In una lettera indirizzata al ministro provinciale dello Sviluppo economico, Guillermo Bernaudo, 61 organizzazioni ambientaliste non governative hanno chiesto la sospensione della caccia delle specie autoctone – soprattutto nelle riserve – per 5 anni.
La richiesta chiede che la restrizione venga mantenuta “fino a quando non ci saranno studi affidabili e partecipativi sugli uccelli e sulla contaminazione da piombo derivante dalla caccia”.
I promotori ricordano le sentenze della Giustizia che hanno dichiarato nulle e incostituzionali le risoluzioni che autorizzano la caccia nelle ultime due stagioni e considerano “il rifiuto schiacciante della stragrande maggioranza della società di Entre Ríos” a questo tipo di pratiche.
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Foto: Hernan Tolosa
Caccia e inquinamento
Come registrato Era verde, il Forum Ecologista del Paraná, il Cebtri per lo Studio e la Difesa degli Uccelli Selvatici (Ceydas), Ecoguay, Animal Aid, Animal Conscience e l’Istituto di Diritto Animale dell’Ordine degli Avvocati di Entre Ríos chiedono un’audizione. Aderiscono anche istituzioni animaliste e ambientaliste di Argentina e Uruguay, tra cui la Fondazione Azara, la Fondazione Cullunche, Pumakawa, la Fondazione Habitat e Sviluppo, Coendú dell’Uruguay, Pájaros Caídos e l’Associazione per la Giustizia Ambientale.
La richiesta pubblica degli enti viene resa nota prima dell’imminente apertura della stagione di caccia a Entre Ríos.
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Nella nota presentata al Ministro Bernaudo, si sottolinea che gli studi biologici citati nelle norme che hanno consentito la caccia sono incompleti e che ciò ha portato la Giustizia a dichiarare nulle ed incostituzionali le risoluzioni della Direzione delle Risorse Naturali per “violazioni delle norme internazionali trattati.” come l’Accordo Escazú e la Convenzione sulla Diversità Biologica.
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“La caccia minaccia il patrimonio naturale di tutti gli abitanti di Entre Ríos”, affermano le organizzazioni.
Le organizzazioni chiedono che gli studi sulla popolazione e sugli studi sulla contaminazione da piombo siano realizzati da università e/o gruppi tecnici con esperienza in materia, in collaborazione con lo Stato provinciale, “e non da organizzazioni con evidenti interessi in cui la caccia è consentita come quella argentina Camera per il turismo venatorio e la conservazione (CATCyC) e altri enti venatori”.