Amare è facile – El Litoral

L’origine non è stata la città, forse è per questo che non trovo le risposte che cerco né nelle luci dei viali, né negli angoli arrugginiti, né nelle piazze dove i piccioni si radunano per svolazzare dietro alle briciole lasciate dai passanti. di. Il rumore dei motori, la radio in sottofondo, il mormorio della gente che va e viene sui marciapiedi non riescono ad attenuare quelle voci che mi invadono, non riescono a distrarre i miei pensieri che si allungano, si elettrizzano, rimbalzano contro le cavità esplorando definizioni, gesti, segni di ciò che è così difficile da esprimere. L’ultima volta che l’ho visto, gli ho chiesto cosa provasse per me e ho notato il dubbio nel suo silenzio.

Amare è difficileha finalmente risposto.

Scoprivo nei suoi occhi la profondità del mare, che si scrolla di dosso i crostacei e i cristalli del tempo, le onde della sua perplessità che confondono la schiuma con i capricci della luna, la marea che si diverte con i suoi limiti di sale e sabbia. Percepivo che non voleva ferirmi, ma le parole spezzano, legano e ingarbugliano i possibili significati. Ancor di più per noi, che non abbiamo potuto costruire una storia insieme; che non ne avremo mai l’occasione, perché ognuno ha scelto una strada diversa, un percorso appena sfiorato. Tuttavia è importante saperlo.

E io, perso in quello sguardo che era magnetismo e pendenza, indagavo l’inizio di quella sciocchezza, di quel delirio del destino che ci faceva ridere e piangere. Qual è la genesi dell’amore? In quale secondo, per quale reazione miracolosa, l’anima tremò di speranza? Come si è radicato questo sentimento che ha molto di Dio, ma anche un pizzico di assurdo e di infame?

In una frazione mentale, ho ripercorso gli itinerari della memoria, i giochi dell’infanzia, la sua assenza durante gli anni di studio all’estero, la gioia degli incontri, i primi baci. Anche quella volta mi confessò che c’era una donna incredibile nella sua vita, si era sposato e aveva già un figlio. Ho ricordato il mio dolore in quello che pensavo fosse un addio, le ore di tristezza, la mia lenta guarigione finché non ho potuto formare una bella famiglia. E quando mi sono convinto che quel legame fosse stato sepolto nel passato, è tornato. E tornava con scuse diverse ogni due o tre anni e di fronte a quella felicità così cruda, così feroce e fugace, non potevo, non volevo, respingerlo.

Quel pomeriggio, la mia mano si avvicinò capricciosamente al suo viso, toccando quella pelle così dolcemente che lui socchiuse le palpebre e respirò lentamente. Non ha voluto svelarmi il vademecum delle sue riflessioni. E l’ho capito. Lo capisco sempre. Immaginai che stesse soppesando un argomento negativo e se ne andasse velocemente per non dover affrontare le mie lacrime. Ma… Come avrebbe spiegato che l’oblio non arrivava, che il desiderio era un giro infinito di formiche che gli mangiavano la carne, che si rifiutava di sentire eppure non poteva scomparire?

Volere è facilemormorai.

Basta aprire il cuore e donare ciò che teniamo dentro. La cosa complessa è accettare questa felicità momentanea, la certezza di un’esistenza con altri amori e con questo, invisibile, inevitabile pungersi costantemente alla gola, senza sapere se ci incroceremo ancora…

Adesso ne sono sicuro. L’inizio è stato la solitudine che cercava di annegare nella folla, rimanendo intrappolato in suoni stridenti, notando quel vuoto che prude come la scabbia e si calma solo quando smetti di resistere alla tenerezza. Anche lui lo ha capito. Forse è per questo che ha sorriso con illuminata nostalgia e mi ha abbracciato.

 
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