Recensioni: Recensione di “A Family Affair”, commedia romantica di Richard LaGravenese con Zac Efron, Nicole Kidman, Joey King e Kathy Bates (Netflix)

Recensioni: Recensione di “A Family Affair”, commedia romantica di Richard LaGravenese con Zac Efron, Nicole Kidman, Joey King e Kathy Bates (Netflix)
Recensioni: Recensione di “A Family Affair”, commedia romantica di Richard LaGravenese con Zac Efron, Nicole Kidman, Joey King e Kathy Bates (Netflix)

Un affare di famiglia (Un affare di famiglia, Stati Uniti/2024). Regia: Richard LaGravenese. Cast: Nicole Kidman, Zac Efron, Joey King, Liza Koshy e Kathy Bates. Sceneggiatura: Carrie Solomon. Fotografia: Don Burgess. Montaggio: Melissa Bretherton. Musica: Siddharta Khosla. Durata: 111 minuti. Disponibile su Netflix da venerdì 28 giugno.

Qualche giorno fa, per motivi accademici, l’ho rivisto Un decennio sotto l’influenza / Un decennio sotto l’influenzaun documentario del 2003 in cui Richard LaGravenese intervistava (e rivendicava) artisti chiave della rivoluzione cinematografica americana degli anni ’70 come Francis Ford Coppola, Martin Scorsese, Robert Altman, Sydney Pollack, Paul Mazursky, Roger Corman, Sidney Lumet, William Friedkin, Milos Forman, Dennis Hopper, Paul Schrader e Peter Bogdanovich, tra molti altri.

Due decenni dopo quel processo cinefilo (e 10 anni dopo il suo ultimo lungometraggio da regista), LaGravenese torna con un film assolutamente minore (innocuo con lo sguardo più benevolo possibile), calcolato e concepito per formula pura, in cui tutti (lui compreso) , ovviamente) sembrano funzionare secondo regolamento, con il pilota automatico, con quella professionalità che permette loro di incassare quelli che sospettiamo saranno stati assegni generosi (è un gioco linguistico perché devono ricevere bonifici) senza il minimo senso di colpa. Insomma, non siamo di fronte a nessuna sciocchezza e ci si può anche accontentare del fatto che si tratti di una proposta passatista di meno di due ore compresa nell’abbonamento mensile pagato a Netflix, ma i contrasti tra tutto ciò che quei grandi maestri degli anni ’70 ha detto in Un decennio sotto l’influenza per quanto riguarda l’audacia, la provocazione o la libertà creativa e la mediocrità di Un affare di famiglia ti viene voglia di piangere.

Zara Ford (Joey King, qui il migliore del cast assieme a nonna Kathy Bates) è una ventenne che lavora a Los Angeles come assistente 24 ore su 24, 7 giorni su 7, di Chris Cole (uno scialbo Zac Efron), un attore specializzato in film d’azione. che accumula tutti i luoghi comuni di una star hollywoodiana egocentrica e insopportabile. Zara, che non riesce a convincere il suo capo a mantenere la promessa di promuoverla a produttrice associata, vive ancora con sua madre Brooke (Nicole Kidman), una famosa scrittrice rimasta vedova troppo giovane.

Un giorno, dopo che Zara e Chris litigano e lei lo lascia, lui scende dal piedistallo e lascia la sua villa per suonare il campanello della sua ex dipendente per chiederle di tornare. Chi apre la porta è, ovviamente, Brooke e presto (con qualche coinvolgimento e senso di colpa, ovviamente) iniziano quella che un vecchio cronista definirebbe una “torrida storia d’amore”.

La differenza di età tra i due (nella vita reale Kidman, 57 anni, ha poco più di vent’anni più di Efron, 36 anni) è una delle “audacia” (sì, tra virgolette) del film e l’altra lo sarebbe (sì, tra virgolette). potenziale) il fatto che la figlia scopra che la madre va a letto con il suo capo.

Al di là del fatto che la sceneggiatura dell’esordiente Carrie Solomon non ha un briciolo di spirito e la messa in scena di LaGravenese non ha molta grazia, brillantezza o fascino, la cosa peggiore è che l’alchimia tra Efron e Kidman (che avevano già lavorato insieme nel 2013 a la cima Il ragazzo dei giornali) è minimo (per non dire zero), e questo è grave, direi imperdonabile, perché un film con queste caratteristiche deve poggiare soprattutto sul magnetismo dei suoi protagonisti. Se la coppia centrale non abbaglia, non c’è nulla che brilli e il risultato è, quindi, un film decisamente blando e insignificante.


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