La Camera federale ha confermato che il settore immobiliare non dovrebbe subire un embargo milionario

La Camera federale ha confermato che il settore immobiliare non dovrebbe subire un embargo milionario
La Camera federale ha confermato che il settore immobiliare non dovrebbe subire un embargo milionario

È stato accolto un ricorso del governo.

La Giustizia Federale ha ordinato il sequestro di quasi 1.000 milioni di pesos alla società Hidroeléctrica Tucumán SA, concessionaria del Complesso Idroelettrico di Sviluppo Celestino Gelsi, accogliendo il ricorso presentato dal Governo della Provincia nel quadro dei lavori in corso in una delle dighe di El Cadillal.

Il giudice federale José Manuel Díaz Vélez Aveva già effettuato un sequestro per tale importo, ma sui beni mobili e immobili della Società di Amministrazione del Mercato Elettrico all’Ingrosso (Cammesa), che è intermediario in relazione ai servizi che fornisce e che a sua volta paga Hidroeléctrica Tucumán SA. Tuttavia, attraverso la Procura dello Stato che conduce Gilda Pedicone de Vallsè stato impugnato in quanto destinato a sequestrare preventivamente i pagamenti che la società convenuta dovrà ricevere da Cammesa, nonché conti, libretti di risparmio o certificati di depositi vincolati, titoli pubblici, azioni ed altri fondi o titoli non monetari o cassette di sicurezza di proprietà di Hidroeléctrica Tucumán SA

La decisione è stata presa dai membri della Corte d’Appello Federale, con il voto di Ricardo Sanjuan, Marina Cossio, Mario Leal, Patrizia Molteni E Fernando Povina.

Il Governo prevede che l’impresa paghi l’importo totale di quanto lo Stato ha dovuto spendere per realizzare i lavori. La causa ricorda che “con decreto di necessità e urgenza (DNU) n. 1/8 del 17 gennaio 2023, è stata autorizzata la riparazione della diga di El Cadillal, in modo che la Provincia abbia assunto i lavori, dopo aver contrattato direttamente e confrontato i prezzi.

L’articolo 4 della DNU recita: “L’Esecutivo effettuerà tutte le procedure e le azioni finalizzate al recupero dei fondi investiti davanti alla società Hidroeléctrica de Tucumán SA e/o al corrispondente e richiederà tutti i danni che potrebbero essere generati”. il testo. La società gestisce la concessione da 30 anni, dal 3 luglio 1996.

Quando la Provincia ha iniziato a richiedere rapporti per far rispettare la sentenza del giudice Díaz Vélez, ha scoperto che la società non dispone di beni immobili e dispone solo di un parco di 25 auto sparse sul territorio nazionale, apparentemente in pessime condizioni. Ed è per questo che si è deciso di impugnare non l’embargo in sé, ma la forma. “Si tratta di soldi spesi dallo Stato provinciale – in risposta all’evasione dalla responsabilità contrattuale della società – e di fronte al pericolo subito dalla diga e al rischio per la fornitura di acqua potabile”, hanno detto in Provincia.

“Nel limitato ambito di analisi di una misura cautelare si può però rilevare, ed è facilmente verificabile, che ha ragione la ricorrente (la Provincia) nel ritenere che i beni mobili registrabili non coprono minimamente l’importo oltre il quale” Il giudice di primo grado concesso l’embargo”, hanno dichiarato le cameriere.

Per questo motivo “l’embargo disposto dal giudice deve essere imposto sulle somme di denaro che l’imputato deve ricevere da Cammesa e sulle somme di denaro che ha in conti bancari, conti di risparmio o certificati di deposito a tempo determinato, titoli pubblici e azioni. Tutto questo per la somma disponibile di 936.660.939,57 dollari”, hanno aggiunto.

“A tali fini – ritengono – una volta restituito il fascicolo in primo grado, il Giudice dovrà adottare le misure necessarie per bloccare il sequestro qui disposto e, relativamente alle somme depositate presso enti bancari, emettere lettera alla Banca Centrale della Repubblica Argentina affinché informi quali sono gli enti presso i quali Hidroeléctrica Tucumán SA detiene conti, conti di risparmio o certificati di deposito a tempo determinato, titoli pubblici e azioni.

I lavori di riparazione sono iniziati il ​​16 marzo 2023 e sono stati bruscamente interrotti il ​​20 ottobre dopo la scadenza del termine originario stabilito nel contratto con l’Unione Transitoria delle Imprese Sabavisa SA e Mercovial SA. Durante tale periodo, i lavori di riparazione della laterale la diga n.3 era paralizzata al 50%.

 
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