Kevin Costner seppellisce il western (e la sua stessa carriera) con “Horizon: An American Saga”

Kevin Costner seppellisce il western (e la sua stessa carriera) con “Horizon: An American Saga”
Kevin Costner seppellisce il western (e la sua stessa carriera) con “Horizon: An American Saga”

Kevin Costner dirige l’epopea americana dell’espansione occidentale durante la Guerra Civile.

“Il western è un genere cinematografico tipico del cinema americano, generalmente ambientato nel vecchio West americano. I film western sono ambientati in territori inesplorati o selvaggi, sotto la minaccia latente dell’attacco indiano, o in città senza legge dove i banditi vagano liberamente” può essere letto in diverse definizioni tascabili del western. Per André Bazinuno dei grandi teorici della storia del cinema e dei suoi generi, il western è “il cinema per eccellenza” in base al fatto che il cinema è movimento, ma aggiunge che “Nemmeno le cavalcate, i combattimenti, i forti e uomini intrepidi in un paesaggio di selvaggia austerità bastano a definire o specificare il fascino del genere”.

La riflessione più recente e forse più accurata su questo genere si può ascoltare nelle parole del suo grande maestro, Giovanni Fordsebbene trasmutato nella pelle di David Lynch nella scena finale di I Fabelman: “Quando l’orizzonte è completamente basso, è interessante. Quando è tutto in alto, è interessante. Quando è nel mezzo, è noioso da morire.”. Il più recente dei western è scritto, prodotto, diretto e interpretato dal considerato l’ultimo cowboy di Hollywood – con il permesso di Clint Eastwood-, Kevin Costner, ma non si può dire del tutto che sia il più preciso.

Orizzonte: una saga americana cominciò a galoppare nel Festival del cinema di Cannesdove ha trovato un altro film di origine simile come Megalopoli, ovvero il sogno realizzato di due uomini un tempo acclamati che avevano dovuto impegnare i propri beni per poter realizzare i rispettivi progetti. Se le critiche rivolte al film di Francis Ford Coppola furono feroci, quelle rivolte al film di Costner furono un po’ più tiepide, anche se non molto migliori. Con l’arrivo della prima parte nelle sale si capisce il perché.

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La vittoria del West: una storia di famiglie, amici e nemici nel XIX secolo. (Crediti: Warner Bros.)

Con un prologo tanto emozionante quanto confuso, in cui si vedono un padre e un figlio entusiasti che si stabiliscono in un nuovo territorio: il famoso orizzonte che dà il titolo al film e che tutti i personaggi perseguiranno -, il film cerca di riunire nelle sue tre ore tutto ciò che il western rappresenta per Costner. Cioè i suoi paesaggi affascinanti, la tensione dei suoi duelli con le pistole, la violenza degli indiani, l’ambiguità morale dei coloni e, infine, l’epopea di una storia, quella degli stessi Stati Uniti d’America, che inizierà a forgiarsi nel quegli anni – il film inizia nel 1859, due anni prima dello scoppio della Guerra Civile – e che saranno immortalati per sempre nei film di John Ford, Anthony Mann, Raoul Walsh e molti altri illustri personaggi classici del western.

Costner cerca di recuperare quella grandezza a tutti i costi, ma si sa che chi copre molto fa poco, e il suo film soffre di questo e di molto altro. In pratica, Orizzonte: una saga americana Ha troppe trame, troppi personaggi, troppe ambientazioni e troppi dialoghi in un genere narrato essenzialmente per immagini. E la cosa peggiore è che nessuno di loro ha un legame apparente, almeno in questa prima puntata, aspettando che nella seconda si incontrino tutti, o almeno quelli che restano in vita. Perché quello è un altro, il numero di personaggi che appaiono e scompaiono senza che dietro ci sia alcun tipo di costruzione o sviluppo emotivo. Liti, riconciliazioni e omicidi raccontati con magniloquenza e tanta musica che non sono altro che climax infiniti che accade sullo schermo.

D’altra parte, il western classico si è sempre vantato di avere diverse leggende della recitazione. Le star inerenti al genere sono passate attraverso i suoi deserti, come John Wayne O Walter Brennan ad altri più insoliti come Barbara Stanwyck Humphrey Bogart O Marilyn Monroepassando per fuorilegge regolari come Enrico Fonda, Gary Cooper O James Stewart. In Orizzonte: una saga americana Abbiamo interpreti di maggiore o minore provenienza come Sam Worthington, Sienna Miller, Luke Wilson, Danny Huston o Jena Malone tra gli altri, che sembrano aver insistito così fortemente affinché Costner si comportasse come persone del vecchio west al punto da dimenticare che stavano girando un film. Non c’è chimica, tensione, passione o qualsiasi altra emozione coinvolta ogni volta che qualcuno di loro interagisce, solo una serie di frasi che possono suonare bene sulla carta ma mancano di potere quando vengono pronunciate.

Kevin Costner torna alla regia con un'epica saga sul West americano. (Crediti: Warner Bros.)
Kevin Costner torna alla regia con un’epica saga sul West americano. (Crediti: Warner Bros.)

La composizione di ogni scena e soprattutto il montaggio che le unisce non aiuta certo la bravura di nessuno degli attori. Nel film, la stessa cosa può andare da un feroce attacco indiano all’introduzione di un nuovo personaggio, da un momento scomodo – e non sempre involontariamente comico – in una carovana a una presunta tragica perdita. Nel suo realizzazione sconnessa e goffa dei piani È impossibile sapere quando ridere e quando piangere, quando emozionarsi e quando temere per qualunque situazione si presenti. Non ha senso sparare a tradimento con una rivoltella o risparmiare proiettili se lo spettatore non sa nemmeno quanto sia importante e nemmeno chi siano i bersagli.

Quando raggiunge la sua “fine”, per così dire, non è altro che a brusca fermata sulla strada a introdurre il prossimo episodio, più che la frustrazione o la rabbia, prevale la rassegnazione, lo sguardo triste verso un genere che un tempo ha fatto grande il cinema e il cui nome oggi viene utilizzato invano. Kevin Costner avrà messo tutta la sua passione e il suo denaro nel suo tentativo sintetizzare più di cento anni di storia e il cinema nelle sue quasi tre ore di riprese, ma dopo aver finito di guardare Orizzonte: una saga americana Le parole di Ford/Lynch risuonano fortemente: questo orizzonte è nel mezzo.

 
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