Due ex ministri hanno ricordato come furono i giorni della rivolta della polizia a Santa Fe nel 2013

Questo mercoledì sono stati chiamati a testimoniare gli ex funzionari della direzione di Antonio Bonfati, Ruben Galassi E Raúl Lambertoallora ministri del Governo e della Sicurezza, ed ex capo dell’Unità regionale 1 Raffaello Grau.

I sergenti Fabricio Javier Abasto, Claudio Marcelo Patiño E Maurizio Miguel Pagani sono stati accusati del reato di sedizione aggravatae il riferimento Apropol, Alberto Martinezè accusato di istigazione a delinquere e minacce coercitive aggravate.

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Il dibattito orale e pubblico è presieduto dai giudici José María Escobar Cello, Luciano Lauría ed Elena Dilario; L’accusa è sostenuta dal procuratore generale Martín Suarez Faisal mentre la difesa è guidata dall’avvocato privato Luis Guillermo Blanco (per i tre sergenti) e dal difensore d’ufficio, Fernando Sánchez, per Martínez.

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Gli imputati sono tre ex agenti di polizia di Santa Fe e un rappresentante dell’Apropol

Maiquel Torcatt/Aire Digital

Le dichiarazioni di due ex ministri

I primi testimoni a testimoniare nel processo sono due ex funzionari governativi Antonio Bonfatti: è passato per primo l’ex ministro della Sicurezza, Raúl Lambertoe poi ex Ministro del Governo e della Riforma dello Stato e attuale deputato provinciale, Ruben Galassi.

I due funzionari hanno ricordato come sono stati quei quattro giorni di trattative tra il 6 e il 10 dicembre 2013 e come è stato raggiunto un accordo dopo diversi incontri. Hanno anche raccontato come siano aumentate le tensioni e i conflitti e hanno ricordato la preoccupazione dei governanti di evitare una situazione violenta come quella avvenuta a Córdoba.

Sia Lamberto che Galassi hanno ricordato nelle loro dichiarazioni che in quei mesi c’erano state denunce in diverse province, con diversi livelli di conflitto, e che la preoccupazione principale dell’allora governatore era quella di evitare che la stessa cosa accadesse a Santa Fe nei primi incontri Si sono svolti insieme ai capi della polizia, e poiché le proposte sono state respinte, hanno cominciato a partecipare altri agenti in rappresentanza dei loro coetanei, che si sono presentati come “autoconvocati”, come hanno ricordato i testimoni.

Processo per la rivolta della polizia del 2013 a Santa Fe TOF _DSC01964_MTH.jpg

José María Escobar Cello, Luciano Lauría ed Elena Dilario, la corte che porta avanti il ​​dibattito

Maiquel Torcatt/Aire Digital

Tra le richieste degli agenti c’era l’aumento dello stipendio del personale in uniforme, portando lo stipendio base da 5.000 pesos a 13.000. Galassi ha ricordato che all’inizio del 2013 la parità era stata concordata per un aumento del 25%, che l’INDEC aveva misurato un’inflazione del 10% (“poi si è saputo che quelle cifre erano inferiori a quelle reali”, ha ricordato Galassi), l’IPEC aveva valutato l’inflazione al 18% e gli indicatori privati ​​l’avevano misurata al 25%: “L’affermazione della polizia non corrispondeva alla realtà ed era impagabile per la provincia”, ha spiegato il testimone.

Sia Lamberto che Galassi concordano nel ritenere che i momenti più tesi del conflitto siano iniziati domenica, quando un gruppo ha iniziato a bloccare l’uscita dei mezzi della polizia e non c’era più pattuglia per le strade. Gli ex ministri hanno ricordato che la sicurezza è stata rafforzata con le forze federali e gruppi speciali come il TOE, la divisione per il traffico di esseri umani e i membri della polizia della Banda Musicale.

A questo punto Galassi ha osservato che mai come in questo caso la rivendicazione salariale da parte di un settore è stata così estrema, che ha messo in sospeso la vita, la sicurezza e la proprietà delle persone; L’attuale deputato ha paragonato: “I medici hanno usato misure energiche, ma non hanno mai bloccato la porta dell’ospedale Cullen per impedire la fornitura del servizio sanitario”. Gli ex ministri hanno anche ricordato che un folto gruppo di manifestanti aveva bloccato l’ingresso al Palazzo del Governo con i telefoni della polizia, per cui sono dovuti entrare dal retro.

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Un gruppo di agenti di polizia blocca l'ingresso del Palazzo del Governo con i cellulari nel dicembre 2013

Un gruppo di agenti di polizia blocca l’ingresso del Palazzo del Governo con i cellulari nel dicembre 2013

Sostengono che durante gli incontri gli agenti di polizia non erano armati, che indossavano abiti civili e che nelle immagini circolate sui media ne hanno visti alcuni armati. In questo senso Galassi ha anche sostenuto di non essere a conoscenza che ci sia stata una persona a coordinare le azioni di manifestazione in diverse zone della provincia.

Entrambi i testimoni, infine, furono consultati in merito ai messaggi minacciosi che l’allora governatore Antonio Bonfati aveva ricevuto sul suo cellulare. Galassi ha sostenuto che in un primo momento non si sapeva chi avesse inviato i messaggi, ma che il telefono di Bonfati non era inaccessibile, poteva averlo chiunque.

“A nessuno piace ricevere messaggi con minacce”, ha aggiunto Galassi, che ha anche sostenuto che l’ex governatore era “pacato” e preoccupato di risolvere i conflitti. Lamberto, dal canto suo, ha aggiunto che Bonfati non era persona che si lasciava «spaventare».

 
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