Recensione di “Testo per sonnambuli”, di Julio César Sánchez, di Alberto Hernández

Lo scrittore venezuelano Julio César Sánchez è morto martedì 11 giugno a Mérida, dove viveva.

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Alla fine, quando il sonno mi trascinò nel luogo dove si trovava il libro, potei constatare che non lo avevo perso, che era ancora nello stesso posto. Ed eccolo lì. Letto tanti anni fa, ritorno alle sue scosse, alle sue “cattiverie”, ai racconti dove si uniscono aneddoti e poesia, dove il suo autore, Julio César Sánchez, lo stesso che era con me in quell’avventura del Master in Simón Bolívar ed era già un poeta pubblicato, rimane oggi il poeta della mia memoria. Ed eccolo qui, a portata di mano. Un libro che racchiude le linee principali di quel tempo, negli anni ’80, quando l’irriverenza, la vecchiaia lontana e la morte come simbolo passavano mentre letture, libagioni e parole costruivano il resto dei mondi che avremmo voluto vivere. E noi li viviamo. Li abbiamo letti, li abbiamo bevuti e li abbiamo scritti.

Ed eccolo qui allora Testo per sonnambuli, del mio amico e compagno di università Julio César Sánchez. Pubblicato dalla Editorial Arte de Caracas nel 1981, questo libro di Julio César ha continuato a suonarmi e a sognarmi, continua a suonarmi per le storie ben costruite che a volte si insinuano in una poetica dura e si riversano come un linguaggio aperto e vivo , davanti a un lettore che sa che quello che stai leggendo è tanto plausibile quanto impossibile, una letteratura che si inquadra nel breve racconto, quella dove l’ironia e lo scherno, la sorpresa e l’abbagliamento, permettono per un lungo istante di non distaccarsi da le sue pagine fino all’ultima pagina.

Scritto a Mérida tra il 77 e il 79, continua ad essere un libro fresco, gustoso da leggere, per la varietà degli argomenti, per il modo di affrontare ciascuna delle questioni che tocca, per la qualità della scrittura e la sostanza delle ciò che contiene e non nasconde.

Con il testo in quarta di copertina di Pascual Estrada A., quest’opera di Julio César sarà ancora una volta la compagnia di questo cronista. E sarà nella misura in cui ogni storia smetterà di dire: un impossibile, perché ogni storia evidenzia che il tempo non esiste, che la voce del narratore è la stessa voce di chi la legge. Che non basta che il tempo passi. Del resto, nella letteratura il tempo non passa: resta ancorato a ogni personaggio, a ogni evento, a ogni paesaggio, a ogni silenzio.

Estrada ha testimoniato: “Scrivere la follia per sbarazzarsene. O meglio ancora, la lotta con la follia è faccia a faccia – maschera contro maschera – da soli, sonnambuli e senza penna, e solo una volta sconfitta può essere ricordata, rianimata e testimoniata – scritta – in testi trasparenti per sonnambuli”.

Eccoci dunque sonnambuli, guidati dai testi di Julio César Sánchez.

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Per la gioia dei lettori, lascerò sullo schermo due di questi testi e che il sonnambulismo li porti a continuare a contare sul fatto che ognuno di essi sia parte di un incubo, un incubo sano, in cui non manca la voglia di continuare. rivedendo pagine e pagine dove Giulio Cesare ha camminato come un altro sonnambulo che scrive.

Morte

Vestito di nero con cilindro e bastone, esco in strada dove tutti si inchinano al mio passaggio.

Nessuno sa che io sono la morte.

Mi innamoro di una donna. La porto in camera mia e facciamo l’amore.

Il giorno dopo viene a trovarmi. Metti dei fiori sulla mia tomba e piangi a lungo.

Merida 77.

