Dall’ambizioso progetto iniziale a quello approvato al Senato: cosa è rimasto dell’originaria Legge Base

Dall’ambizioso progetto iniziale a quello approvato al Senato: cosa è rimasto dell’originaria Legge Base
Dall’ambizioso progetto iniziale a quello approvato al Senato: cosa è rimasto dell’originaria Legge Base

Da quando è entrata alla Camera dei Deputati e fino a pochi minuti prima dell’inizio del dibattito al Senato, mercoledì, la Legge Base ha subito numerose modifiche. Dei 664 articoli più allegati presentati alla fine del 2023, quasi sei mesi dopo, sono stati votati 238 articoli. Cosa resta dell’ambizioso progetto originario? Questi sono alcuni dei punti chiave e le principali modifiche.

Il Senato ha approvato la dichiarazione di pubblica emergenza in materia amministrativa, economica, finanziaria ed energetica per la durata di un anno. Questo è uno degli articoli principali che il governo sperava di approvare e permette a Milei di realizzare riforme senza passare dal Congresso. Il primo progetto contemplava anche l’emergenza pubblica in materia fiscale, pensionistica, di sicurezza, di difesa, tariffaria, sanitaria e sociale.

L’ultima versione della deregolamentazione amministrativa è rimasta la stessa dell’originale, con l’eccezione che ha limitato il potere dell’esecutivo di intervenire sugli organismi pubblici e ha aggiunto il divieto di scioglimento delle organizzazioni culturali, come l’Amministrazione dei Parchi Nazionali e l’Amministrazione Nazionale Commissione per l’energia atomica.

Delle 41 aziende che il progetto originario proponeva di privatizzare, 8 proposte sono arrivate al Senato. All’ultimo minuto sono state escluse Aerolíneas Argentinas, Radio y Televisión Argentina e Correo Argentino.

Energía Argentina e Intercargo sono state oggetto di privatizzazione totale, mentre Agua y Saneamientos Argentinos, Belgrano Cargas y Logística, Sociedad Operadora Ferroviaria, Trenes Argentinos, Yacimiento Carbonificador Río Turbio, Nucleoeléctrica e Corredores Viales SA sono rimaste nell’elenco delle società da concedere o privatizzare.

Questo titolo regola i rapporti di lavoro nel settore privato. Nonostante le forti differenze nell’opposizione, è stata approvata l’eliminazione delle multe o delle infrazioni per chi non ha regolarizzato adeguatamente i propri dipendenti.

È sopravvissuto il punto che definisce la “partecipazione attiva a blocchi o sequestri di stabilimenti” come grave infortunio sul lavoro e causa oggettiva di risoluzione del contratto di lavoro. È stato eliminato l’articolo che stabiliva che, per i dipendenti non iscritti ai sindacati, le quote di solidarietà potevano essere riscosse solo previo loro consenso. In questo modo, possono continuare a farlo contro la loro volontà.

Scaduta la possibilità che i dividendi e gli utili delle imprese possano essere trasferiti all’estero dopo tre anni, la RIGI ha eliminato, tra le altre proposte, l’inserimento di clausole per garantire che le imprese che aderiscono al regime impieghino personale locale e assumano servizi da fornitori locali che sono stati accettati.

L’opposizione ha però riformulato l’articolo 163, che dichiara “assolutamente nullo” qualsiasi regolamento provinciale contrario alla RIGI. In questo modo, si applica solo a quelle giurisdizioni che decidono di aderire al regime.

 
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