Gli scienziati creano una “plastica vivente” che si autodistrugge in cinque mesi

Gli scienziati creano una “plastica vivente” che si autodistrugge in cinque mesi
Gli scienziati creano una “plastica vivente” che si autodistrugge in cinque mesi

Gli scienziati stanno valutando gli effetti collaterali dell’autodecomposizione del materiale. Essi sostengono che gli effetti dannosi potrebbero essere nulli. Bacillus subtilis è un ceppo utilizzato nella produzione di probiotici. È considerato benefico e sicuro per l’uomo e gli animali. I ricercatori stanno lavorando per adattare il loro approccio a livello industriale.

L’uso dei batteri per eliminare la plastica è un’idea che è stata testata in diversi laboratori, ma i test dimostrano che affinché avvenga la biodegradazione è necessario un ambiente controllato con un’abbondanza di microbi. Quasi tutta la spazzatura di plastica generata finisce nelle discariche senza supervisione. Pertanto è fondamentale che i materiali del futuro possano attivare automaticamente il meccanismo di disintegrazione quando entrano in contatto con il terreno fertile.

IL B. subtilis, abbondanti in tutto il pianeta, sono innocui per gli esseri umani. Per questa sua peculiarità il batterio trova largo impiego in campi quali l’agricoltura, l’industria e la medicina. Da questi batteri, ad esempio, si possono produrre antibiotici come l’iturina A e la fengicina, composti chiave per combattere i funghi. L’inclusione di spore microbiche nel poliuretano termoplastico ha inoltre reso il materiale più resistente.

Il TPU viene utilizzato per realizzare calzature, tappetini, cuscini e memory foam. Si distingue per essere resistente e avere una consistenza morbida. È uno dei polimeri più utilizzati nel settore industriale. L’inquinamento causato dalla plastica è diventato uno dei problemi ambientali più preoccupanti degli ultimi decenni. Ogni anno vengono prodotte più di 400 milioni di tonnellate di plastica monouso e meno del 10% viene riciclato.

Secondo i ricercatori, il metodo di ibridazione dei materiali è completamente scalabile e sicuro. “Ora c’è la speranza di poter mitigare l’inquinamento causato dalla plastica in natura”, ha affermato Han Sol Kim.

“Esistono molti tipi diversi di plastica commerciale che finiscono nell’ambiente; il TPU è solo uno di questi. Uno dei nostri prossimi passi è espandere la portata dei materiali biodegradabili che possiamo realizzare con questa tecnologia”, ha concluso Feist.

Il modo migliore per combattere la plastica?

In media, la plastica impiega 500 anni per biodegradarsi, anche se, a seconda del materiale, il periodo può arrivare fino a 1.000 anni. Alcuni calcoli suggeriscono che oggi fino al 79% della plastica scartata inquina l’ambiente. L’Agenzia scientifica nazionale australiana stima che in mare siano presenti 11 milioni di tonnellate di questo materiale, senza contare le microplastiche. Ogni minuto che passa, il volume di rifiuti di plastica che finiscono nell’oceano equivale a un camion della spazzatura.

Le implicazioni dell’inquinamento da plastica diventano più profonde con il progredire della ricerca. Particelle microscopiche del materiale sono state trovate nelle arterie e nella placenta umane. Esistono dati che dimostrano che gli uragani possono lanciare granuli di plastica verso città molto lontane dal mare. Ce ne sono anche tra le nuvole e dentro l’acqua in bottiglia.

 
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