Locali fantasma: come Capitani giustificava l'”informalità” della zona

L’ex ministro dello Sviluppo sociale del precedente mandato, Danilo Capitani, ha parlato delle presunte irregolarità riscontrate nelle cucine comunitarie della provincia. Come noto, il governo di Massimiliano Pullaro ha avviato un audit che, con un progresso del 60%, ha segnalato irregolarità in circa la metà degli istituti censiti. Di conseguenza, 160 posti sono stati sospesi mentre sono state presentate denunce penali per frode d’identità o per l’esistenza di “ristoranti fantasma”. Dialogando con El Litoral, Capitani ha parlato dell'”informalità” con cui vengono solitamente gestite le istituzioni di quartiere che collaborano con l’assistenza sociale.

– Come ex Ministro dello Sviluppo Sociale, cosa può dire riguardo alle denunce dell’attuale amministrazione riguardo a presunte irregolarità nelle cucine comunitarie?

– Innanzitutto bisogna contestualizzare per comprendere il momento in cui vengono prese le decisioni. Quando siamo subentrati abbiamo effettuato anche un audit, abbiamo chiesto resoconti e fatto il giro delle sale da pranzo. E ovviamente, abbiamo riscontrato irregolarità perché la questione sociale è molto complessa; Lavoriamo con attori che si trovano nei quartieri e in situazioni molto difficili. E abbiamo accompagnato ciascuna di quelle istituzioni o organizzazioni sociali e di quartiere, e ciascuna delle persone che hanno svolto questo compito di dare cibo alle persone del loro quartiere o del club. Stavamo regolarizzando la situazione. Quando siamo entrati in carica c’erano circa 700 mense.

– In quanti hanno riscontrato irregolarità?

– Ne abbiamo cancellati 70 o 80. Ma è un processo dinamico; Ogni volta che c’era una proposta sul territorio di un ente non conforme, la si cancellava e se ne cercava un’altra perché l’idea era quella di arrivare sul territorio. E dallo Stato è stato molto difficile perché non abbiamo mai avuto il numero di funzionari che avremmo voluto avere; a maggior ragione quando inizierà la pandemia, dove neanche molti dipendenti hanno potuto partecipare. Abbiamo lavorato con molte meno persone e abbiamo dovuto costituire un Comitato di Crisi…

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– Da quello che dici hai riscontrato anche delle irregolarità, semplicemente non le hai comunicate? Perché non lo hanno fatto?

– Non è stato conteggiato perché non abbiamo avuto il tempo di uscire e farlo. Inoltre ci sembrava che non avesse molto senso data la situazione urgente in cui vivevamo. E abbiamo utilizzato un Programma che era stato creato per questo nel 2017, durante l’amministrazione di Miguel Lifschitz come governatore e Jorge Alvarez come ministro. Quel decreto e la relativa delibera parlavano, appunto, dell’ informalità che esiste nei quartieri e la possibilità di raggiungere velocemente il territorio con i generi alimentari. Questo è quello che abbiamo fatto; Lavoriamo e invitiamo tutti a svolgere questo compito. Oggi la situazione sociale non è molto diversa da quella di allora. Ci siamo messi a disposizione dell’attuale governo per lavorare insieme e condividere la nostra esperienza per raggiungere velocemente il territorio con l’assistenza alimentare. Oggi sono molte le famiglie che non possono acquistare il cibo.

– Dici che queste ‘trascurazioni’ sono quasi inevitabili a causa del modo in cui vengono gestite molte organizzazioni?

– Sì, appunto, uno dei motivi delle cancellazioni che abbiamo effettuato è stato perché noiÈ stato molto difficile per loro esibirsi in modo tempestivo.. Quindi li abbiamo dimessi e abbiamo effettuato i controlli. Tre mesi dopo che non si erano esibiti, è stato generato un avviso e sono stati terminati. Ma i controlli dipendevano dall’amministrazione stessa, non dai funzionari politici.

– Ma al di là delle consegne, ci sono denunce penali per mangiatori di fantasmi o identità adulterate… A questo proposito, che dire?

-Quando siamo usciti dalla pandemia, durata due anni, si è verificato un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. E parallelamente la siccità ha finito per incidere anche sulla questione sociale. In quel contesto, una persona che aveva una tessera Alimentar o una tessera di Valorizzazione Lavorativa o un changa non superava la linea dell’indigenza o della povertà. Una persona in queste condizioni non mangia bene. La questione alimentare non è diminuita in nessun momento…

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– Ma una cosa è la domanda sempre crescente di cibo, un’altra è l’irregolarità o la presunta criminalità, che è ciò che qui viene denunciato…

– Noi ci mettiamo sempre a disposizione della giustizia in tutte le proposte che si potranno dare. Ciò che abbiamo osservato è che tutte le istituzioni funzionavano. In quattro anni non abbiamo mai avuto una denuncia quello non ha lavorato o non ha consegnato il cibo. Ovviamente quello L’informalità significava che l’indirizzo legale veniva dichiarato da qualche parte, ma il cibo veniva consegnato nella piazza o nel club. E la persona che si è presentata con l’indirizzo della sede legale o quella che ha preparato e consegnato il cibo, viveva altrove.

– Sì. Era molto comune per il dinamismo che c’era e che c’è (nelle questioni sociali).

– E va bene? È corretto?

– Proprio il decreto del 2017 (precedente amministrazione) che ho citato parla di informalità nella situazione di molte mense; Lo si legge nel decreto stesso.

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– Lo Stato non dovrebbe regolare questa informalità con la sua politica?

– Si si; che viene ordinato. Succede La situazione è molto dinamica. Una sala da pranzo esiste in un luogo, in un quartiere, in un isolato e poi si sposta in un altro luogo. Questo ci è successo in modo permanente e la situazione si sta sistemando.

– Pensi che questo sia in parte ciò che viene riportato ora?

– Potrebbe essere… C’è un’istituzione che è stata denunciata ed è venuta a dire che consegnavano sempre il cibo e che lo hanno confermato con foto e prove. C’erano molte istituzioni cancellate (a causa di questa gestione) che avevano certificato da un notaio che funzionavano correttamente e consegnavano il cibo. Forse fa tutto parte della disinformazione. Spero che questa non sia una caccia alle streghe. Né vanno stigmatizzate la povertà e chi lavora nei quartieri perché sono davvero importanti per raggiungere il territorio e senza di loro è molto difficile lavorare sul territorio.

 
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