LIBRI | Recensione del romanzo di Ariana Harwicz ‘Losing Your Mind’

LIBRI | Recensione del romanzo di Ariana Harwicz ‘Losing Your Mind’
LIBRI | Recensione del romanzo di Ariana Harwicz ‘Losing Your Mind’

Sì dentro Degenerare (2019) la questione Ariana Harwicz (Buenos Aires, 1977) voleva narrare era la voce corrotta di un pedofilo accusato di aver ucciso una bambina, ora in Perdere la testa si trova di fronte alla voce soffocante di una donna che “è stata condannata al carcere in Francia per il rapimento dei suoi figli gemelli, Jonay ed Elías Fournier”.

Lo scrittore argentino pone ancora una volta al centro di questo romanzo di poco più di cento pagine l’uragano emotivo di un personaggio per il quale la vita è un turbineuna vita che “richiede molto tempo” […] per diventare reale, a volte non finisce mai per diventare reale.

E questo è certo aria di irrealtà pesa in questo libro che tratta ridisegnare gli affetti di vite feroci che sanno che “l’amore è uno scempio maligno” e che una relazione significa spesso “abbattere l’altro il più possibile” e che “se esiste, tutto può esistere, ogni forma di amore è stupro perché non sappiamo mai nulla di ciò che l’altro vuole in definitiva.

Una vita indebolita

Non si tratta di dar vita a un testo allegorico o dai toni epici, ma piuttosto di delimitare i contorni di una figura femminile suscitata da tutti i semi della la parola amore, convertito nel potente centro della storia, fornendo al lettore uno sguardo unico e molto quotidiano sulle azioni che possono essere compiute da una vita indebolita. Mostra in che misura l’esperienza di amore coniugale materno, paterno o filiale può diventare “una compensazione, una vendetta”, un amore che può farti perdere la testa (il sensitivo e il legale) e che qui viene descritto come “centinaia di scimmie aggressive che saccheggiano i credenti alla porta di un tempio buddista”. “Qualsiasi mamma che tagliasse le mani ai suoi figli o li portasse dall’altra parte del muro avrebbe fatto questo e altro. Non dico mamma perché non è una prova d’amore. La legge non capisce, i giudici sì” non capisco”, aggiunge.

Harwicz voleva porta la tua esperienza nella scrittura, quello del suo divorzio in Francia, dove risiede, e in cui sono stati letti frammenti della sua opera contro di lui. Come se non avessimo imparato dal processi contro Gustave Flaubert e Signora Bovarycontro James Joyce e Ulisecome se ancora non lo avessimo capito nel letteratura Non esiste alcuna moralità da attaccare o difendere, questo romanzo È un campo di battaglia dove la mentalità ristretta non trova posto.

Qui il tempo è diverso, ovviamente, e ciò che emerge insistentemente è l’importanza di comprendere un testo in cui si intravede una tragedia senza eroila dura lotta dove “l’amore è un itinerario fatale, un volto geneticamente alterato. L’ho gettato nel fiume per amore. In nome dell’amore ha fatto quello che ha fatto. L’ha palpata perché l’amava troppo, non era così” Non gli bastava essere padre, non gli importava, bastava l’amore convenzionale […]. “L’amore è la massima impotenza.”

Perdere la testa non mantiene al centro la descrizione delle ragioni che hanno portato a ciò Lisa Trejmannmadre, ebrea e straniera, a rapisci i tuoi figlinon cerca di modellare i dettagli di un’esperienza limite e di fare dell’amore una causa curativa e redentrice, ma piuttosto comprende meglio, più sottilmente, la voce, il tono e la prospettiva di chi parla popolati da una solitudine esigente e dialettica per finire con dicendo che la cosa più difficile da raccontare è il quotidiano.

 
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