Per violenza ostetrica hanno condannato un medico e un sanatorio di Rosario a pagare più di 28 milioni di pesos

Per violenza ostetrica hanno condannato un medico e un sanatorio di Rosario a pagare più di 28 milioni di pesos
Per violenza ostetrica hanno condannato un medico e un sanatorio di Rosario a pagare più di 28 milioni di pesos

La donna aveva chiarito di non volere farmaci durante il parto (Foto: Getty)

IL Giustizia di Santa Fe ha condannato il Sanatorio britannico grani del rosario e un medico da pagare più di 28 milioni di pesos per un caso violenza ostetrica E cattiva pratica. La delibera è stata però impugnata in primo grado.

Il caso è iniziato dieci anni fa e l’ostetrico accusato, José Luis Rivasmorì durante il processo giudiziario, quindi il debito ricadde sui suoi eredi.

La decisione è stata presa dal giudice in materia civile e commerciale Veronica Gotliebche ha deliberato che gli imputati pagassero una somma di 28.300.000 pesossecondo le informazioni dei media locali Rosario3.

I fatti sono accaduti il ​​5 agosto 2013, quando la vittima, Paola Carello, è stata operata con farmaci durante il parto. Le hanno somministrato ossitocina e anestesia epidurale, quando la donna aveva chiarito che avrebbe voluto avere un parto naturale se non ci fossero state complicazioni. Dopo questa situazione, sua figlia finì per nascere con taglio cesareo.

Carello è arrivata a Rivas quando era al secondo trimestre di gravidanza. La querela, intentata dall’avvocato Esteban Jurunindica che il paziente si è presentato a ciascuno degli appuntamenti da quel momento in poi e che sono stati effettuati tutti i controlli corrispondenti.

Il Sanatorio britannico ha affermato che né la donna né il bambino hanno subito danni durante il parto.

Come affermato dalla parte lesa, entrambi hanno concordato di attendere fino alla 41a settimana per indurre il travaglio e hanno anche concordato che, se fosse stata necessaria una mediazione, avrebbero informato in anticipo la donna delle ragioni e avrebbero chiesto il suo consenso. Tuttavia, nulla di tutto ciò è accaduto, poiché alla 40a settimana di gestazione il medico ha eseguito l’intervento Manovra di Hamilton, che induce meccanicamente il travaglio con rischi. Questo non sarebbe stato consultato con Carello.

“Il taglio cesareo non è stato rispettato, esercitando violenza ostetrica”, si legge nella denuncia, oltre a precisare che “la neonata è stata lasciata sola per tutta la durata dell’intervento in un’incubatrice staccata invece di dargliela, come aveva chiesto “rimase a piangere e a succhiare/leccare una coperta mentre finivano di operare sua madre nonostante la sua fervida richiesta di stare con sua figlia”.

Secondo il mezzo Il cittadino del webin risposta a tale denuncia, il Sanatorio britannico Egli ha affermato che il parto si è concluso senza complicazioni e che né la madre né il bambino hanno subito alcun danno. Il rappresentante dell’ostetrico, invece, ha assicurato che è stato Carello a richiedere l’epidurale, motivo per cui ha precisato che in questo modo sono stati modificati i termini di quanto precedentemente concordato.

In questo contesto Gotlieb considerava: “Dalle evidenze raccolte, trovo dimostrato che il medico non ha ottenuto il consenso informato della donna né per l’induzione del travaglio (manovra di Hamilton), né per la somministrazione di ossitocina né per l’esecuzione della taglio cesareo

“Mi risulta che sia stato dimostrato che la donna è stata sottoposta ad interventi medici senza previo consenso, concedendosi da parte del medico coimputato un eccessivo margine di discrezionalità sulle alternative terapeutiche disponibili”, ha proseguito nella sentenza, riferendosi all’accaduto come un caso di violenza ostetrica.

Rispetto al sanatorio, il magistrato ha sottolineato che l’istituto “deve non solo rispondere di riflesso o indirettamente degli abusi e della violenza ostetrica subiti dal medico, ma deve anche dimostrare la cattiva organizzazione del proprio servizio ostetrico e la conseguente riproduzione istituzionale”. situazioni di violenza ostetrica, risponderanno direttamente contestualmente al professionista del danno causato”.

Il giudice ha basato la sua decisione sulla legge 25.929, che garantisce il diritto delle donne a “essere informate sui diversi interventi medici che possono aver luogo durante questi processi”.

Allo stesso modo, la risoluzione è stata impugnata dagli imputati, pertanto il procedimento giudiziario proseguirà fino alla risoluzione dei ricorsi presentati.

 
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