La pazienza del Cile non è infinita

La pazienza del Cile non è infinita
La pazienza del Cile non è infinita

A cura di: Juan de Dios Valdivieso, Direttore regionale di IdeaPaís a O’Higgins.

La disconnessione di cui soffre la nostra politica è innegabile. L’indagine del Bicentenario mostra che la fiducia nei partiti politici e nei parlamentari – in un triste pareggio – è scesa a un misero 1%, cioè ha perso anche i limitati guadagni di fiducia ottenuti dopo il 2019. Ci sono più di 100 esempi di questa disconnessione. quelli che uno vorrebbe. Pensiamo, ad esempio, agli ostacoli alle regole sull’uso della forza proposte dal governo: questa esigenza per la polizia di agire con criteri differenziati nelle operazioni di ordine pubblico, a seconda che si tratti di minoranze sessuali, popolazioni indigene o minori. Un’assurdità che non regge all’analisi.

Pensiamo anche alla bocciatura, da parte del Congresso, della legge sui cani selvatici. I risultati del voto, in effetti, hanno lasciato in difficoltà gli ecosistemi, la fauna autoctona e gli allevatori di tutto il Cile, soprattutto nelle regioni rurali come la nostra. Così, i parlamentari criminalizzano quella che non è altro che un’azione disperata per controllare un predatore introdotto (generalmente, a causa dell’abbandono di qualche persona irresponsabile).

Un terzo esempio di questo problema sono le innumerevoli volte in cui si tenta a livello politico di imporre parole o concetti inventati e totalmente estranei alla nostra vita quotidiana. In questo modo, le politiche pubbliche sono trattate con un linguaggio carico di ideologie che, per i comuni mortali, sono controintuitivi, non necessari o addirittura assurdi. Così, ad esempio, i semplici bagni misti in una baia di pescatori sono stati recentemente celebrati come un “nuovo paradigma”: “calette con una prospettiva di genere”.

L’elenco è quasi infinito. Ma la pazienza dei cileni no. Non invano i sondaggi ci informano che, per gran parte dei cittadini, diventa di giorno in giorno più attraente la figura dell’autoritario, del leader carismatico senza contrappesi che non ha bisogno di istituzioni sconnesse per intraprendere con coraggio le decisioni che nessuno osa prendere

Ma una strada alternativa esiste ed è urgente intraprenderla al più presto: rafforzare le nostre istituzioni. Com’è fatto? A proposito, non esiste un antidoto magico. Ma ci sono alcuni passi elementari: che il governo sostenga definitivamente i Carabineros e la Polizia Investigativa, che il Presidente Boric affronti una volta per tutte la crisi di sicurezza con una visione dello Stato, che la legge sull’intelligence veda la luce, che la Giustizia separi i corrotti al più presto possibile, che il Congresso inizi la riforma del sistema politico per oliare quella macchina arrugginita e dare governabilità al Cile, che i partiti selezionino rigorosamente i candidati per questa fine anno, affinché non si verifichino nuovi casi come questo del Comune di Rancagua.

La pazienza del Cile, abbiamo detto, non è infinita. Per evitare l’arrivo di un populismo generalizzato, di soluzioni semplici a problemi complessi, la nostra élite politica deve affrontare questi problemi il prima possibile. Ciò richiede professionalità e coraggio ancora più grandi della maschera coraggiosa del populista. Perché farlo è impopolare: implica, ad esempio, dare potere ai partiti e riformare il sistema politico, che ad alcuni sembra il culmine della disconnessione. Ma in realtà è il contrario, per quanto possa sembrare al presidente, il rafforzamento del nostro sistema politico è proprio l’unico modo per riconquistare la fiducia e la disponibilità dello Stato e per raggiungere, una volta per tutte, l’ordine e la tranquillità per il Cile.

 
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