Ayrton Senna, a 30 anni dalla scomparsa: il fatidico GP di San Marino

Ayrton Senna, a 30 anni dalla scomparsa: il fatidico GP di San Marino
Ayrton Senna, a 30 anni dalla scomparsa: il fatidico GP di San Marino

Sabato sera Ayrton ha avuto una lunga chiacchierata con Adriane, la sua compagna, e poi con il suo manager, Julian Jakobi. Non volevo scappare. Sid Watkins, storico medico della Formula 1, nutriva estrema fiducia ed enorme affetto per l’idolo brasiliano. “Non scappare, andiamo a pescare”, gli disse l’inglese. “Doc, ci sono cose su cui non abbiamo alcun controllo” fu la laconica risposta del pilota. Contratti, sponsorizzazioni, impegni… Ayrton doveva salire sulla Williams FW16 il giorno successivo e correre la terza prova del Mondiale.

Domenica 1 maggio Senna arrivò in pista con un brutto aspetto. Commosso dalla morte di Ratzenberger e dal tremendo incidente di Rubinho, sembrava molto pensieroso. Durante la lunghissima notte ha deciso di parlare con i piloti prima della gara per aderire alla richiesta rivolta alla FIA di migliorare la sicurezza. Il momento è servito anche ad appianare le divergenze con Michael Schumacher, che si mise subito a disposizione di Senna per creare una commissione di corridori che avesse risalto e peso nelle decisioni dell’organo direttivo. Gerhard Berger, amico personale del brasiliano, si arruolò subito. Lo stesso di Damon Hill e dell’ormai ritirato Niki Lauda.

Roland Bruynseraede, direttore di gara, è stato rimproverato da diversi piloti, con Senna in testa, durante la mattinata di Imola. Volevano risposte, volevano sicurezza. Qualcosa non andava. La vita di Ratzenberger non ha potuto solo contribuire alle tristi statistiche della Formula 1. L’incontro si è concluso con una tregua: si sarebbero incontrati di nuovo, due settimane dopo, a Monaco.

Senna si è seduto sulla sua Williams e, contrariamente alla sua routine, non ha indossato subito il casco. Infatti, quel giorno furono scattate diverse foto di lui nella sua macchina, legato con le cinture di sicurezza, ma con il viso scoperto. Sembrava triste. In una precedente intervista alla televisione francese, Ayrton ha inviato un messaggio ad Alain Prost, suo acerrimo rivale per dieci anni e che è stato commentatore della rete televisiva. “Manchi a tutti noi, Alain.” Il francese in quel momento non era in studio e non lo ha sentito. Glielo avrebbero mostrato solo a gara finita…

Senna si mise il casco e mise una bandiera austriaca nella cabina di pilotaggio. Volevo rendere omaggio alla memoria di Ratzenberger nel grembo d’onore mostrando lo stemma austriaco. Non potrei mai farlo.

E’ il momento della gara. Ayrton parte dalla pole position, seguito da Schumi sulla Benetton. Un incidente nel gioco che coinvolge Pedro Lamy e Jyrki Jarvilehto lascia la pista piena di pezzi di carbonio ed entra la safety car per ripulirla. Al sesto giro la safety car spegne i fari e la gara riprende. Senna mantiene la testa della corsa, pressato da Schumacher, e raggiungono il Tamburello, una curva veloce da 300 km/h. All’improvviso la Williams non gira, prosegue dritta, Senna tenta di frenarla e va a sbattere contro il muro con un’angolazione troppo complessa per la resistenza fisica del pilota. Imola è di nuovo silenziosa. Il silenzio in pista è il segnale peggiore, sempre. Il casco giallo sventola, Senna non parte, sono le 14:17 del 1° maggio 1994. La corsa si ferma con bandiera rossa. Sid Watkins inizia il suo lavoro, cercando di salvare la vita del suo amato Ayrton. Si prende cura di lui in una pozza di sangue (confermato da Eric Comas, che è passato di lì). Alle 14:20, una volta sceso dall’auto, gli hanno praticato una tracheotomia. Alle 14:33 Senna viene trasferito in elicottero all’ospedale Maggiore di Bologna e alle 14:55 la competizione riprende.

Alle 18,40 la dottoressa María Tereza Fiandri ha dichiarato: “L’elettroencefalogramma di Ayrton Senna non registra alcuna attività. Lo teniamo in vita perché lo prevede la legislazione italiana. Non c’è speranza”. e ha indicato l’ora ufficiale della morte alle 14:17, l’ora dell’incidente. Così finì il GP maledetto, il più fatidico della storia.

La successiva autopsia riferì che Ayrton aveva subito traumi multipli alla base del cranio, la rottura dell’arteria temporale e un collasso della fronte che causarono un’emorragia interna. Era morto Senna, l’idolo che attirava le folle di tutto il mondo in ogni gara di Formula 1, colui che affrontava i massimi livelli dell’automobilismo sportivo, colui che lottava sempre per la sicurezza… Oggi è un mito che le generazioni successive non hanno mai l’hanno visto correre dal vivo, lo hanno come idolo.

 
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