Non dirlo a nessuno di questo

Il nono giorno del quarto mese, quando la fame nella città era aumentata e la popolazione non aveva più nulla da mangiare, aprirono una breccia nelle mura della città. Il re Sedechia e i suoi uomini fuggirono di notte lungo il sentiero della porta che è tra le due mura del giardino del re e, nascondendosi dai Caldei, che avevano circondato la città, fuggirono verso il deserto.

L’esercito caldeo inseguì il re e lo raggiunse nelle pianure di Gerico, dove il suo esercito si disperse e lo abbandonò. I Caldei catturarono il re e lo condussero a Ribla, dove si trovava Nabucodonosor, re di Babilonia, che lo processò. Nabucodonosor fece decapitare i figli di Sedechia in sua presenza, gli cavarono gli occhi e lo condusse in catene a Babilonia.

Il settimo giorno del quinto mese dell’anno diciannovesimo del regno di Nabucodonosor in Babilonia, Nabuzaradan, comandante dell’esercito caldeo e suddito del re di Babilonia, entrò in Gerusalemme, bruciò il tempio del Signore, il palazzo reale e tutte le case a Gerusalemme. I soldati caldei, che erano con il comandante dell’esercito, distrussero le mura che circondavano la città. Nebuzaradan deportò il resto della popolazione e anche coloro che si erano arresi al re di Babilonia, lasciando solo alcuni contadini poveri a lavorare le vigne e i campi.

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Vangelo di venerdì 28 giugno

Lettura del santo vangelo secondo san Matteo

Mt 8,1-4

In quel tempo, quando Gesù scese dal monte, una grande folla lo seguiva. All’improvviso gli si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: “Signore, se vuoi, puoi guarirmi”. Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: «Sì, sii guarito».

Immediatamente fu purificato dalla lebbra. Gesù gli disse: “Non dire questo a nessuno. Ma ora va’ a presentarti al sacerdote e porta l’offerta prescritta da Mosè per dimostrare la tua guarigione”.

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Parole del Santo Padre per questo martedì 25 giugno

Questo è lo stile di Gesù con chi soffre: poche parole e gesti concreti. Molte volte, nel Vangelo, lo vediamo comportarsi così con coloro che soffrono: i sordomuti (cfr. Mc 7,31-37), paralizzato (cfr. Mc 2,1-12) e tanti altri bisognosi (cfr. Mc 5). Fa sempre così: parla poco e alle parole seguono subito i fatti: si inchina, prende la mano, guarisce. Non si sofferma su discorsi o interrogatori, tanto meno su pietismo e sentimentalismo. Dimostra piuttosto la delicata modestia di chi ascolta attentamente e agisce con diligenza, preferibilmente senza attirare l’attenzione. Chiediamoci oggi: so ascoltare le persone, sono disponibile alle loro buone richieste? Oppure invento scuse, procrastino, mi nascondo dietro parole astratte e inutili? Nello specifico, quando è stata l’ultima volta che sono andato a visitare una persona sola o malata – ciascuno risponda nel proprio cuore – o quando è stata l’ultima volta che ho cambiato i miei programmi per andare incontro ai bisogni di qualcuno che mi chiedeva aiuto? (Angelus, 11 febbraio 2024)

Fonte: Sito Vaticano

 
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