Diviso (e impoverito) – Diario Río Negro

Nel corso del XX secolo, l’Argentina è stata orgogliosa di due o tre dei suoi grandi risultati. Il primo di questi (e forse la causa di tutto il resto di positivo) è stata l’ottima istruzione pubblica ciò aveva fatto sì che l’intera popolazione non solo fosse alfabetizzata ma avesse anche un buon livello di istruzione. Un altro risultato è stato nell’integrazione sociale, che aveva reso la classe media la maggioranza sia economicamente che culturalmente, con pochissime persone agli estremi di povertà o di ricchezza estrema. Dall’inizio del secolo fino alla dittatura del 1976, la scuola pubblica ha integrato nelle sue aule studenti di tutti i settori sociali. Tutto ciò è andato perduto mezzo secolo fa e da allora l’integrazione sociale è diventata sempre più confusa.

Visti i cambiamenti economici promossi dal nuovo governo, molti politologi e sociologi stanno discutendo come si riconfigurerà la società argentina una volta che le misure economiche e sociali promosse da Javier Milei entreranno in vigore.

Il dibattito anticipa due scenari, nessuno dei quali positivo. Uno di questi, il più diffuso – anche tra gli economisti che sostengono questi cambiamenti – è quella che viene chiamata “la definitiva latinoamericanizzazione della società argentina”.

“Latinamericanizzazione”


Vale a dire, i cambiamenti sarebbero così profondi da distruggere tutto il patrimonio positivo costruito da diverse generazioni, che ci ha assicurato un’eccellente istruzione pubblica e che la maggioranza appartiene ad una classe media prospera e colta.

Quando parliamo di “latinoamericanizzazione” intendiamo “una società in cui la maggioranza ha un’istruzione di qualità molto bassa e un reddito miserabile”. La guerra politica degli ultimi 20 anni ci ha portato a utilizzare dati presi a caso, senza contesto e senza comprendere cosa significhino realmente, per caratterizzare il nemico politico. Quando si parla di “povertà” in Argentina, ad esempio, i sociologi e le misurazioni effettuate dall’INDEC si riferiscono ai settori che non possono acquistare un paniere di base abbastanza nutriente, che rappresenta il consumo minimo della classe media. Coloro che non accedono a quel paniere (anche se si trovano di poco al di sotto di esso) sono considerati poveri.

Se misurassimo tutti i latinoamericani con lo stesso criterio, quasi tutti i paesi sarebbero molto più poveri di quanto appaiono nelle statistiche della Banca Mondiale. Perché? Perché il modo in cui tutti gli altri misurano la povertà è diverso, e molte persone che riescono a malapena a mangiare sono già elencate come non povere (anche se a loro manca quasi tutto il resto).

Se utilizziamo il criterio di povertà delle organizzazioni internazionali (la popolazione che vive con meno di 5,5 dollari a parità di potere d’acquisto (cioè la quantità di valuta di ciascun paese per acquistare un paniere di prodotti equivalenti), L’Argentina avrebbe solo il 12% di poveri, il Brasile ci raddoppierebbe e solo il Cile e l’Uruguay in tutta l’America Latina starebbero un po’ meglio di noi.

Di fronte


Ora, se diventassimo seriamente latinoamericani: La povertà si diffonderebbe a tal punto da coprire percentuali simili a quelle del Perù o della Colombia, paesi che hanno un’immensa maggioranza di poveri e una piccola classe media e una minuscola classe di molto ricchi. Questa è la divisione verso la quale si dirigerebbe la politica economica di questo governo secondo la maggioranza dei sociologi.

Alcuni pensano che la società argentina sia più che divisa tra due classi sociali (20% non poveri e 80% poveri). Sarà diviso in due metà che si odieranno senza nemmeno potersi parlare, in stile nordamericano. La divisione cioè non sarebbe tanto economica e sociale, come nella maggior parte dell’America Latina, ma culturale e ideologica, come negli Stati Uniti.

Infine, ci sono anche analisti che pensano che entrambe le divisioni possano essere realizzate nel nostro prossimo futuro: essere divisi alla maniera latinoamericana, con tanti poveri e pochi borghesi, e allo stesso tempo anche divisi alla maniera nordamericana, con metà del paese che odia l’altra metà del paese, o perché li considera “di sinistra e kirchneristi” o “libertari e conservatori di estrema destra”.

Cioè delle tre alternative negative che sembrano aspettarci nel futuro, la terza è la più negativa, poiché saremmo sempre più poveri e, allo stesso tempo, più stupidi e dominati perché non riuscivamo a trovare una soluzione migliorepoiché spenderemmo tutte le nostre forze odiando l’altra metà che la pensa diversamente.

Comunque sia, non ci sono previsioni ottimistiche tra chi analizza il futuro della società argentina.

 
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