Cile annegato nel VAR | Copa America 2024 | Calcio

Cile annegato nel VAR | Copa America 2024 | Calcio
Cile annegato nel VAR | Copa America 2024 | Calcio

Andrés Matonte è uruguaiano e ha 36 anni. È un insegnante di educazione fisica e nel 2022 è stato processato per presunti reati finanziari, in un caso che non ha avuto successo. È sposato con Adela Sánchez, guardalinee, e in quella casa devono parlare tutto il giorno di calcio e regolamenti. Qualcosa di simile a quello che è successo in tutto il Cile dopo aver visto la sua opera nella partita di Copa América contro l’Argentina, campione in carica, conclusasi con un minimo vantaggio per l’albiceleste con un gol segnato da Lautaro Martínez all’87’.

La critica diffusa, come ai vecchi tempi, riguarda tre commedie specifiche. Rigore netto di Cristián Romero su Víctor Dávila per uno schiaffo in area che non è stato nemmeno rivisto dal VAR. Una pedata di De Paul contro Gabriel Suazo e, infine, un fallo evidente prima del gol doloroso, anch’esso non sanzionato. Nonostante l’evidente superiorità dei campioni del mondo nel primo periodo, la risalita della Roja nel secondo è bastata ad emozionare, soprattutto dopo i due tiri di Rodrigo Echeverría che hanno costretto Emiliano Martínez all’azione.

Un’illusione che sembrava sfuggente dopo l’opaco esordio contro il Perù, ma che rinasce con uno schema che cerca di neutralizzare Lionel Messi e chiudere gli spazi. Una volta raggiunto l’obiettivo, i leader di Gareca furono incoraggiati a uscire dal fondo. La sconfitta costringe i cileni a battere sabato prossimo il Canada per raggiungere la seconda fase, obiettivo che raggiungono consecutivamente dal 2004.

La partita, disputata al Metlife del New Jersey, si disputò otto anni dopo la finale in cui Lionel Messi, con le lacrime agli occhi, annunciò il suo ritiro dalla Nazionale, frustrato per aver perso il rigore in finale. Ha segnato il graduale declino del Cile – che non si è qualificato per due Mondiali consecutivi – e l’affermazione devastante dell’albiceleste, che ha vinto tutto ciò che gli si è presentato davanti sotto la guida di Lionel Scaloni.

Questa realtà diversa era chiara sul campo di gioco, dove le precauzioni del Cile erano evidenti per contrastare la dinamica e il funzionamento del rivale. Che si ritroveranno il 5 settembre quando riprenderanno le qualificazioni al Mondiale 2026.

Per questo, dopo il fischio finale dell’uruguaiano Matonte, tutte le lamentele della stampa e dei tifosi cileni si sono rivolte ancora una volta al giudice di gara. La sensazione che FIFA e Conmebol privilegino Messi in una Coppa che sembra pensata per lui – la finale si giocherà a Miami, sua attuale sede – ha offuscato la visione imparziale di una partita emozionante, ma tutt’altro che equilibrata. E lo hanno definito un paio di dettagli, di quelli che alimentano le polemiche.

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