Quanto costa a Santa Fe?

Quanto costa a Santa Fe?
Quanto costa a Santa Fe?

Il dollaro blu tocca un nuovo record e supera la barriera dei 1.300 dollari: quanto viene scambiato a Santa Fe

Lui il dollaro libero guadagna 26 pesos questo martedì ed è scambiato a $ 1.319,00 in vendita, un nuovo massimo nominale. Fino a Giugno aumenta di 80 pesos o del 6,5%un tasso che dovrebbe superare l’inflazione del periodo, tendenza già osservata a maggio, con un rialzo del 17,8% della valuta informale contro il 4,2% dell’indice INDEC dei prezzi al consumo.

Con un dollaro all’ingrosso a 906 pesos, il divario di scambio con il dollaro all’ingrosso (a 905 dollari) raggiunge ora il 44,2%nel range più alto dal 1° febbraio (44,5%).

L’inflazione di maggio nella provincia di Santa Fe è stata del 4,8%, superiore all’indice nazionale e pari al 282,2% in un anno

Quali sono i fattori Cosa motiva questa rinnovata fase rialzista per la banconota?

1) Fattori stagionali. Ci sono ragioni per una maggiore domanda a breve termine. UN Settimana finanziaria “ultra breve”. potrebbe indurre risparmiatori e investitori ad assumere posizioni in valute, viste le festività di lunedì 17, giovedì 20 e venerdì 21 A queste date bisogna aggiungere la festività del 19 giugno negli Stati Uniti, che influenza sempre l’operatività interna. Senza operazioni di riferimento per il mercato praticamente fino a lunedì 23 giugno, la copertura valutaria è un’opzione.

C’è anche una domanda che mette sotto pressione il prezzo del biglietto verde nei segmenti alternativi, visto il prezzo pagamento della metà del bonus per i dipendenti formali, poiché un surplus di tale liquidità è idoneo ad essere convertito in valuta estera, così come lo è la domanda stagionale prima del Pausa invernale. In quest’ultimo caso, dato un prezzo pubblico del dollaro molto più alto nel mercato formale – circa 1.510 dollari nella vendita media in banca –, è più conveniente ottenere banconote nel mercato parallelo – a 1.305 dollari – o dollari MEP – a 1.244 dollari. – a copertura dei consumi della carta in valuta estera.

2) Tassi negativi per i termini fissi. Negli ultimi mesi, la BCRA ha approfondito l’aggiustamento al ribasso del tasso di politica monetaria, fissandolo al 40% del tasso annuo nominale. In questo senso, da marzo l’autorità monetaria ha deciso di sbloccare il tasso fisso con cui le banche commerciali remunerano i depositi dei loro clienti; Questi sono ora intorno al 30% nominale annuo, che in termini effettivi lascia un rendimento di 2,5% come tasso effettivo mensile. Questo tasso negativo in termini reali, a fronte di un’inflazione mensile ancora superiore al 4%, spinge alcuni risparmiatori e piccoli commercianti e imprenditori a investire i propri risparmi nell’acquisto di dollari, per preservare meglio il valore dei loro averi.

3) Ritardo relativo. Nei giorni scorsi si è parlato molto dell’orizzonte di uscita dalla “trappola” dei tassi di cambio, che se si realizzasse nei prossimi mesi avrebbe l’avallo del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Questa unificazione del tasso di cambio è accompagnata da una domanda enorme: quale sarà il tasso di cambio di un dollaro senza controllo ufficiale. Dato che il dollaro “blu” e i finanzieri registrano a profitto vicino al 30%ed il tasso di cambio ufficiale avanza solo dell’11,9%, collocare in dollari parte del capitale disponibile può essere considerato conveniente a fronte di una inflazione vicina all’80% nel periodo, di fronte ad un orizzonte di uscita dalle “trappole” con inclusa l’unificazione del tasso di cambio.

 
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