Hanno fissato la data del processo orale per la rivolta della polizia del 2013 a Santa Fe

Hanno fissato la data del processo orale per la rivolta della polizia del 2013 a Santa Fe
Hanno fissato la data del processo orale per la rivolta della polizia del 2013 a Santa Fe

Martedì 4.6.2024

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Ultimo aggiornamento 18:15

La Corte orale federale di Santa Fe (TOF) ha fissato per mercoledì prossimo, 12 giugno, l’apertura del processo orale e pubblico contro tre agenti di polizia della provincia – se disponibili – e un presunto delegato sindacale, per la loro partecipazione all’azione di polizia di dicembre rivolta del 2013, quando la provincia era governata dal socialista Antonio Bonfatti.

Il 9 dicembre 2013 è stato il giorno con la più alta concentrazione di persone in Plaza 25 de Mayo, davanti alla Casa Grigia. Foto: Pablo Aguirre/Archivio

Dieci anni e mezzo dopo, il caso giunge finalmente a un grado decisivo, in cui sarà possibile chiarire se quella protesta settoriale abbia condizionato – reato – la volontà di un governo che ha chiuso il conflitto concedendo per decreto un aumento alla massa di lavoratori. polizia e carceri dello stivale.

In totale gli imputati sono quattro, tre per il reato di “sedizione aggravata”, dato che al momento dell’accaduto appartenevano alle forze dell’ordine; e un quarto, accusato di “istigazione a commettere reati” e “minacce coercitive aggravate”.

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Si tratta dei sergenti di polizia Fabricio Javier Abasto (48), Claudio Marcelo Patiño (51) e Mauricio Miguel Pagani (50); così come il riferimento dell’Apropol, il “Gaucho” Alberto Rubén Martínez (61). I primi tre saranno rappresentati legalmente dall’avvocato privato Luis Guillermo Blanco; mentre il quarto lo farà tramite il difensore d’ufficio, il dottor Fernando Sánchez.

Testimoni pesanti

Il processo sarà presieduto dalla cameriera José María Escobar Cello, insieme ai suoi coetanei, Luciano Lauría ed Elena Dilario di Rosario; mentre l’accusa sarà portata avanti dal procuratore generale Martín Suárez Faisal; e non ci sarà nessuna parte che si lamenterà.

Con il passare dei giorni la protesta si è accesa in tutta la provincia. Foto: Guillermo Di Salvatore/Archivio

La particolarità del dibattito sta nel fatto che martedì scorso -28 maggio-, quando si è svolta l’udienza preliminare, le parti si sono accordate di introdurre attraverso la lettura circa 40 testimonianze, lasciandone solo 6 per il giorno del dibattimento.

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Due dei presenti sugli spalti erano alti funzionari durante il governatorato di Antonio Bonfatti (2011-2015): l’ex ministro del Governo e della Riforma dello Stato, Rubén Galassi; e l’ex ministro della Sicurezza, Raúl Lamberto. Doveva comparire anche l’allora capo della polizia dell’Unità Regionale Uno (URI), Rafael Grau; e l’ex arcivescovo di Santa Fe, José María Arancedo, come riferimento e interlocutore nel conflitto sul Tavolo di Dialogo di Santa Fe.

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Gli ultimi due sono l’avvocato privato César Rojas, che fu consulente legale di Martínez; e Diego Ignacio Rulo, ex direttore provinciale delle Tecnologie per la Sicurezza e la Risposta alle Emergenze.

10 dicembre 2013

Il caso è iniziato il 10 dicembre 2013, sulla base della denuncia presentata dal Procuratore di Stato, Pablo Saccone, in cui descriveva e sosteneva con immagini fotografiche ciò che stava accadendo nelle strade delle città di Santa Fe e nei rosari.

La banconota da 2 dollari ormai fuori circolazione, simbolo del calo salariale, sul petto di un poliziotto decorato, ferito in atto di dovere. Foto: Flavio Raina/Archivio

“…in questo preciso momento, in diversi luoghi della provincia di Santa Fe, gruppi di più di dieci agenti di polizia sono armati e in stato deliberativo, senza svolgere le loro funzioni specifiche, con lo scopo confessato di ottenere benefici salariali, esigendo con detto esibizione di forza al Governo della Provincia di Santa Fe per un miglioramento dei loro salari, sotto la minaccia di non adempiere ai loro obblighi nella piena consapevolezza che tali omissioni permetteranno la commissione di molteplici crimini da parte di altre persone, approfittando di ciò inattività preventiva” si legge nella lettera diffusa dal Governo.

