Squadra peruviana | Jorge Fossati e il suo impegno verso le ‘vecchie glorie’: perché è così difficile scommettere sul ‘Tunche’ e sul Grimaldo? | Copa America 2024 | Qualificazioni 2026 | SPORT-TOTALE

Cosa è più difficile: scommettere sul consolidamento di un giocatore di 21 anni come Joao Grimaldo o riabilitare un calciatore di 31 anni in declino da almeno due stagioni. Quale decisione comporta rischi maggiori rispetto alla fretta di ricostruire a squadra peruviana che riteniamo tra i migliori al mondo, quando la realtà è che – come nei nostri anni più difficili e dimenticabili – stiamo cominciando a ingraziarci pericolosamente il “quasi”.

Con il fuorviante merito del ‘ci abbiamo provato’.

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Siamo onesti. Il compito di Jorge Fossati è titanico. Gli chiediamo il successo, quando ciò che dovremmo aspettarci è un cambiamento progressivo e sano in mezzo a un universo di candidati molto austero e non competitivo. Partiamo allora dai conti onesti, non abbiamo giocatori da dimenticare Paolo Guerrero il prossimo settembre e mandare a casa André Carrillo, figure che, pur con le capacità fisiche deteriorate dal naturale passare del tempo, gli basta appena un successo, basta uno, frutto del caso o dell’abilità, per tornare ad essere le grandi stelle del nostro calcio.

Perché Fossati insiste su Cueva? C’è un’evidente fretta di ristabilire il meglio del precedente processo di Ricardo Gareca. ‘Aladino’ è stato il fulcro di un progetto iniziato a costruire nel 2015 e finito per logorarsi all’inizio del 2022, quello che oggi sembra la tabella di marcia per trovare soluzioni a molti dei problemi di questa Blanquirroja. La scommessa è un rischio che Fossati sembra deciso a sopportare.

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Cosa sostiene la convocazione di Cueva, calciatore che otto mesi fa non ha giocato partite ufficiali a causa di un infortunio? La sua prestazione a livello di selezione. Solo perché il giocatore dell’Alianza Lima fino a poco tempo fa non ha registrato la stessa costanza almeno negli ultimi sei o sette club in cui ha giocato.

È un giocatore della Nazionale, sì.

Il problema sorge se teniamo conto che la sua ultima grande prestazione con i Blanquirroja risale al novembre 2021, nella storica vittoria in casa contro il Venezuela. Da allora ad oggi sono passati due anni e mezzo. Quale giocatore si presume sia così rilevante dopo così tanto tempo senza essere trascendente? Solo Grotta.

Il dilemma ha raggiunto l’apice martedì scorso contro il Canada, quando in dieci minuti, sopraffatto dalla fisicità e dall’evidente mancanza di continuità, ‘Aladino’ trascende più di chiunque fosse titolare. Il rischio quindi non è solo la scommessa di Fossati, ma sta nelle forme: non c’era altro modo per provare a migliorare se non appellarsi a un veterano? Non era ora di mettere alla prova tutta quella voglia di chi ancora non sa cosa vuol dire giocare un Mondiale e deve restare in panchina per vedere come si continua a spremere il passato?

Al di là dei sani e buoni elogi al dilettantismo, per non parlare dell’esaltazione della dedizione e dell’impegno, questa squadra soffre di tasselli fondamentali nel meccanismo del gioco. Solo Carlos Zambrano si è rivelato una scommessa sicura sulla “vecchia scuola”. Poi soffriamo di profili di spicco come quelli che Gareca aveva nei suoi primo: Yotun, Trauco, Cueva, Carrillo, Flores e Guerrero. quella spina dorsale non esiste più.

Di fronte al Canada; Cueva, Carrillo e Guerrero hanno giocato insieme per 11 minuti. I tre non si incontravano in campo da settembre 2021, nell’1-1 contro l’Uruguay nelle qualificazioni. In quella partita giocata di giovedì, tutti e tre erano titolari. Sono passati quasi tre anni. Da allora, La Blanquirroja ha giocato 34 partite senza avere tutti e tre i giocatori in campo contemporaneamente. In almeno 15 occasioni, uno di quel tridente ha aggiunto minuti.

Cioè, la base della scommessa non era il background, ma i cognomi.

Paolo Guerrero, 40 anni, è la seconda alternativa in attacco dopo Gianluca Lapadula, 34 anni. (Foto: AFP)

Ci sono anche altri casi. ‘Ears’ oggi funziona più come attore non protagonista, ma chiediamo comunque che continui a essere un protagonista. Lo stesso per Sergio Peña, centrocampista che nei suoi momenti migliori era solo un pezzo di ricambio e che oggi prova senza riuscire a colmare i vuoti rimasti. Quindi il primo ostacolo all’avvio di un ricambio generazionale è l’assenza di varianti con proiezione posizione per posizione. O questo è quello che sembra a prima vista.

Optare per l’ingresso di Bryan Reyna, senza minuti per infortunio da 25 giorni, e poi accoppiarlo con Cueva, che non gioca da molto tempo, oltre a circondarsi di un Carrillo abbastanza in declino, non fa Sembra essere una questione di empowerment della squadra, ma piuttosto uno schiaffo che affoga.

C’era il fuoco di Grimaldo o la voglia di Zanelatto. Non necessariamente per provare a vincere una partita. Più come minuti e fiducia.

Un ultimo dettaglio. In queste qualificazioni, su dieci squadre, sei hanno la possibilità di qualificarsi direttamente per la Coppa del Mondo e un’altra attraverso i playoff. Cioè, essere esclusi significa presupporre un fallimento imbarazzante. Può darsi che quest’ultimo sia ciò che impone soluzioni pratiche a processi basati sull’onestà riguardo ai nostri limiti.

La decisione, infine, spetta a Fossati. È lui che deve assumere il modo in cui questa squadra è disposta a perdere: con il Sonne, il Grimaldo, il Quispe e lo Zanelatto; o mettere in discussione lo status di eroi della Coppa del Mondo come Guerrero, Carrillo e Cueva. Figure che, a quanto pare, non sono più lì a prendere le redini dell’immediato futuro.

 
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