Dalla via crucis alla scrivania, il percorso della riforma pensionistica al Congresso

Dalla via crucis alla scrivania, il percorso della riforma pensionistica al Congresso
Dalla via crucis alla scrivania, il percorso della riforma pensionistica al Congresso

Quarto dibattito sulla riforma delle pensioni in plenaria alla Camera.

Foto: Gustavo Torrijos Zuluaga

Quando si candidò Gustavo Petro, chiarì chiaramente di volere una riforma delle pensioni, idea che ha mantenuto all’ordine del giorno fino a questa settimana, quando il Congresso della Repubblica ha approvato il suo progetto di creare un sistema a pilastri e di dare al sistema pensionistico il ruolo principale riassetto dalla Legge 100.

L’approvazione di questa iniziativa è stata agrodolce per l’opposizione, che ha utilizzato tutti gli strumenti a sua disposizione per ritardare il quarto e ultimo dibattito, ma anche agrodolce per i banchi del Governo. “Io voto sì e invito la plenaria a votare sì”, ha detto con voce rotta Martha Alfonso, coordinatrice dei relatori, quando le è stato chiesto come ha votato la proposta affinché l’Aula accetti il ​​testo uscito dalla plenaria di il Senato della Repubblica.

Ciò ha fatto sì che, dopo mesi di dibattiti e problemi legislativi, la Camera abbia deciso in un colpo solo di approvare la riforma, rispettando quanto già approvato dal Senato. Quella manovra, anche se non prevedeva il rumore delle mani che colpivano i banchi, si chiama pupitrazo.

È così che è stato dato vita nel paese al nuovo sistema pensionistico, evitando la discussione degli articoli, soprattutto perché non c’era più molto tempo perché l’iniziativa completasse il suo passaggio al Congresso. Oltre al quarto dibattito, nel quale restavano ancora da approvare 89 articoli, era pendente la conciliazione. Mancava meno di una settimana per tutto.

Salvare il progetto, anche se significava perdere mesi di lavoro e lasciare incoerenze nella riforma, è stata, secondo Alfonso, la decisione più difficile che ha dovuto prendere al Congresso. In ogni caso c’è stata una festa, perché in fondo era venerdì. In seduta plenaria, i rappresentanti del Patto Storico hanno detto “sì, potremmo” ed è stata scattata la foto regolamentare in cui il ministro delle Finanze, Ricardo Bonilla, appare sorridente.

Anche le pensioni figurano nell’agenda di Bonilla da prima di raggiungere il portafoglio del Tesoro. Più di due anni fa, l’attuale ministro difendeva, in una trasmissione organizzata da questo giornale, la necessità di realizzare una riforma e di contemplare un sistema di pilastri, un’idea simile al progetto uscito dal Congresso il Venerdì.

Non è difficile, però, immaginare che ci siano anche sentimenti agrodolci nella celebrazione del ministro, visto che nel terzo dibattito della Settima Commissione della Camera aveva difeso con forza che la “lobby” dei fondi privati ​​al Senato aveva consentito di approvare due commissioni, una per i flussi e l’altra per le prestazioni, e che il cambiamento che usciva dal terzo dibattito era giusto e necessario. “Significa che vogliono passare dal ricevere 1,4 miliardi di dollari a 2,8 miliardi di dollari, solo per il saldo, più quello che riceverebbero per flusso, più quello che farebbero pagare a chi non contribuisce. “Quanto vogliono guadagnare i fondi privati?”, ha detto alla fine di maggio.

Oltre alla modifica delle commissioni per i fondi privati, con la decisione di accogliere il testo del Senato la Camera ha rinunciato anche ai chiarimenti che la Settima Commissione aveva apportato in merito al fondo di risparmio nato dall’iniziativa, motivata principalmente dalle preoccupazioni espresse in sede volta dalla Banca della Repubblica. Tra le altre cose, la banca centrale ha affermato di ritenere “inappropriato” che la nomina dei membri del comitato sia lasciata al proprio consiglio di amministrazione.

Un’altra modifica apportata dalla Settima Commissione, e che non vedrà più la luce, riguarda l’articolo che creava condizioni differenziali per le popolazioni indigene, nere, afrocolombiane, Raizal, Palenquera e contadine, e che alcuni gli esperti avvertono che in pratica si trattava di un regime parallelo. Dalla presentazione per il terzo dibattito è stato eliminato, considerati gli impatti fiscali e la difficoltà di attuazione.

