, ha tentato di trasportare illegittimamente all’interno del suo bagaglio un corno di cervo a quattro punte, che è stato rilevato dal sistema di controllo a raggi X del settore sicurezza; prima dell’imbarco sull’aereo e confiscati dal personale PSA.

Il sostituto procuratore ha descritto le prove contenute nel fascicolo, tra cui il verbale processuale dell’ufficiale che ha utilizzato l’apparecchiatura a raggi X nell’aeroporto di Bariloche, il verbale di violazione ambientale contenente il rapimento, la carta d’imbarco del volo, le fotografie della valigia e l’X- raggi, tra gli altri.

Nell’udienza tenuta da Zoom, ha chiesto quattro mesi per le indagini penali preparatorie, con l’obiettivo di utilizzare questo periodo per raggiungere un accordo basato sull’articolo 14 del codice di procedura penale della provincia e arrivare ad una soluzione a questo conflitto.

L’imputato ha rilasciato brevi dichiarazioni sull’accaduto, affermando sostanzialmente di non essere a conoscenza della normativa, dell’origine delle corna – rinvenute in un campo – e di non aver mai avuto alcuna intenzione di commercializzarle. È stato assistito da un avvocato privato che non si è opposto alla presentazione delle accuse e ha affermato che era suo desiderio lavorare su un possibile accordo.

Il Giudice di garanzia ha considerato le accuse formulate per il fatto precedentemente denunciato inquadrabili nel delitto di trasporto di pezzi provenienti dal bracconaggio così come disciplinato dalla legge 22.421 sulla tutela e conservazione della fauna selvatica, quale autore ai sensi degli articoli 45 del codice penale e dell’articolo 27 della suddetta legge.

FONTE: PUBBLICO MINISTERO FISCALE / BARILOCHE

Foto illustrativa: Polizia rurale del Río Negro

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