Un dato non meno importante emerge dal contesto nazionale in cui ciò si è verificato. “Ciò è accaduto e accade in diverse località del paese, come nelle province di Córdoba, Entre Ríos, Jujuy, Neuquén e Buenos Aires, tra le altre”, ha osservato la dottoressa Saccone.

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La provincia ha messo in dubbio l’operato del personale di polizia armato che, in alcuni casi, ha utilizzato anche i telefoni cellulari ufficiali per recarsi alla protesta, accompagnato da civili della famiglia della polizia.

Accusa divisa

I procuratori n. 1 e 2 di Santa Fe, Gustavo Onel e Walter Rodríguez, furono incaricati – in diversi casi – di portare avanti le indagini, che portarono ad un primo atto d’accusa emesso nell’agosto 2015 dal giudice Reinaldo Rodríguez; e infine in una richiesta di rinvio a giudizio – datata 16 luglio 2018 – ora in discussione.

Un gruppo di poliziotti e civili ha manifestato davanti al palazzo del governo, dove hanno confrontato i loro stipendi con quelli di senatori e deputati. Foto: Flavio Raina/Archivio

In termini pratici, il pubblico ministero Onel, al termine delle indagini, ha diviso l’accusa in due parti: una rivolta al rappresentante dell’Associazione professionale della polizia di Santa Fe (Apropol), Rosario Alberto Rubén Martínez, che dal sito e attraverso i social reti, e anche tramite messaggi di telefoni cellulari privati, avrebbe incitato alla ribellione all’interno delle truppe. L’altro punta ai tre agenti di polizia che, secondo la Procura, avevano commesso il reato di “sedizione”.

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Sei agenti di polizia accusati di sedizione

Il rappresentante dell’Apropol – gruppo senza riconoscimento legale, composto da personale di polizia attivo e in pensione – ha pronunciato frasi del tipo: “È tempo di sciopero della polizia a Santa Fe” (3/12/13); “Domani alle 11.00 davanti al Palazzo del Governo (SF) e a Rosario (Delegazione). Protesta e assemblea” (4/12/13); «Santa Fe urgente. La protesta della polizia è iniziata…” (6/12/13).

“Sfruttatore” e “delinquente”

Ma ha anche inviato sms del calibro di sui cellulari del governatore Bonfatti: “Pensi ancora di pagare 5mila dollari ai poliziotti sfruttatori?” “Sfruttatore e schiavista dei poliziotti, ti ritengo responsabile di tutto quello che succede. Non accennare (sic) per dire che non te l’ho detto. Facineroso” e infine: “invece di mandarmi la cana a casa mia perché non cercate i narcotrafficanti e pagate salari dignitosi allo sfruttatore clown e schiavista. Il 12 andrò al rosario e parleremo”.

Al calare della notte e in assenza di pattuglie, molti mercanti decisero di armarsi per difendere le proprie fonti di reddito. Foto: Mauricio Garín/Archivio

Nel caso dei sergenti Abasto, Patiño e Pagani, essi sono accusati di “aver preso le armi contro il Potere Esecutivo della provincia di Santa Fe, almeno tra il 6 e il 10 dicembre 2013, per estorcergli qualche misura”. concessione”, si legge nell’atto giudiziario in riferimento al decreto 4221/2013 del 10 dicembre 2013, che aveva come obiettivo una ricomposizione della retribuzione e della carriera professionale del personale compreso nei ranghi del Servizio provinciale di Polizia e Penitenziario.

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Ciò che il tribunale di prima istanza dovrà valutare è se “quelli nominati hanno agito come coordinatori e negoziatori delle suddette azioni illegittime”, intraprese da circa 150 persone, molte delle quali armate.

Altre unità dipartimentali si unirono alla rivendicazione delle unità regionali di Santa Fe e Rosario. Foto: Mauricio Garín/Archivio

In particolare, sono accreditati di aver manifestato davanti alla sede dell’Unità Regionale I (via Urquiza 700), dove hanno bloccato le porte dell’edificio pubblico, sgonfiato i pneumatici dei telefoni cellulari e provocato interferenze e interruzioni nel servizio telefonico di emergenza 911, poiché nonché l’allontanamento ingiustificato dai loro luoghi di lavoro (nel caso degli imputati Abasto e Patiño, della Pattuglia di Intervento Urbano).

 
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