Non è un fatto da poco che questo articolo sia stato approvato all’ultimo minuto dalla plenaria del Senato. Vale la pena ricordarlo: mancava poco per ottenere la pensione da un secondo dibattito, ma il voto su una proposta non appoggiata ha fatto tremare il Governo perché erano trascorsi più di 15 minuti e mancava ancora una votazione e la mancanza del numero legale era un lusso che non poteva permettersi, considerati i limiti di tempo. Luis Fernando Velasco, ministro degli Interni, ha chiamato al telefono, camminando da una parte all’altra. Tutti guardarono l’ingresso. Alla fine, il senatore Richard Fuelantala, della circoscrizione speciale per le comunità indigene, è entrato nei locali, si è recato al suo posto e ha votato. La plenaria ha applaudito e la riforma è stata salvata.

Fueantala ha espresso il suo disaccordo perché la sua proposta di approccio differenziale è stata respinta e ha chiesto che la situazione non venga interpretata male. Alla fine il Senato ha finito di votare sulla sua validità (luglio 2025) e ha approvato in blocco il titolo, il passaggio del progetto alla Camera e quell’articolo.

Grazie alla decisione della Camera di saltare la discussione sugli articoli, questo provvedimento di riforma diventerà legge.

Non invano, il deputato Alfonso ha affermato che resta “la responsabilità di presentare il 20 luglio un progetto che rettifichi ciò che è irragionevole uscito dal Senato”. Va ricordato che la garanzia fiscale fornita dal Ministero delle Finanze non comprende gli impatti di questo approccio differenziale.

Né comprende la modifica uscita dal Senato con la quale i requisiti per le donne potrebbero arrivare a 850 settimane, perché oltre al fatto che per loro l’obbligo diminuirà fino a raggiungere le 1.000 settimane nel 2036, quella corporazione prevedeva il beneficio di 50 settimane in meno per ogni bambino nato. Queste misure sono sostenibili? Per ora non lo sappiamo. Con queste e altre considerazioni, i deputati dell’opposizione hanno già avvertito che reclameranno la riforma.

E si ritorna così a una delle tradizioni più nobili della democrazia colombiana, a parte l’amato pupitrazo (che ha brillato questo venerdì): regolare le discussioni legislative in sede giudiziaria, soprattutto presso la Corte Costituzionale (per esempi recenti basta guardare il fisco e royalties petrolifere).

In generale, il progetto mantiene le promesse fatte dal presidente Gustavo Petro, anche se ha dovuto cedere affinché la riforma vedesse la luce in fondo al tunnel. L’iniziativa arrivata al Senato proponeva una soglia contributiva in Colpensiones di tre salari minimi, ma alla fine, per raggiungere accordi, soprattutto con i partiti liberali e U, il governo ha dovuto abbassare il suo impegno a 2,3 salari minimi. Il presidente ha detto che avrebbe tentato anche di portarlo a quattro (come prevedeva la sua proposta elettorale), ma non ci è riuscito e quella proposta non è arrivata nemmeno alle presentazioni della Camera.

In ogni caso, almeno per ora, sembra che il famoso pilastro della solidarietà, che è stato il principale cavallo di battaglia dei promotori della riforma, diventerà realtà. Il governo è anche riuscito a eliminare il ruolo dei fondi privati ​​nel sistema pensionistico (senza però ridurne le commissioni, come affermato prima); rimborsi a saldo finale (almeno per coloro che hanno contribuito per più di 300 settimane); passare a tutti i membri di Colpensiones, garantendo che tutti i pensionati in Colombia ricevano fino a 2,3 salari minimi in indennità previste da tale ente, tra gli altri punti per cui aveva optato il presidente Petro.

Il principale timore che persiste riguardo alla riforma approvata dal Congresso è la sostenibilità fiscale, ancora di più ora che il progetto del Senato è stato restituito. Ma ci sono altri timori, come ad esempio la validità dell’iniziativa.

Nel tentativo di discutere in seduta plenaria alla Camera, e prima che fosse presentata la proposta di accettazione del testo al Senato, diversi rappresentanti hanno avvertito che Colpensiones non è disposta a passare da 6,8 milioni di iscritti a quasi 25 milioni in così poco tempo un anno, citando i rapporti della Procura Generale e dell’Ufficio del Controllore e perfino le dichiarazioni di uno dei presidenti del sindacato dei lavoratori di tale ente.