La partita

Uno di questi giorni staccherò la testa a mia moglie. Con un colpo bianco di machete le farò saltare le orecchie, le braccia, i seni. Poi inizierò dal basso verso l’alto, uno per uno le dita, le gambe, la vita, tutto il corpo. Come appare sulla pagina rossa dei giornali del mio Paese. E quando la testa sarà a livello porterò i piedi sul campo di calcio dove la squadra mi aspetta per iniziare la partita.

Merida 78.

(Il mio amico Julio César è morto martedì 11 giugno a Mérida, dove viveva. È nato a El Tigre, stato di Anzoátegui, nel 1948. Ha lasciato pubblicato, tra l’altro, La parola apparenteuna raccolta di poesie pubblicata da La Draga y el Dragon nel 1977. Ha scritto anche un libro di racconti intitolato Di memoria e sogni. Rivista Genesidi Mérida, è stata la sua creazione negli anni ’70.

Restano le sue parole, la sua voce, la sua gioia e la passione per la poesia.

Sicuramente, caro Julio César, vedrai il negro Manuel Bermúdez, nostro professore di semiologia e compagno di studi di avvocato nella già lontana Caracas).

Poeta, narratore, giornalista e pedagogo venezuelano (Calabozo, 1952). Risiede a Maracay, Aragua. Nel 2020 è stato nominato membro corrispondente dell’Accademia Venezuelana della Lingua dallo Stato di Aragua. Ha conseguito la specializzazione in Letteratura latinoamericana presso l’Università Simón Bolívar (USB) ed è stato il fondatore della rivista Umbra. Ha pubblicato, tra gli altri titoli, le raccolte di poesie La beffa del muschio (1980), Amazzonia (1981), Ultima istanza (1989), Palpebra colpita dal sole (1989), occhi esterni (1989), Nord (1991), Tentativi ed esilio (millenovecentonovantasei), Bestie di superficie (1998), Poetica del non senso (2001), Nella bocca di un altro: antologia poetica 1980-2001 (2001), Terra da cui provengo (2002), La poesia della città (2003), Il cielo quotidiano: poesia in transito (2008), Porta Galina (2010), Gli esercizi del reato (2010), Stravaganza (2012), Vestiario (2012) e 70 poesie borghesi (2014). Ha pubblicato anche libri di saggistica Nuova critica al teatro venezuelano (1981) e Note alla lepre (1999); i libri di storia Frammenti della stessa memoria (1994), testi brevi (1999), Verginità e altre sfide (2000) e Storie fasciste (2012), il romanzo L’unica volta (2016) e i libri di cronaca Valles de Aragua, la regione visibile (1999) e spostamento dell’ombra (2001). Ha diretto il supplemento culturale Contenuto, Dal giornale Il piccolo giornale (Maracay), dove ha ricoperto anche il ruolo di direttore, segretario editoriale e redattore della fonte politica. Pubblica regolarmente su Creare a Salamanca (Spagna), in Cervantes@MileHighCity (Denver, Stati Uniti) e in diversi blog del Venezuela e di altri paesi. Suoi saggi e scritti letterari sono stati pubblicati su giornali La nazionale, L’universale, Ultime novità E Il Carabobeño, tra gli altri. Parte della sua opera è stata tradotta in inglese, italiano, portoghese e arabo. con il romanzo Il nervo poetico ha vinto il XVII Transgeneric Prize della Foundation for Urban Culture (2018).

Suoi testi pubblicati prima del 2015
12 • 104 • 119 • 189 • 208 • 209 • 210 • 211 • 212 • 213 • 216 • 217 • 222 • 224 • 225 • 226 • 227 • 242 • 259 • 284 • 290 • 297 • 299
Città di Letralia: Cronache dell’oblio
Edizioni Letralia: Libertà di espressione, potere e censura (coautore)
Edizioni Letralia: Le nuvole che passano (poesie per il Giappone)
Edizioni Letralia: Doppio sugli scogli. 18 anni di Letralia (coautore)

Alberto Hernández

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