Il cugino di Mauricio Macri è stato escluso dal caso Cuadernos de las Bribes

Il cugino di Mauricio Macri è stato escluso dal caso Cuadernos de las Bribes
Il cugino di Mauricio Macri è stato escluso dal caso Cuadernos de las Bribes

Ángelo Calcaterra, cugino dell’ex presidente Mauricio Macri, è riuscito a essere escluso dal caso Cuadernos de las Bribes. in cui era diventato uno dei 31 imputati collaboratori. Lo ammise in quel momento il pagamento volontario di “contributi elettorali” al governo Kirchner, ed è per questo che ha sostenuto che le accuse contro di lui trattati nella giurisdizione elettorale e che non venga processato per aver pagato tangenti. La Corte di Cassazione ha accolto la sua richiesta.

Sezione I della Camera federale di cassazione penale, composta da giudici Daniel Antonio Petrone, Diego Barroetaveña e Carlos Mahiques, Si sono pronunciati a favore di Calcaterra e Javier Sánchez Caballero, che hanno chiesto che il loro caso fosse trattato nella giurisdizione elettorale.

Il 14 settembre 2022, la difesa dell’ex titolare dell’IECSA e del suo braccio destro “ha presentato davanti al giudice elettorale il divieto della Corte orale federale 7, perché è la giustizia federale competente in materia elettorale e territoriale nel Città di Buenos Aires, quella che ha giurisdizione per conoscere i fatti che gli vengono attribuiti” a Calcaterra e Sánchez Caballero.

La tesi centrale è che i pagamenti effettuati durante l’amministrazione Kirchner rispondevano a “contributi volontari alla campagna elettorale” e che tali eventi Non dovrebbero integrare la manovra di corruzione indagato nel caso noto come Bribery Notebooks.

Nel motivare la loro affermazione, Calcaterra e Sánchez Caballero hanno indicato che i pagamenti effettuati corrispondevano al 1 ottobre 2013, 30 giugno 2015, 13 luglio 2015 e 4 agosto 2015…”, così come anche “…pagamenti identificati come corrispondenti all’immobile sito in Manuela Sáenz 323 in questa città nei giorni 11, 17, 18 e 25 settembre 2013, 16 luglio 2013, 1 agosto 2013, 22 ottobre 2013, 28 maggio 2015, 18 agosto 2015, 14 settembre , 2015 e 21 ottobre 2015.”

Le somme di denaro erogate nel 2013 “(erano) collegate al processo elettorale svoltosi quell’anno, con le elezioni primarie, aperte, simultanee e obbligatorie (PASO) svoltesi il 1° agosto 2013 e le elezioni dei legislatori il 27 ottobre del 2013”. lo stesso anno…”, hanno affermato nel corso dell’udienza fissata dalla I Sezione della Cassazione Federale.

A loro volta, hanno indicato che le consegne di denaro nel 2015 “avevano a che fare con le elezioni primarie del 9 agosto e con le elezioni presidenziali del 25 ottobre dello stesso anno” e sulla base degli atti del caso – in particolare “(a) Centeno annotazioni nei suoi quaderni con le quali è stato dimostrato che una parte di Le consegne di denaro raccolte dai signori Baratta e Lazarte erano destinate alla linea politica gestita da Abal Medina e dal suo segretario Larraburu, “che raccoglievano soldi per le campagne elettorali.”

Il giudice federale con giurisdizione elettorale, María Servini, ha accolto la richiesta della difesa che la Corte Federale Orale 7 – che dovrà giudicare il caso Cuadernos – non intervenga sulle accuse contro Calcaterra e Sánchez Caballero per il presunto pagamento di tangenti. Ha richiesto l’estrazione e la presentazione di testimonianze legate ai fatti indagati “in quanto si riferiscono ai pagamenti effettuati da Héctor Javier Sánchez Caballero e Ángel Calcaterra, durante gli anni 2013 e 2015, quando si sono svolte rispettivamente le elezioni nazionali legislative e presidenziali”.

Lei era il procuratore generale del processo, Fabiana León, quella che si è opposta al fatto che la sezione che indaga sul cugino di Mauricio Macri e sul suo ex compagno è processata nella giurisdizione elettorale penale, criterio che ha validato il TOF 7. Tale argomento è stato impugnato dalla difesa e per questo motivo la discussione è giunta alla Corte federale di cassazione penale.

Analizzando il caso, le cameriere hanno sostenuto all’unanimità che “riteniamo che lIl giudice con giurisdizione elettorale è colui che deve proseguire le indagini riguardo ai fatti contestati”, indica la sentenza alla quale Clarion.

Analizzando il caso, i membri della Camera hanno affermato in una sentenza unanimemente affermata: “anticipiamo che questo partito ha ragione e riteniamo che sia il giudice con giurisdizione elettorale a dover proseguire l’indagine sui fatti contestati”, ha affermato la Corte. sentenza indica a cui Clarín ha accettato.

I magistrati hanno spiegato – come ha sottolineato la difesa – che esiste “un’assenza di trattazione o di valutazione di quanto sostenuto dalla difesa di Calcaterra e Sánchez Caballero, i quali, dopo la presentazione del primo dei nominati come collaboratore imputato, hanno ripetutamente , ed in maniera coerente, che la destinazione dei fondi indicati era quella dell’ contributi delle campagne 2013 e 2015 per il partito politico Frente para la Victoria“.

In effetti – proseguono i giudici nella loro delibera – “Calcaterra è comparso spontaneamente nel processo come collaboratore imputato e, in tale contesto, riconosceva talune consegne di denaro, indicandone espressamente la causa e la destinazione“, cioè: non si trattava di tangenti ma di contributi elettorali, come deliberato dalla Camera I.

In questo senso, sottolineano che “non è un fatto di poco conto che, come affermato dall’ex titolare della IECSA e dal suo ex socio, la destinazione dei fondi – i contributi elettorali – sia stato un fatto introdotto volontariamente da Calcaterra, che ha presentato stesso all’inizio del processo davanti alla Corte 11 della giurisdizione quando non era ancora stato citato o nominato.

Nella sentenza hanno ricordato che nello stesso senso si erano espressi altri imputati, i quali avevano avuto ragione quando avevano preteso che le loro accuse fossero analizzate nella giurisdizione elettorale, come nel caso di Manuel Santos Uribelarrea, Hugo Eurnekian e Alejandro Ivanissevich.

Così il cugino dell’ex presidente della Nazione Non sarà più indagato per aver pagato tangenti ma che il denaro “donato volontariamente” farà parte di un fascicolo di cui si occuperà il giudice con giurisdizione elettorale, María Servini, sotto la voce “contributi elettorali”, che potrebbe comportare il licenziamento dell’imprenditore.

Nonostante la consegna di soldi da parte di Calcaterra al governo di Cristina Kirchner Era illegale – non è registrato in nessuna sede né dichiarato come contributo elettorale – Il cambio di giurisdizione e di qualificazione toglie il cugino di Macri dal codice penale e lo inserisce nel ben più blando “reato elettorale”, per il quale Potrebbe essere condannato al pagamento di una multa e all’interdizione dai pubblici uffici.

 
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