LIBRO DI ERCOLE | Dall’Ercole dell’Internazionale all’Ercole del Regime

LIBRO DI ERCOLE | Dall’Ercole dell’Internazionale all’Ercole del Regime
LIBRO DI ERCOLE | Dall’Ercole dell’Internazionale all’Ercole del Regime

Dall’Ercole dell’Internazionale all’Ercole del RegimePilar Cortes

Quel giorno del 1936 i negozi chiudevano a mezzogiorno. Era un ordine. Era anche vero che da quella partita giocata nel pomeriggio del 3 novembre non sarebbero potuti emergere né vincitori né vinti. Il risultato, a scandaloso e truccato dalle sei alle sei. Nessuno si è lamentato. Fu una partita “tra giocatori fratelli nell’ideologia e nei desideri sociali”, secondo le cronache. Allo stadio Bardin, dopo poco più di tre mesi di guerra, suona l’Internazionale. Anche l’inno di Riego. Non c’erano leader politici, ma calciatori, quelli rimasti di quella grande squadra che appena sei mesi fa era arrivata sesta all’esordio in Prima Divisione. L’Hercules affrontò una selezione dei marinai della nave Nave mercantile russa Transvalt, attraccavano nel porto per portare provviste e vestiario. Era una festa, il pubblico invase il campo dopo la fine e i giocatori sovietici, che ovviamente vestivano di rosso, uscirono sulle loro spalle.

Questa è una delle tante storie che salvano dall’oblio «L’Hercules FC nella guerra civile». Il libro, lavoro degli studiosi Luis Hernández e Josep Miquel Garcia, è uno squisito diario di navigazione del club di Alicante durante i fatidici tre anni del conflitto. “In questo lavoro abbiamo portato alla luce molteplici storie rimaste nascoste, alcune di grande durezza, e tutte meritano di essere ricordate in un esercizio di memoria storica titanica”, spiega Garcia. Ercole non ha fatto eccezione, hanno vissuto il dramma da vicino come ogni famiglia e molti dei suoi membri non sono tornati: Il suo allenatore Manuel Suárez de Begoña è stato colpito da colpi di arma da fuoco e il Extreme Mendizábal è morto in servizio dopo aver perso il controllo del suo aereo.

Uno dei capitoli del libro

Al di là di queste storie conosciute al Medio Ercolanoil libro riporta alla luce dettagli messi a tacere, taciuti dalla stampa dell’epoca o semplicemente sconosciuti. Uno di questi è la partecipazione del clubbus all’esecuzione dei prigionieri. Un’altra è la fortuna che il club ebbe con il suo stadio, che alla fine della guerra non aveva subito quasi alcun danno. “Mestalla, per esempio, è stato bombardato e poi è stato trasformato in un campo di concentramento”, dice Hernández. Ad Alicante, gran parte della colpa dello stadio perfetto di Bardin è di una figura sconosciuta, quella del segretario José Navarro Alemañ.

Il libro analizza quanto accaduto ad Ercole nel contesto sociale, istituzionale e sportivo. Non si contano solo le famose repressioni di giocatori come Maciá o Blázquez, ma anche si concentra sui manager, pezzi intercambiabili all’epoca con il progredire della guerra e soprattutto quando è finito. “Nel 1939 iniziò una ‘dedemocratizzazione’ del calcio, gli allenatori dovevano essere del Regime”, rivela Garcia. Alla fine della guerra la Lega riprese la sua lotta e l’Hércules, minato dalle morti e dagli arresti di giocatori che avevano combattuto per la Repubblica, concluse un degno sesto posto. “Tuttavia, poiché Alicante fu l’ultima città a cadere, i giocatori negli stadi gridavano ‘rossi'”, ricorda Hernández.

A causa dell’odio per qualsiasi nomenclatura straniera del regime franchista, le squadre cambiarono nome e Hércules, come il Barça o il Siviglia, cambiò il loro acronimo: da FC a CF. “Allora non abbiamo recuperato il nome originale, ripristinarlo adesso sarebbe un bel omaggio al suo fondatore, ricordiamoci che il nome è stato censurato da un’organizzazione esterna al club”, riflette Garcia. “L’Hercules FC nella Guerra Civile” è il risultato di una rigorosa indagine condotta da vari archivi del Paese e non ha avuto il supporto istituzionale, cosa comune: “Poi sono i primi a sfoggiare il loro Ercolanismo con successi come promozione”, critica Garcia.

Il libro verrà presentato questo venerdì (19:30) alle ore 18:00 la sede dell’UA in via San Fernando, in un evento guidato dal giornalista Carlos Cuenca. “Si rivolgerà sia ai veterani che ai giovani tifosi, così come agli amanti della storia di Alicante”, spiega Hernández.

 
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