sei agenti di polizia sono rimasti feriti dopo essere caduti in un campo minato mentre svolgevano lavori di eradicazione a Bolívar

Sei agenti di polizia in uniforme sono rimasti feriti dopo essere caduti in un campo minato mentre eseguivano l’estirpazione delle colture illegali nel dipartimento di Bolívar nel pomeriggio di questo venerdì 21 giugno. Secondo le prime informazioni, le persone colpite stavano effettuando lavori tra i comuni di Cantagallo e San Pablo, quando si è verificato lo sfortunato evento.

La polizia stava portando avanti il ​​lavoro di eradicazione. | Foto: Diego Pineda

Per ora aspettiamo il referto medico per sapere come stanno i singoli agenti di polizia. Le autorità devono svolgere le rispettive indagini al fine di chiarire quale gruppo armato o organizzazione criminale abbia piazzato queste mine che hanno finito per ferire gli agenti.

In questa zona di Bolívar è presente l’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) e diversi gruppi criminali che lottano per il controllo del sito, uno dei più colpiti dalla violenza. Aspettiamo che la Polizia fornisca maggiori dettagli su quanto accaduto in questa parte del Paese.

Gli agenti in uniforme feriti sono stati identificati come Jhon Alexander Fernández Cobo, Denilson Obando Montenegro, Juan Carlos Ramírez, Deivy Jhosep Villegas e Alexis Julian Muñoz.

Una piaga che continua a verificarsi

Le mine antiuomo sono una piaga che ha mietuto numerose vittime in Colombia. | Foto: Organizzazione indigena di Antioquia

Secondo un rapporto del Mine Action Service delle Nazioni Unite (Unmas), nel corso del 2023 in Colombia sono state segnalate 99 vittime a causa di mine antiuomo, ordigni inesplosi o ordigni esplosivi improvvisati. Di queste, 60 persone colpite erano civili e 39 membri delle forze pubbliche.

Il Servizio ha indicato nel suo rapporto che a questo problema, che è stato una delle principali azioni dei gruppi armati durante il conflitto armato, si aggiunge la difficoltà che le vittime hanno nell’accedere ai servizi essenziali e ai percorsi di cura, soprattutto nelle comunità etniche che, 2023, hanno rappresentato il 22% del totale delle vittime.

“Lo spostamento forzato e il confinamento sono anche gravi violazioni dei diritti umani delle comunità colpite, poiché la libera mobilità, l’uso di e nell’uso dei territori, che a sua volta si traduce in un deterioramento dell’accesso ai servizi di base come istruzione, sanità e cibo, e limita l’ingresso degli aiuti umanitari, lasciando le comunità più vulnerabili”, ha sottolineato Unmas.

 
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