Il procuratore Pleé ha chiesto l’annullamento della sentenza che favoriva il cugino di Macri

Il procuratore Pleé ha chiesto l’annullamento della sentenza che favoriva il cugino di Macri
Il procuratore Pleé ha chiesto l’annullamento della sentenza che favoriva il cugino di Macri

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Il Pubblico Ministero davanti alla Corte di Cassazione Federale Raúl Pleé ha chiesto l’annullamento della sentenza che lo ha liberato dal processo nella causa del quaderni di tangenti all’uomo d’affari Angelo Calcaterracugino dell’ex presidente Maurizio Macrì.

La settimana scorsa, la Camera federale di cassazione penale, con i voti dei giudici Diego Barroetavina, Carlos Mahiques E Daniele Petroneha impedito che l’imprenditore edile fosse giudicato nel caso di i taccuini delle tangentisostenendo che il suo caso dovrebbe essere analizzato dal sistema di giustizia elettorale federale e non in un processo orale.

Pubblico Ministero Raúl PleéArchivio

La richiesta della Procura è dovuta al fatto che il tribunale non ha informato l’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) della precedente udienza in cui si è discusso se tale decisione dovesse essere presa o meno. L’UIF è attore nel caso dei quaderni delle tangenti e quindi è parte in causa, motivo per cui avrebbe dovuto avere la possibilità di discutere in quell’udienza e non le è stata data tale possibilità.

Il ricorso della UIF è diretto contro la sentenza firmata dai giudici della Camera di Cassazione. I magistrati hanno capito che Calcaterra non ha pagato tangenti per mantenere i suoi contratti con il kirchnerismo, ma ha dato piuttosto contributi finanziari alle campagne elettorali del 2013 e del 2015.

Sono i giudici Carlos Mahiques, Diego Barroetaveña e Daniel Petrone a favorire con il loro provvedimento il cugino dell’ex presidente MacriArchivio

Secondo loro, i 16 pagamenti che Calcaterra ha effettuato a funzionari del Ministero della Pianificazione Federale nel garage sotterraneo dell’hotel Hilton non erano tangenti ma denaro per la campagna elettorale. In questo modo Calcaterra fu escluso dal processo sul caso dei quaderni e il fascicolo fu inviato al giudice elettorale federale María Servini affinché, invece di accusarlo di corruzione, potesse essere indagato per una lieve violazione del codice elettorale.

Ci sono imprenditori che promuovono una rivendicazione in Giustizia simile a quella di Calcaterra affinché i loro casi siano trattati anche nella giurisdizione elettorale.

Ora, con questa richiesta di annullamento, i giudici della Cassazione dovranno decidere se revocare la propria decisione oppure respingere la richiesta della Procura. L’altro soggetto legittimato ad impugnare la decisione del tribunale è la UIF, che ha già deciso di impugnare la sentenza.

Non si tratta di un ricorso alla Corte per rivedere la sentenza della Cassazione, ma piuttosto di una richiesta di annullamento presentata davanti agli stessi giudici che l’hanno emessa.

Cristina Kirchner e il suo avvocato Carlos Beraldi, quando furono processati per irregolarità nei lavori pubblici a Santa CruzMarcos Brindicci – AP

Il documento di cinque pagine, al quale ha accettato LA NAZIONE, propone “a pena di nullità l’osservanza delle disposizioni concernenti l’intervento del giudice, della Procura e della parte attrice nel processo e la loro partecipazione agli atti nei quali ciò è obbligatorio”. E quella prescrizione non è stata rispettata, ha detto il pubblico ministero. “La FIU non è stata incorporata nel sistema Lex100 e non è stata notificata”, ha scritto Pleé.

Il Pubblico Ministero ha riconosciuto che la giurisprudenza della Cassazione indica che le pronunce da essa emesse non sono suscettibili di proposte di annullamento, revoca o riesame, e solo un ricorso straordinario è possibile affinché la Corte riesamini la questione. Tuttavia, ha affermato che esistono già delle eccezioni a questa regola “in virtù della necessaria salvaguardia delle garanzie del giusto processo e della difesa delle parti in causa in tribunale”. E li ha elencati.

“La questione qui sollevata costituisce, a mio avviso, una di quelle situazioni eccezionali che, se non affrontate con le modalità proposte, genererebbero, insieme ad inutili sprechi giurisdizionali, il consolidamento di un danno non successivamente riparabile, poiché una le parti del processo hanno avuto il diritto di essere ascoltate e, quindi, di difendersi in giudizio, ridotto, il che implica una manifesta inosservanza delle regole del giusto processo, del cui rispetto questa Procura deve vigilare,” ha detto il pubblico ministero.

E ha ricordato che quanto risolto dai giudici Barroetaveña, Mahiques e Petrone “impedisce il normale proseguimento della causa verso lo svolgimento del dibattito orale e pubblico nei confronti dei ricorrenti, che ha vanificato la domanda dell’UIF in conformità alla sua richiesta di elevazione a prova.” .

Il caso del notebook ha 161 imputati. L’imputato principale in questo caso è Cristina Kirchner quale capo di un’associazione illecita. Le accuse sono nate da Oscar Centeno, un autista del Ministero della Pianificazione che annotava su quaderni i viaggi effettuati con funzionari kirchneristi del portafoglio dell’ex Ministero della Pianificazione federale per ritirare tangenti pagate da uomini d’affari. I funzionari “pentiti” hanno ammesso le accuse e gli uomini d’affari hanno riconosciuto i pagamenti davanti alla Corte. LA NAZIONE ha effettuato l’inchiesta giornalistica che ha permesso di scoprire la manovra.

La causa dei taccuini è, in realtà, la coesistenza di più cause connesse. La principale è quella che contiene gli scritti di Centeno, con tre sezioni, alla quale si aggiungono altri casi di frode e riciclaggio dove si parla di organizzazione criminale, avvenuta tra il 2003 e il 2015, “nell’ambito della quale vengono commesse tangenti e i pagamenti sono stati indirizzati alla soddisfazione di questi interessi spuri e allo scopo di ottenere vantaggi reciproci – di uomini d’affari e funzionari – come risultato di quell’accordo illecito previo”, come valutato dalla Giustizia.

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