“La Union è un mostro, una delle grandi aziende della città”

“La Union è un mostro, una delle grandi aziende della città”
“La Union è un mostro, una delle grandi aziende della città”

Giovedì 20/06/2024

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Ultimo aggiornamento 12:28

Il colloquio con il tesoriere dell’Unión, Jorge Cíceri, copre tutti i temi di El Litoral e ADN Gol 96.7. Lui riserva sempre, ad esempio riguardo all’eventuale acquisto del 50 per cento di Franco Pardo (c’è una finestra adesso e un’altra a dicembre), che «queste questioni le gestisca il popolo del calcio con il presidente».

-Come se fossero sanzioni, nell’Unione si è sempre parlato di “battaglia finanziaria contro battaglia economica”. Com’è il club in questo senso?

-Nell’Unione va bene la battaglia finanziaria contro quella economica. Ci ha permesso di fare gli enormi investimenti che stiamo facendo nel settore delle costruzioni. In un paese con queste disuguaglianze economiche, la parte finanziaria scivola e ci sono alcune buche che vengono rapidamente risolte con un po’ di ingegneria economica.

-Hai detto che la maggior parte dei proventi delle vendite andava alla categoria “lavori”. Dove è stato effettuato il maggiore investimento in mattoni?

-La maggior parte dei soldi è stata destinata ai lavori e la spesa maggiore è stata tra l’IPEI e la parte all’estremità della tribuna superiore; comprese le opere murarie per realizzare questo edificio multipiano che farà da struttura agli ascensori per i palchi.

-La maggior parte dei soldi è stata destinata ai lavori e la spesa maggiore è stata tra l’IPEI e l’estremità della tribuna superiore. Credito: Fernando Nicola

-Nuova tribuna e IPEI… ci sono altri investimenti di questo livello nell’Unione?

-Abbiamo realizzato una piscina praticamente nuova, nel natatorio, partendo da uno scaldabagno, perché non sono più caldaie: sono scaldabagni dalle dimensioni mostruose. Sono così finiti i problemi di depressione e i pericoli di avere una vecchia caldaia. Lì abbiamo fatto un investimento enorme, abbiamo sistemato tutto il settore spogliatoi, e i fasciatoi per ragazze e ragazzi sono stati differenziati da quelli per adulti. Sono opere molto costose, ma dureranno 50 anni. Credo che in quel settore non fosse mai stato fatto nulla di simile. L’altro grande investimento è stato quello di realizzare, come ho detto, dieci nuove aule presso l’IPEI.

-È trapelata un’informazione su un aumento del budget per il calcio giovanile a partire dal 2024…

– Ha preso un’altra impronta con l’arrivo di Nico Vazzoler e nella formazione sono stati fatti investimenti molto importanti in termini di strutture, dalle nuove palestre al miglioramento dei campi per gli allenamenti. Sono investimenti molto importanti e costanti ogni mese, dal mantenimento a ciò che significa stipendi e compensi di persone legate al calcio dilettantistico.

-Arrivò il Racing e Zenón fu accusato, cosa che poté eliminare l’inibizione di Munúa. Ci sono spese a rate (Portillo, la questione proseguita con San Lorenzo), ma quali sono i tanti soldi che Unión ha in piazza?

-C’è una tassa di fine anno che era qualcosa di Esquivel; Per i primi mesi del prossimo anno c’è un’altra puntata di Zenón, un’altra di Machuca. Se tutto andrà bene da qui a febbraio del prossimo anno si parla di incassare poco più di tre milioni di dollari.

L’Unión deve ancora ritirare parte del passaggio di Zenón. Credito: Manuel Fabatia

-In quelle buche, quando si dice “non ci sono contanti”, Luis Spahn continua a dare contributi personali come all’inizio della sua amministrazione?

-Non più, ora Unión ha una propria ingegneria per ottenere anticipi bancari e ottenere qualche tipo di denaro. Nel breve termine stiamo lavorando con le entrate reali del club.

-L’Unión vive sempre con quel cavallo di battaglia: “vendere due giocatori a stagione”

-Lo diciamo con Luis da quando siamo entrati nel club nel lontano 2009 e ti assicuro che in quel momento la situazione era molto più terribile, perché per uscire dal deficit dovevamo vendere giocatori, uno o due giocatori; Successivamente, tutto dipende dal valore di ogni vendita. Ma la risposta è sì: inevitabilmente un club come l’Unión deve vendere giocatori per far fronte alla propria economia.

Jorge Cíceri con Luis Spahn. Credito: Manuel Fabatia

-Potrebbero essere questi gli ultimi mesi di Luis Spahn come presidente dell’Unione?

No, non posso dirlo perché primo è una sua decisione e secondo non ne abbiamo parlato. Non mi ha detto niente, la verità è che manca ancora un anno e abbiamo tanto da fare. Anche per gli impegni che Luis ha assunto con il club

-C’è sempre qualcosa in giro nella proprietà, Jorge.

-La questione della proprietà è una questione pendente e il nostro presidente lo ha affermato più volte. Ma la verità è che siamo molto soddisfatti dei lavori fatti: il locale è stato ristrutturato dopo 50 anni. Dove un tempo c’era la famosa “Pajarera”, il socio troverà uno splendido posto dove i ragazzi dell’IPEI potranno svolgere alcune attività; Penso che debba essere qualcosa di unico in città a quell’altezza e con quella capienza. Siamo molto soddisfatti del piano di lavoro.

-A che livello è il supporto per il basket professionistico, da CD, a giocare la Lega Nazionale?

-È un investimento medio ma ovviamente tutto influisce. Praticamente per tutte le attività sportive è necessario versare un contributo a carico dell’erario.

-La vita quotidiana diventa “pesante” con stipendi che non dipendono dal calcio professionistico?

-Guarda, tra i dipendenti a tempo indeterminato, quelli del calcio dilettantistico, i medici, le persone che lavorano allo Stadio, i maestri di ogni disciplina, i medici del calcio dilettantistico…ecc…stimo che ci siano circa 150 dipendenti senza contare lo staff tecnico e lo staff medico del calcio professionistico. L’Unione deve essere una delle grandi aziende della città. Se si aggiunge l’IPEI, dove ci sono alcuni tipi di sussidi ma è chiaramente parte dell’Unión, parliamo di tra le 400 e le 500 persone che circondano il club, che dipendono direttamente o indirettamente dall’Unión. Ecco perché è un orgoglio immenso, perché a Santa Fe è davvero un mostro…questo va detto chiaramente.

 
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