Pro e contro nella polemica del mese


Contro, di Eulàlia Iglesias

Il ricongiungimento di Yorgos Lanthimos con Efthimis Filippou, lo sceneggiatore dei suoi primi film, sembrava anticipare un ritorno a quei territori più oscuri, scomodi e semanticamente dislocati in cui viaggiava il greco prima di successi come ‘La Favorita’ e ‘Povere Creature’. Ma questa promessa finisce per rivelarsi nel modo più frustrante. “Kinds of Kindness” riunisce tre storie che mirano ad avvicinarsi al campo del sinistro, dell’inquietante, da tre diversi scenari attorno a un dipendente la cui vita è progettata dal suo capo, un “revenant” che non sappiamo se sia lei lei dice di esserlo, e una setta che aspira al benessere attraverso la banalizzazione del male.

Atsushi Nishijima

Lungi dal ritornare alle sue radici, Lanthimos sembra accontentarsi di un compendio a breve termine dei propri luoghi comuni, forse destinato a quel nuovo pubblico che non conosce le sue origini, e servito a partire dalle coordinate di una certa narrativa di prestigio apparentemente trasgressiva che include un cast deluxe. Il greco avvolge in un’estetica di squisita freddezza dosi minimali, prevedibili e innocue di umorismo nero, sesso strano, narrativa crudele, morti gratuite, amputazioni e meta storie in un cocktail apparentemente esplosivo che stupisce per la sua incapacità non solo di infastidire, ma anche di generare il minimo intrattenimento.

Il peggio: non sempre è all’altezza della sua proposta, soprattutto nel terzo episodio.

Atsushi Nishijima

A favore, di Sergi Sánchez

Qualche mese fa con ‘Povere Creature’, Sembrava che Yorgos Lanthimos fosse disposto a vendere la sua anima di alchimista della crudeltà in cambio di un Oscar, o in altre parole, in cambio dell’ingresso nell’esclusivo club degli autori applauditi dal mainstream. È ammirevole che, intanto, stesse architettando un film realizzato proprio per farlo espellere da quel club, o da qualunque altro, al punto da significare un ritorno alle origini in formato widescreen (quasi tre ore), un compendio ostile di quella tragicommedia dei dolori dell’esistenza che film come ‘Alpi Caninoo’ hanno trasformato nel loro libro di stile.

tipi di gentilezza
Atsushi Nishijima

Per coloro che accusano Lanthimos di essere un cineasta senz’anima, assorto nel suo sadismo da boudoir, “Kinds of Kindness” dimostra che l’interesse principale del suo lavoro è abbracciarci come esseri vulnerabili, capaci di fare qualsiasi cosa per essere amati. In questo trittico messo alle strette e inzuppato di vetriolo, un’esemplare revisione strutturalista del film ‘bozzetti’ in cui ogni episodio risuona e stride con quello successivo in modi tanto coerenti quanto sorprendenti e il cineasta greco si rivela ancora una volta un magnifico regista di attori (Plemons, il re), L’amore è una prigione dalla quale nessuno vuole (o può) scappare.

Il meglio: il cast succulento che si presta a interpretare ruoli diversi e rischiosi.

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Atsushi Nishijima

Scheda dati

Indirizzo: Yorgos Lanthimos Distribuzione: Emma Stone, Jesse Plemons, Willem Dafoe, Margaret Qualley, Hong Chau, Joe Alwyn, Mamoudou Athie, Hunter Schafer Paese: Irlanda, Regno Unito, Stati Uniti Anno: 2024 Data di rilascio: 28-6-2024 Genere: Dramma Sceneggiatura: Yorgos Lanthimos, Efthimis Filippou Durata: 164 minuti

Sinossi: Favola che racconta tre storie: quella di un uomo intrappolato che cerca di prendere il controllo della propria vita; quella di un poliziotto terrorizzato perché la moglie, scomparsa in mare, è tornata e sembra una persona diversa e quella di una donna decisa a ritrovare qualcuno con un dono speciale, destinato a diventare un prodigioso leader spirituale.

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STUDI DEL XX SECOLO/Disney
Primo piano del volto di Eulàlia Iglesias

Eulàlia Iglesias Huix è una giornalista e critica specializzata in cinema e audiovisivi. Niente nel cinema le è estraneo, anche se tra le sue specialità e interessi ci sono il cinema d’autore, le nuove tendenze del cinema contemporaneo, il cinema classico di Hollywood, il cinema femminile e altre forme di cinema femminile, la nuova fiction televisiva o i videoclip.

Dottore di ricerca nel programma di Antropologia e Comunicazione presso l’Università Rovira i Virgili (Tarragona), dove insegna le materie Storia dell’audiovisivo e Teoria e analisi del cinema e della televisione nel corso di Laurea in Comunicazione audiovisiva. Membro del comitato editoriale di Caimán – Cuadernos de cine, collabora regolarmente, tra le altre pubblicazioni, al quotidiano Ara, Rockdelux, Sensacine e Entreacte.

Ha lavorato nella redazione di Fotogramas dal 2003 al 2005, per poi rientrare nello staff di collaboratori della rivista nel 2018. Ha inoltre pubblicato capitoli in libri collettivi su registi come Rainer Werner Fassbinder, Muriel Box, Dorothy Arzner, Jacques Becker, M. Night Shyamalan, Bong Joon-ho, Joseph Losey, Francis Ford Coppola, Max Ophüls, Paul Schrader, Barber Schroeder, Hong Sang-soo, Claude Chabrol, Georges Franju e Larry Clark, tra gli altri. Fa parte dell’Associazione Catalana di Critica e Scrittura Cinematografica (ACCEC), la Fipresci della Catalogna, ed è stato membro del consiglio di amministrazione dal 2014 al 2017. Membro del comitato di programmazione di Seminci, della Settimana Internazionale del Cinema di Valladolid e del del D’A – Festival Internacional de Cinema D’Autor de Barcelona, ​​frequenta regolarmente festival come Sitges, Locarno e Cannes, con i quali mantiene uno dei suoi rapporti di amore-odio più longevi. Inoltre, è stato membro della giuria del prestigioso Festival del Cinema di San Sebastián.

Colpo alla testa di Sergi Sánchez

Scrive e insegna cinema come se non ci fosse un domani. Ha visto “Carrie” all’età di sei anni e continua ad applaudire la scena del ballo di fine anno, anche se da adulto preferisce abitare gli stati benevoli e sonnambuli del cinema di Apichatpong. Ha la capacità di scrivere libri digitando con un solo dito.

 
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