Se Colpensiones non fosse pronto, come assicura il suo presidente (Jaime Dussán), gli utenti ne pagherebbero le conseguenze. Queste e altre domande restano sul tavolo e troveranno risposta nel tempo.

Perché si discuteva di una riforma delle pensioni?

La prima cosa da dire è che praticamente tutti sono d’accordo sulla necessità che il Paese riformuli le regole del sistema pensionistico. Il problema finora (e che sicuramente rimarrà vivo quando inizieranno a chiedere riforme) è come riprogettare questo sistema.

Quello colombiano è un sistema pensionistico che non serve alla pensione, come hanno detto diversi analisti, tra cui il Ministro Bonilla. Al momento, si stima che solo una persona su quattro in età pensionabile possa accedere a questo beneficio sociale.

D’altro canto, il sistema punisce severamente anche i lavoratori che hanno contribuito poco o sporadicamente nel corso della loro vita. E si tratta di uno scenario molto ampio se si tiene conto che l’informalità del lavoro supera il 50% nel Paese e che il 90% del tessuto imprenditoriale è costituito da MPMI.

In altre parole, la maggior parte dei lavoratori non ha un record di occupazione stabile, continuativa e con contributi elevati, tanto più se si sa che la stragrande maggioranza dei colombiani nel mercato del lavoro guadagna meno del salario minimo, secondo i dati di il Ministero del Lavoro.

E, per aggiungere la ciliegina sulla torta, il sistema finisce per premiare coloro che ne hanno meno bisogno, attraverso alti sussidi pensionistici a Colpensiones.

Quali sono i pilastri della riforma?

La riforma introduce importanti novità nel sistema pensionistico colombiano, indipendentemente dal fatto che siano completamente vantaggiose o sostenibili nel tempo, ma in definitiva elementi nuovi.

Tra questi il ​​sistema a pilastri, che costituisce il cuore dell’intera iniziativa. I quattro pilastri sono così suddivisi: risparmio solidale, semicontributivo, contributivo e volontario.

-Pilastro della solidarietà: mira ad assistere le persone più povere e vulnerabili, che oggi sono praticamente escluse dal sistema. Gli uomini di 65 anni e le donne di 60 anni che non hanno una pensione e soddisfano determinati criteri riceveranno un reddito di base corrispondente alla soglia di povertà estrema certificata (223.000 dollari attualmente), un importo che verrà aggiornato ogni anno.

-Pilastro semicontributivo: in questo pilastro la riforma si rivolge alle persone che iniziano a contribuire, ma per diversi motivi non soddisfano i requisiti del sistema attuale e, quindi, vengono lasciate in una sorta di limbo: senza pensione, ma con un quantità di risparmi che potrebbero non essere di grande utilità in vecchiaia.

Nel sistema attuale, ai non pensionati viene restituito il denaro versato (nel caso di Colpensiones, senza interessi), ma con la riforma chi ha contribuito per più di 300 settimane e meno di 999 riceverà quel denaro come rendita vitalizia.

La formula per coloro che non beneficiano del pilastro di solidarietà è cambiata nel corso del suo passaggio al Congresso, arrivando a un sussidio del 20% nel caso degli uomini e del 30% nel caso delle donne.

-Pilastro contributivo: tutti i lavoratori formalizzati del paese vanno qui. E i loro contributi al sistema potranno essere suddivisi, se volete, in due aspetti: una parte andrà necessariamente a Colpensiones, e un’altra ai fondi pensione privati ​​(le cosiddette Afp).

Cioè, una persona che guadagna sei salari minimi, ad esempio, contribuirebbe con i primi 2,3 al sistema a ripartizione e la parte rimanente (3,7 salari minimi) andrebbe agli AFP. Un utente che ne vincesse due lo farebbe solo a Colpensiones.

L’effetto più immediato di questo cambiamento è che Colpensiones si rafforzerà e, al contrario, i fondi pensione vedranno un impatto sulla dimensione delle risorse che gestiranno.

-Pilastro di risparmio volontario: qui ci sono tutti gli utenti che vogliono, come indica il nome, versare contributi volontari per aumentare le proprie prestazioni pensionistiche.

 
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